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Anne Applebaum - Il tramonto della democrazia - 25/06/2021 -

Anne Applebaum
Il tramonto della democrazia
Mondadori

In “Twilight of Democracy”, Anne Applebaum racconta gli ultimi trent'anni di storia dell'occidente tenendo in mano le fotografie e le liste degli ospiti delle feste cui ha partecipato e che ha organizzato in America, in Inghilterra, nella sua terra d'adozione, la Polonia. Sulla scorta dei ricordi, l'autrice celebre per le sue inchieste sull'orrore sovietico ricostruisce l'evoluzione del mondo intellettuale occidentale, la sua trasformazione e polarizzazione, il suo progressivo e doloroso allontanamento dall'adesione piena, granitica, ottimista ai valori democratici e liberali. Poiché la Applebaum appartiene al mondo conservatore, il suo punto d'osservazione è soprattutto sul suo universo - i suoi amici, i suoi riferimenti culturali e storici, i suoi colleghi - e sulla metamorfosi della destra, che è avvenuta sotto i suoi occhi, e i nostri, nel giro di pochi anni. Il viaggio intellettuale della Applebaum in questo suo ultimo, personalissimo saggio (che sarà pubblicato in Italia da Mondadori) inizia e finisce in Polonia, nella casa di campagna a Chobielin, alla festa di capodanno del 2000 e a quella dell'estate del 2019. Stesso posto - anche se molto migliorato, anche se in stagioni opposte - ma ospiti diversi, occhi, sguardi, aspettative diverse, lo specchio di un mondo completamente trasformato, e capovolto. Da anni la Applebaum racconta che l'ordine liberale del mondo è in grave pericolo per le campagne di destabilizzazione di paesi come la Russia ma anche e soprattutto perché l'autoritarismo è diventato affascinante persino nel democraticissimo occidente. La Applebaum vuole comprendere e spiegare questo fascino, lo fa riprendendo i saggi più importanti che sono stati scritti sul totalitarismo e “il tradimento dei chierici”, ma anche cercando gli occhi e le parole di persone che nel 1999 erano alla sua festa e che ora non le rivolgono più la parola, perché l'obiettivo della sua indagine è proprio l'élite intellettuale di stampo conservatore, in tutte le sue declinazioni e geografie, a partire da quella americana, secondo lei la più deformata. La Applebaum non scrive solo un saggio sul crepuscolo della democrazia, racconta le persone, i suoi occhi su di loro e i loro su di lei perché la domanda si ripresenta spesso, leggendo “Twilight”: chi ha tradito chi? E' Applebaum che ha tradito i conservatori o sono i conservatori che hanno tradito lei? La sua risposta è chiara, la dice in faccia anche all'amica di un tempo, madrina dei suoi figli, che accetta di incontrarla dopo tanti anni di silenzio e mette in mezzo un registratore, perché nessuno si può più fidare di nessuno: tu hai tradito, no tu. La Applebaum sa che la “controrivoluzione nazionalista” non è accaduta soltanto a causa di cicli storici, rivolgimenti e stravolgimenti inevitabili manche a causa di politici assetati di potere o “consumati dal narcisismo” come Boris Johnson (che incontrò a pranzo nel 2014 e le disse: “Nessuna persona seria vuole lasciare l'Unione europea”), giornalisti che cercano l'occasione per farsi notare e per animare il dibattito (come Laura Ingraham di Fox, raccontata in queste pagine), e poi faccendieri, pensatori mondani che si accomodano dove ci sono luce e soldi e visibilità, perché questi sono gli esseri umani e non bisogna meravigliarsi. Ma la Applebaum smonta anche un altro mito del populismo: quello del popolo. Trump, la Brexit, il PiS in Polonia, Orbán in Ungheria, Vox in Spagna sono dei progetti delle élite, il popolo non c'entra nulla, è una guerra tra persone che non hanno mai avuto a che fare con le necessità del popolo (così come la retorica anti immigrazione vince spesso in zone in cui non c'è immigrazione). Semmai il problema è che queste élite sono privilegiate ma non sono talentuose, sono mediocri, e per questo rifiutano la cultura meritocratica: non ti piace la logica del merito se sai che non ti premierà. L'involuzione si accompagna a una visione apocalittica del mondo, che impone la chiusura, che vede il mondo piccino, perché a ripiegarsi su loro stessi, a restringere lo sguardo, sono gli intellettuali conservatori che urlano contro l'occidente degenerato e rendono negoziabili i valori non negoziabili della democrazia. Il crepuscolo raccontato dalla Applebuam a volte sembra già nero notte. Ma in fondo si intravvede l'alba, nella festa del 2019 in cui non ci sono più gli amici di un tempo ma ce ne sono altri e ci sono i figli diventati grandi, con i loro amici che vivono in ogni angolo del mondo e arrivano a tuffarsi nel laghetto sperduto della Polonia. “Forse siamo condannati come gli Asburgo a Vienna”, scrive la Applebaum, e quando le chiedo se davvero è tutto buio o se la voglia di luce è più forte lei dice: “Ma certo che la nostra civiltà si può salvare, dico sempre: votate, e ditelo a tutti: votate”.

Paola Peduzzi - Il Foglio
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