È uno scempio che affonda le sue radici nell’islam. La donna come preda sessuale. Da aggredire. Da disprezzare. Da umiliare. Da punire perché ha osato uscire di casa per partecipare a un evento pubblico. Da far sentire in colpa per le violenze subite. In piazza, davanti a tutti. Il muro umano che accerchia, stringe e allunga le mani. Verso le parti intime, superiori e inferiori, delle vittime scelte nel mucchio. Una “tonnara” che può durare da pochi minuti a diverse ore, nonché sfociare nello stupro vero e proprio. Un rituale barbaro e macabro. In due parole: taharrush gamea. Tradotto dall’arabo, “molestia collettiva”.
Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler