Fede Dror A. Mishani
Traduzione dall’ebraico di Alessandra Shomroni
e/o euro 18,50
Recensione di Giorgia Greco
Studioso di letteratura e specializzato in storia del romanzo giallo, Dror Mishani è un apprezzato scrittore israeliano di noir che torna in libreria con un libro originale con protagonista l’ispettore Avraham Abraham del commissariato di Holon, già presente in “Un caso di scomparsa” (Guanda 2013, vincitore del premio letterario Adei Wizo Adelina Della Pergola e diventato un film con Vincent Cassel) e in “Un’ipotesi di violenza (Guanda 2015). Il romanzo “Tre” (Edizioni e/o 2020), invece, è la storia inquietante di tre donne, un thriller psicologico in cui le vicende dei personaggi si intrecciano in un tessuto narrativo ricco di lati oscuri e colpi di scena.
Nel nuovo giallo “Fede”, Emunà in ebraico, titolo che sarà spiegato nelle ultime pagine, ritroviamo Abraham Avraham detto Avi, poliziotto introverso capace di identificarsi con le vittime e di penetrare nei meandri oscuri della mente dei criminali, alle prese con una profonda inquietudine personale: dopo due anni di attività nel distretto di Holon esprime al suo superiore l’intenzione di trasferirsi per dedicarsi a un lavoro più coinvolgente, cambiando paese e prospettive.
Ma il destino ha in serbo altri progetti per il capo della divisione investigativa.
Dopo il dolore per la morte della collega Ilana Lis e la serenità ritrovata nel matrimonio con Marianka due casi urgenti richiedono la sua presenza: una neonata è stata abbandonata in una borsa presso l’ospedale Wolfson da una donna identificata dalle telecamere come Liora Talias. Convocata al commissariato e interrogata da Esty Vahaba, una poliziotta delle cui capacità investigative Avi si fida ciecamente, la donna fornisce risposte contraddittorie e dopo diversi tentativi di depistare la polizia, ritrattando le versioni precedentemente fornite, spunta il nome della figlia Danielle come madre della bimba abbandonata e si apprende che la giovane è stata mandata a Parigi ospite di amici di Liora.
E’ vero, come sostiene la madre, che la giovane è stata vittima di uno stupro da parte di un ragazzo arabo? Molte domande si incrociano anche nella mente del lettore che solo alla fine del racconto potrà tirare le fila di una storia di solitudine, fragilità umana, violenza psicologica e incomunicabilità familiare.
L’altra indagine, più intricata, che richiede l’attenzione di Avi è quella che scatta dopo la denuncia della scomparsa di un turista che se n’è andato dall’albergo senza pagare. Arrivato all’Hotel Palace di Bat Yam l’ispettore viene a sapere dal portiere che alcuni “parenti” dell’uomo hanno ritirato i suoi effetti personali saldando anche il conto.
A questo punto Avi decide di perquisire la camera dell’ospite e dopo aver trovato un nome misterioso scritto sul vetro di una finestra non tarda a scoprire che quell’uomo registratosi con un nome falso in realtà si chiama Raphael Shoshani. Nel giro di pochi giorni il suo corpo viene ripescato in mare: è stato annegato o si è suicidato?
La figlia che vive a Parigi confida all’ispettore il sospetto che il padre lavorasse nel Mossad e lo informa che la sua casa è stata messa a soqquadro.
Cosa cercavano nell’abitazione di Shoshani e per quale motivo l’uomo è arrivato in Israele sotto falso nome?
Le indagini in quella direzione vengono bloccate dall’Ufficio del gabinetto del primo ministro ma Avi è convinto ci sia un fondo di verità nei sospetti della figlia anche se l’indagine è passata alla sezione narcotici dopo il ritrovamento di un pacchetto di droga nella camera del turista.
Shoshani è dunque un corriere della droga o un agente del Mossad?
Il caso è seguito anche dall’ufficio informazioni di Parigi che sembra collaborare con l’ispettore; in realtà Avraham non si fida e dato che l’indagine della neonata abbandonata punta verso la capitale francese, città dove si è rifugiata la madre naturale, Abraham comincia a notare punti di contatto fra i due casi e decide di recarsi nella capitale francese per vederci chiaro.
Come per ogni giallo che si rispetti non è lecito indulgere troppo nella trama!
Tuttavia, alcune riflessioni sul meccanismo narrativo, sui personaggi e sull’ambientazione sono doverose.
Fede è un romanzo poliziesco che si colloca nella tradizione del giallo europeo classico e nel ritmo narrativo lento ritroviamo le atmosfere dei Maigret di Simenon di cui il nostro protagonista è un grande estimatore.
Coniugando uno stile sofisticato alla capacità di analisi psicologica dei personaggi l’autore ci fa conoscere una società complessa dove convivono le anime più diverse e nel contempo focalizza l’attenzione sulle relazioni umane, sui rapporti fra genitori e figli, sui segreti dolorosi che disgregano il nucleo familiare, oltre che sulla pluralità delle tradizioni religiose.
Pur essendo un giallo appassionante che si legge con piacere si avverte una minor tensione narrativa nel plot rispetto ai primi thriller dell’autore, potremmo dire meno suspence e più indagine psicologica. Un romanzo, in definitiva, più adatto agli appassionati del giallo dai risvolti intimistici e a coloro che non amano le emozioni forti.
Un pregio del romanzo sono i frequenti richiami letterari con i quali Avraham Avraham arricchisce le sue riflessioni: dai libri di Henning Mankell al romanzo di Leonardo Sciascia, “Il contesto”, senza dimenticare le indagini del commissario Jules Maigret, il più famoso personaggio letterario creato da Georges Simenon.
I libri di Dror Mishani sono un modo per indagare l’anima di Israele, con le sue contraddizioni, le sue usanze, la sua inesauribile resilienza dinanzi ai colpi inferti dalla Storia. Perché è solo attraverso la letteratura che possiamo entrare nelle dinamiche politiche, culturali e sociali di paesi che sembrano lontani dal nostro e conoscerne gli aspetti della vita quotidiana e della società che più li caratterizzano anche senza varcare i confini del nostro paese. |