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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione - La Repubblica - Il Manifesto Rassegna Stampa
01.10.2009 Israele è disposto a liberare 20 terroriste palestinesi per un video con Gilad Shalit
Il commento di Stefano Magni, quello ambiguo di Stabile, e poi, inqualificabile, Michele Giorgio

Testata:L'Opinione - La Repubblica - Il Manifesto
Autore: Stefano Magni - Alberto Stabile - Michele Giorgio
Titolo: «La voce di Shalit costa la liberazione di 20 palestinesi - Israele, venti palestinesi libere in cambio di un video con Shalit - Il video di Shalit per 20 prigioniere»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 01/10/2009, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " La voce di Shalit costa la liberazione di 20 palestinesi ". Dalla REPUBBLICA,a pag. 18, l'articolo di Alberto Stabile dal titolo "  Israele, venti palestinesi libere in cambio di un video con Shalit " e dal MANIFESTO, a pag. 6, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Il video di Shalit per 20 prigioniere " preceduti dal nostro commento. Ecco gli articoli:

L'OPINIONE - Stefano Magni : " La voce di Shalit costa la liberazione di 20 palestinesi "

 Gilad Shalit

Una prova che Gilad Shalit sia ancora vivo. E’ questa la richiesta fatta da Israele nel nuovo round di trattative con Hamas. In cambio della prossima liberazione di 20 palestinesi, Gerusalemme ha almeno ottenuto la promessa di avere un filmato, della durata di 1 minuto, in cui il caporale Shalit afferma di essere vivo e di godere di buona salute. Il movimento integralista palestinese rapì il caporale Shalit il 25 giugno 2006, in territorio israeliano. Da allora non si sa più nulla della sua sorte. La Croce Rossa Internazionale non ha mai potuto visitarlo, i suoi parenti e amici in Israele tuttora non sanno se è vivo o morto. Hamas, oltre a violare la Convenzione di Ginevra per i prigionieri, ha anche infierito: l’effige del soldato rapito è stata esposta, in almeno due occasioni, al pubblico ludibrio. Un pupazzo, che lo rappresentava, è stato esposto chiuso in una gabbia assieme a frasi di condanna per Israele. Un attore, che lo interpretava, poco prima della guerra a Gaza, recitava: “Mi mancano mamma e papà. Io voglio la pace, ditelo a Olmert io voglio la pace e voglio andare a casa perché mi mancano mamma e papà”. E il pubblico rideva: era la risata degli integralisti islamici che dileggiano questi israeliani che amano la vita più di quanto loro adorino la morte nella guerra santa. Queste sceneggiate non dicono nulla sul fatto che Shalit sia ancora vivo o sia già defunto, se stia bene o sia ai limiti della sopravvivenza. Prima di procedere con i negoziati, onde evitare che alla liberazione di altri terroristi segua la restituzione di un corpo (come è avvenuto il luglio scorso con i soldati rapiti in Libano Ehud Goldwasser ed Eldad Regev), il governo di Israele vuole vederci chiaro. Vuole sapere se l’ostaggio è ancora in vita. Il team di negoziatori, guidato da Hagai Hadas, ha raccomandato lo scambio prigioniere/filmato. Diciannove donne e un uomo palestinesi saranno liberati entro il prossimo venerdì: non si tratta di terroristi, nessuno è direttamente coinvolto nell’uccisione di israeliani, tutti hanno scontato i due terzi della loro pena e un solo prigioniero è originario di Gaza. Sempre quel giorno dovrà essere consegnato il filmato che prova l’esistenza in vita di Shalit. Il mediatore tedesco al Cairo, Ernst Urlau, ha giù visionato il video e ritiene che sia autentico, registrato alcune settimane fa. Nessuna delle parti coinvolte pensa che questa prima mossa serva a sbloccare il negoziato per la liberazione del caporale israeliano, per lo meno non nel breve periodo. Tutti, comunque, a partire dai negoziatori egiziani e del governo israeliano, sono convinti che questo primo insolito scambio (dei prigionieri in cambio di poche immagini e parole) serva a ricostruire un certo “clima di fiducia”. Il negoziato per Shalit è la summa della guerra asimmetrica. Un conflitto in cui un esercito regolare deve affrontare gruppi non ben definiti di guerriglieri e terroristi. In cui un governo deve trattare con vertici di bande armate, promettendo loro grandi concessioni per avere in cambio almeno una parola, un’immagine, una notizia su un cittadino. Senza la certezza di rivederlo vivo.

La REPUBBLICA - Alberto Stabile : " Israele, venti palestinesi libere in cambio di un video con Shalit "

Stabile riporta correttamente la notizia, ma non perde l'occasione per attaccare Israele, nonostante abbia promesso di liberare 20 terroriste palestinesi in cambio di un video e scrive : " Non solo l´ostaggio è in vita, ma nel video vi sarebbe anche la prova che la registrazione è recente, sicuramente successiva all´operazione Piombo fuso che tra la fine di dicembre e metà gennaio ha visto la Striscia di Gaza sottoposta a pesanti bombardamenti dell´aviazione israeliana. ". Israele dovrebbe ringraziare Hamas perchè nonostante Piombo Fuso non ha ammazzato l'ostaggio Gilad Shalit?
L'argomento dell'articolo non era Piombo Fuso, ma il video con Gilad Shalit. Perchè menzionare la guerra a Gaza? E, in ogni caso, perchè non sono state specificate le cause che l'hanno scatenata? Gli israeliani di Sderot, bombardati quotidianamente da Hamas non contano nulla?
Ecco l'articolo:


GERUSALEMME - Gilad Shalit è vivo e sta bene. Lo dimostrerebbe un video consegnato dai rapitori al mediatore tedesco che, assieme al capo dei servizi di sicurezza egiziani Omar Suleiman, sta cercando di perfezionare un accordo tra Israele e Hamas per ottenere la liberazione del soldato da 40 mesi nelle mani dei miliziani islamici. Ma per fornire la prova che Gilad è vivo Hamas ha preteso e ottenuto la liberazione di 20 donne palestinesi detenute nelle carceri israeliane. Un anticipo, per così dire, sul prezzo ben superiore, mille prigionieri palestinesi inclusi tutte le donne e tutti i minori, che Israele dovrà pagare perché Shalit venga liberato.
Bisognerà aspettare domani prima che il piccolo scambio in attesa del grande scambio abbia luogo. La legge israeliana concede, infatti, 48 ore di tempo a qualsiasi cittadino per impugnare la decisione di liberare le venti detenute palestinesi presa ieri dal Consiglio di sicurezza del governo su proposta del premier Netanyahu.
La video registrazione, un minuto in tutto, in cui si vede Shalit camminare e, a quanto pare, rivolgersi alla telecamera per dire soltanto «sto bene», è già stata consegnata e visionata dai mediatori. Non solo l´ostaggio è in vita, ma nel video vi sarebbe anche la prova che la registrazione è recente, sicuramente successiva all´operazione Piombo fuso che tra la fine di dicembre e metà gennaio ha visto la Striscia di Gaza sottoposta a pesanti bombardamenti dell´aviazione israeliana.
Tenuto conto del fatto che le ultime notizie certe sulle condizioni di Gilad Shalit risalgono al febbraio 2008, il piccolo scambio annunciato oggi simultaneamente al Cairo, Gaza e Gerusalemme, rappresenta un importante sviluppo. Per dirla con il presidente Shimon Peres «una svolta è stata compiuta» in una vicenda che sembrava non dovesse mai finire. Anche se avverte che la strada ancora da compiere prima di arrivare alla liberazione di Shalit «è lunga e complicata». La stessa soddisfazione ha espresso Netanyahu. Accettando il piccolo scambio, il governo israeliano sembra aver mostrato quella flessibilità che il ministro degli Esteri egiziano, Abul Gheit, auspicava appena qualche giorno fa. Netanyahu può sempre dire di aver tutelato gli interessi nazionali perché ad esser liberate domani saranno venti detenute per reati minori, alcune in attesa di giudizio, o che avevano già quasi scontato la condanna. Il negoziato potrà così proseguire su una nuova base.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Il video di Shalit per 20 prigioniere "

 Giorgio Scrive : " Nelle strade di Gaza ieri in tanti si congratulavano con Hamas, proprio nel momento in cui la popolarità del movimento islamico cominciava a scricchiolare sotto i colpi di una chiusura israeliana soffocante della Striscia. ". La popolarità di Hamas iniziava a scricchiolare per la sua politica terrorista. La causa non è Israele. Quella che Giorgio denuncia come " chiusura soffocante della Striscia " è un meccanismo di protezione per la popolazione israeliana. Bloccando le importazioni di determinati materiali, i terroristi di Hamas non possono costruire ordigni esplosivi da lanciare contro Israele.
Giorgio, poi, spiega come dovrebbero proseguire le trattative su Shalit : "
La scarcerazione di un migliaio di detenuti palestinesi in cambio della liberazione di Shalit è lo sviluppo che a Gaza molti attendono ". Non si tratta di semplici detenuti palestinesi, ma di terroristi, celebrati come eroi da Hamas perchè responsabili della morte di numerosi israeliani innocenti.
Michele Giorgio si scaglia anche contro Abu Mazen : "
In queste ore fa buon viso a cattivo gioco il presidente dell’Anp Abu Mazen. Da un lato deve rallegrarsi per la liberazione delle prigioniere, dall’altro sa che Hamas guadagnerà popolarità mentre lui è sul punto di cedere alle pressioni Usa a riprendere il negoziato con Israele, senza neppure consultare i vertici del suo partito. ". Non ci risulta che Abu Mazen stia cedendo. In ogni caso, il fatto di raggiungere un compromesso con Israele sarebbe una notizia negativa? Per il quotidiano trinariciuto, che su Israele ha la stessa posizione di Hamas, evidentemente sì. Ecco l'articolo:

«Dura solo un minuto il video di Ghilad Shalit che daremo agli israeliani in cambio della liberazione delle nostre detenute. Siamo orgogliosi di questo risultato». Parlava di vittoria ieri a Gaza city Abu Obeida, portavoce del braccio armato di Hamas, descrivendo i termini dell’intesa raggiunta con il governo di Benyamin Netanyahu per la liberazione, domani, di venti prigioniere palestinesi in cambio di un video di una sessantina di secondi sul soldato israeliano catturato il 25 giugno 2006 e da allora prigioniero nella Striscia di Gaza. Il filmato dimostrerebbe che ilmilitare catturato il 25 giugno 2006 è vivo e in buone condizioni di salute. Nelle strade di Gaza ieri in tanti si congratulavano con Hamas, proprio nel momento in cui la popolarità del movimento islamico cominciava a scricchiolare sotto i colpi di una chiusura israeliana soffocante della Striscia. La scarcerazione di un migliaio di detenuti palestinesi in cambio della liberazione di Shalit è lo sviluppo che a Gaza molti attendono per i prossimi mesi. Darebbe ad Hamas enorme prestigio. «La resistenza paga, abbiamo dimostrato che la nostra fermezza può obbligare Israele a liberare i nostri fratelli nelle carceri», ha commentato da Damasco Musa Abu Marzuq, numero due dell’ufficio politico del movimento islamico. In queste ore fa buon viso a cattivo gioco il presidente dell’Anp Abu Mazen. Da un lato deve rallegrarsi per la liberazione delle prigioniere, dall’altro sa che Hamas guadagnerà popolarità mentre lui è sul punto di cedere alle pressioni Usa a riprendere il negoziato con Israele, senza neppure consultare i vertici del suo partito. Ieri il Comitato centrale di Fatah gli ha intimato di non andare alle trattative senza un blocco completo della colonizzazione ebraica della Cisgiordania, alla luce anche della notizia sull’intenzione del governo Netanyahu di costruire un nuovo insediamento, Ghivat Yael, alla periferia di Gerusalemme, tra la zona occupata della città e Betlemme.

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