Le altre Sarah Blau
Traduzione dall’inglese di Velia Februari
Piemme 18,90
“Ma davvero vuoi morire senza lasciare eredi? Quelle parole erano state come uno schiaffo in piena faccia. Morire senza eredi. La desolazione di una morte definitiva. Come fargli capire che non avere figli non significa non aver mai vissuto?”
La scelta di diventare madre, tutt’altro che facile in una società competitiva come la nostra, è il frutto di una decisione sempre più ponderata e consapevole per la donna. Molto più ardua, per gli strascichi che porta con sé, è la scelta di non generare figli: una posizione che spesso espone la donna, colpevole per i benpensanti di pensare solo “alla carriera”, all’ostracismo sociale e, nel contempo, solleva i timori di un futuro pentimento quando ci si accorge che l’orologio biologico avanza inesorabilmente… E’ un tema controverso, uno degli ultimi veri tabù della società in cui viviamo e al quale Sarah Blau, drammaturga, attivista per i diritti delle donne, oltre che una delle voci più originali della cultura israeliana contemporanea, dedica il suo ultimo romanzo “Le Altre” (Piemme), un thriller psicologico ambientato a Tel Aviv, perfetto nel meccanismo narrativo, ricco di colpi di scena con rivelazioni inaspettate e segreti ben custoditi. Come altre donne e scrittrici prima di lei, Sarah Blau ha scelto di allontanarsi dalla comunità ortodossa in cui è cresciuta e in un’intervista ha affermato: “…ora mi pongo in una sorta di equilibrio all’interno della mia spiritualità e quindi cerco di osservare i dettami della Legge a modo mio, senza necessariamente ritrovarmi in un gruppo o sotto una guida spirituale”. Il tema biblico già apparso nella sua prima opera pubblicata nel 2007, “Il libro della creazione” (Carbonio) che getta uno sguardo sulla sfera privata della sua comunità d’origine, torna a permeare le pagine del suo ultimo romanzo con un binomio originale perché inserisce il genere thriller all’interno di un racconto con figure bibliche molto significative. Questo romanzo folgorante, reso in modo sapiente dalla traduttrice Velia Februari in un italiano raffinato e al contempo colloquiale, ci porta nelle strade caotiche di una Tel Aviv moderna in un viaggio ricco di suspense nel passato di quattro donne diverse nel carattere e nelle scelte di vita che durante gli studi all’università di Bar-Ilan a Ramat Gan, quasi sedici anni prima, avevano formato un gruppo chiamato Le altre con l’intento di reagire alle pressioni sociali che impongono alle ragazze religiose di sposarsi e fare figli al termine degli studi. Un giorno durante una pausa degli studi nel campus universitario le quattro amiche Dina, Ronit, Na’ama e Sheila (voce narrante), avevano stretto il patto di non sposarsi e non fare figli. Ma la vita, come sappiamo, ha in serbo sorprese e sconvolgimenti che possono buttare all’aria anche i progetti più solidi. Sheila, studiosa di testi sacri, impiegata al Museo biblico di Gerusalemme, vive fra Ramat Gan città laica e moderna e Bnei Brak, un agglomerato ultraortodosso che in sostanza è un proseguimento geografico di Ramat Gan. Nonostante il tempo trascorso, Sheila che è diventata una donna insicura e ossessionata dalla perdita della giovinezza, continua a provare un sordo rancore per Dina, l’ex compagna di studi che anni prima aveva conseguito successi accademici sfruttando una sua idea. Però quando Dina viene ritrovata morta nella sua abitazione con un rituale macabro “legata a una sedia in salotto, la parola MADRE incisa sulla fronte e le mani inerti che stringevano un bambolotto”, Sheila si trova inevitabilmente coinvolta nelle indagini della polizia che diventano sospetti quando anche l’amica Ronit, un’attrice di scarsa fama, al termine di una festa di compleanno alla quale anche Sheila era invitata, viene ritrovata morta dal compagno, con il medesimo sconvolgente rituale. I numerosi flashback, insieme ai piccoli indizi che si insinuano nella trama fino a comporre un puzzle complesso e misterioso, consentono al lettore, attraverso la voce narrante di Sheila, di osservare le mosse inaspettate dei personaggi che si contendono uno scenario ad ogni pagina sempre più criptico: ora è l’esclusione di un sospettato dalla cerchia dei possibili colpevoli, più spesso è l’entrata in scena di una figura in qualche modo collegata alle vittime che scompagina l’evolversi della storia. Il tutto senza mai riuscire a prevedere ciò che potrebbe accadere nelle pagine successive fino al finale che lascia senza fiato. Il continuo richiamo ai temi biblici e post-biblici, che rende così originale questo thriller, è presente a vari livelli della narrazione che, pagina dopo pagina, svela segreti inconfessabili del passato alla luce dei quali la polizia forse sarà in grado di risolvere il mistero di quelle morti efferate. Uno snodo importante avviene durante il primo anno di studi a Bar-Ilan quando alla festa di Purim le quattro amiche (Le altre) si travestono da figure femminili bibliche: Dina diventa Miriam, la sorella di Mosè e Sheila è la Strega di Endor, una negromante dotata del potere di evocare lo spirito dei morti. La terza del gruppo, Na’ama che si suiciderà impiccandosi con una corda nera… (ma è vero suicidio o è il primo omicidio avvenuto sedici anni fa?) ha preferito la figura di Michal, figlia di Saul e moglie di re David. Infine, Ronit una giovane disinibita e un po’ volgare incarna Lilith, un demone infanticida associato alla tempesta e ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte, una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche già dal III millennio a.C. e successivamente acquisita dalla tarda spiritualità ebraica. Sia le figure femminili della Bibbia sia le quattro protagoniste della storia nate dalla creatività di Sarah Blau non hanno avuto figli per scelta. Esiste un collegamento? “Sono cresciuta con le storie della Bibbia – spiega l’autrice in un’intervista – e mi interessavano soprattutto i personaggi femminili, a cui non veniva dato troppo spazio, le vicende trattavano principalmente di uomini. Ma oggi sempre più donne scrivono della Bibbia, la interpretano e danno più spazio ai personaggi femminili, e lì c’erano donne straordinarie!” …E poiché non avere figli è una scelta estrema (in Israele) ho deciso di scrivere un thriller estremo con omicidi e drammi”. In questo romanzo, originale nella struttura e nello sviluppo della trama, che mette in scena la compresenza di sacro e profano colpisce, oltre alla visione psicologica della religione, l’attenta introspezione dei personaggi femminili, in particolare della protagonista principale e voce narrante che spesso dialoga con se stessa in un flusso di coscienza teso a contraddire e mettere in discussione quanto affermato in precedenza. “Le altre” è un thriller coinvolgente, ben congegnato che attraverso la storia di un gruppo di donne controcorrente ha il coraggio di affrontare un tema scomodo e a lungo dibattuto nella nostra società: quello della “non maternità” come libera scelta. |