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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - L'Unità - L'Opinione Rassegna Stampa
03.09.2009 Iran: Mohammad Ghouchani, direttore di un quotidiano riformista è ancora in carcere
Lettera aperta della moglie all'ayatollah Larijani. Cronaca di Virginia Lori, analisi di Stefano Magni

Testata:La Stampa - L'Unità - L'Opinione
Autore: Maryam Baghi - Virginia Lori - Stefano Magni
Titolo: «Caro Ayatollah, perchè sequestrate mio marito? - Quaranta ambiasciatori filo - opposizione richiamati a Teheran - Iran, governo radicale. Il dialogo è possibile?»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/09/2009, a pag. 13, l'articolo di Maryam Baghi dal titolo " Caro Ayatollah, perchè sequestrate mio marito? ". Dall'UNITA', a pag. 24, l'articolo di Virginia Lori dal titolo " Quaranta ambiasciatori filo - opposizione richiamati a Teheran  ". Dall'OPINIONE, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Iran, governo radicale. Il dialogo è possibile? ". Ecco gli articoli:

La STAMPA - Maryam Baghi : " Caro Ayatollah, perchè sequestrate mio marito? "

 Mohammad Ghouchani,

Questa è la lettera che Maryam Baghi, moglie di Mohammad Ghouchani, direttore del giornale riformista «Etemad e Melli», arrestato nelle prime ore del 20 giugno scorso ha scritto al nuovo capo della magistraura iraniana ayatollah Larijani. Maryam Baghi, 27 anni, è la figlia maggiore di Emadeddin Baghi, uno dei più celebri attivisti per i diritti umani in IranAll'attenzione dell’Ayatollah Sadegh Larijani, capo della magistratura iraniana
Non ritenevo opportuno, nei primi giorni del suo nuovo incarico, sollevare una polemica invece di farle gli auguri di buon lavoro. Purtroppo gli eventi dolorosi capitati poco prima del suo insediamento, mi hanno portato a questo punto. Sorvolo su tutto ciò che è successo nei mesi scorsi e accenno solo agli ultimi episodi.
Mio marito Mohammad Ghouchani, dopo più di settanta giorni di detenzione cautelare, e dopo aver ottenuto la libertà provvisoria su cauzione proprio in nostra presenza, continua ad essere in prigione. Nonostante il regolare pagamento dell’ingente cauzione richiesta continua ad essere in carcere.
Senza aver mai parlato con un avvocato e senza essere stato prima avvertito, né lui né la famiglia, improvvisamente la mattina di martedì 25 agosto è stato portato in tribunale dove si svolgeva uno dei processi trasmessi dalla televisione. Nel suo dossier si sono assommate decine di scorrettezze formali e sostanziali: illegalità lunghe da spiegare che non entrerebbero in questa lettera. Provo solo a farne una sintesi.
Alle 2 del mattino, dopo la preghiera del venerdì del 19 giugno, viene arrestato nella sua abitazione e tenuto in una cella di isolamento in stato di fermo preventivo. Secondo la legge, il fermato non può rimanere agli arresti preventivi piu di 24 ore e la sua pratica con le relative accuse, deve essere spedita in tempi brevi al tribunale.
Oggi dopo più di due mesi scopriamo che la pratica è stata spedita al tribunale islamico ed è anche registrata. Ma Mohammad Ghouchani, dopo quasi un mese e mezzo di detenzione ordinaria, non è stato ancora interrogato ed è lasciato a se stesso. Al termine dei 2 mesi previsti dalla legge, non esistevano piu i presupposti del prolungamento illegale di questa detenzione, e il giorno Giovedì 20 Agosto, dopo 60 giorni, avrebbe dovuto essere liberato per decorrenza dei termini.
In quella data invece ci viene notificato la decisione di commutare il fermo in libertà su cauzione per la cifra di 100.000.000 di Tuman (circa 70 mila euro n.d.t.). Questa cifra era estremamente gravosa e illogica: non riuscivamo a capire in base a quali criteri fosse stata fissata. In ogni caso, con un certo sforzo siamo riusciti a raccogliere la somma necessaria. a preparare i relativi documenti e a consegnare il tutto, in orario di ufficio, il giorno di domenica 23 Agosto.
A quel punto partiva la lettera di scarcerazione e ci veniva comunicato che, lo stesso giorno, verso le ore 16 o 17 sarebbe stato liberato. Dall'ora prevista, fino alla mezzanotte e oltre, i suoi parenti, in stato di digiuno per il ramadan, attendevano invano di fronte alla prigione di Evin che lui uscisse. Dopo la mezzanotte venivano informati che non sarebbe stato liberato. Il lunedì successivo ci siamo recati negli uffici della Procura per avere dei chiarimenti su questo cambio improvviso. La persona incaricata della sua pratica ci informava che secondo il suo ufficio, Mohammad Ghouchani era libero.
Dopo varie ricerche, venivamo a sapere che «altre volontà» avevano impedito la sua liberazione, ed esistevano molti altri casi, di prigionieri politici ancora detenuti, malgrado il pagamento della cauzione.
Egregio signor Larijani, anche le illegalità e le pressioni hanno un limite. Non è realistico ed è insensato parlare di nuove accuse. Anche la pratica già avviata è basata su accuse contorte e infondate.
Mio marito è accusato di attentato alla sicurezza del Paese attraverso la partecipazione a manifestazioni e alla scrittura di articoli. L'ho già detto in altre occasioni: secondo noi partecipare a manifestazioni pacifiche non è reato. Ma il fatto eclatante è che lui non ha partecipato a nessuna manifestazione e questo è il motivo della nostra meraviglia.
La continuazione della sua detenzione come quella degli altri prigionieri politici che sono nella sua stessa condizione, con il mandato di scarcerazione già in atto, è totalmente illegale.
Secondo la legge, trattenere un detenuto, anche una sola ora, dopo il mandato di scarcerazione è illegale ed è considerato un reato perseguibile. Ora, per quale ragione queste persone vengono ancora trattenute malgrado il pagamento della cauzione? Chi si deve opporre a queste illegalità? Fino ad ora il fermo di queste persone è stato fuori dalle regole del diritto e somiglia sempre piu ad un sequestro di persona ufficiale. Come possiamo proteggerci dai rapitori?
Un altra illegalità patente è che, durante la detenzione, tutte le visite degli avvocati sono andate a vuoto e i legali non sono riusciti nemmeno a farsi firmare il mandato di rappresentanza. Ancora adesso Ghouchani e molti altri detenuti non hanno un avvocato.
Altra illegalità patente è stata la sua esposizione nel tribunale televisivo, senza avvocato e senza avvertire né lui e né i suoi parenti fino a pochi minuti dall'inizio della seduta. In maniera palese si pratica l'illegalità formale e politica, e nessuno alza la voce per protestare e fermare i responsabili.
È per caso questo il ritorno alla legalità che viene invocato dalle alte cariche? Fermare queste illegalità, non sarebbero forse i primi passi del suo nuovo mandato? Egregio Ayatollah Larijani, lei che è seduto sullo scranno piu alto del potere giudiziario deve sapere che il caos e l'illegalità imperversano. Corra in soccorso della gente.

L'UNITA' - Virginia Lori : " Quaranta ambiasciatori filo - opposizione richiamati a Teheran "

 Ahmadinejad

A dare la notizia ieri è stata l’agenzia Fars, vicina al governo. Quaranta ambasciatori «alcuni dei quali hannosostenuto i rivoltosi» durante le proteste seguite alle presidenziali, sono stati richiamati in Iran. La loro unica colpa sarebbe quella di essersi schierati contro Ahmadinejad. Il ministero degli Esteri ha smentito che la decisione sia stata presa per motivi politici. LE ACCUSE DEI PASDARAN I falchi iraniani non si fermano. Ieri il comandante dei Pasdaran iraniani, Mohammad Ali Jafari, si è scagliato violentemente contro l’ex presidente riformista Mohammad Khatami, accusandolo di avere cercato di eliminare il potere della Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, sostenendo il candidato moderato Mir Hossein Mousavi nelle presidenziali del 12 giugno scorso. In Parlamento è giunto ormai alla conclusione il dibattito sulla lista dei nuovi ministri presentati da Ahmadinejad, su alcuni dei quali sono piovute le critiche anche di importanti deputati conservatori già schierati al fianco del presidente. Il voto di fiducia è atteso oggi e lo stesso presidente terrà una conferenza stampa. Il comandante dei Guardiani della rivoluzione ha affermato che già nel febbraio scorso Khatami ebbe a dire che seAhmadinejad fosse stato sconfitto alle elezioni, come l’ex presidente auspicava, il potere della Guida suprema sarebbe stato «eliminato». Khamenei, ancor prima che il Consiglio dei Guardiani confermasse la rielezione di Ahmadinejad, ha affermato che egli doveva essere accettato da tutti come presidente e ha condannato le proteste contro di lui affermando che facevano parte di un complotto orchestrato da potenze occidentali. Il deputato Mohammad Reza Tabesh, capo della minoranza riformista in Parlamento, ha affermato che quelle di Jafari sono «accusenonprovate contro figure leali dell’establishment» e ha chiesto piuttosto alla magistratura di organizzare «processi che siano mostrati in televisione contro coloro che hanno violato i diritti dei cittadini». Con riferimento alle violenze contro gli oppositori arrestati denunciate dai riformisti. Proprio ieri, sul suo sito, l’ex candidato riformistaMehdi Karrubi ha detto che è scomparso uno degli ex detenuti che avevano denunciato di essere stati violentati in carcere.Nonsi sa se questa persona, di cui Karrubi non ha reso nota l’identità, sia stata nuovamente arrestata o si sia nascosta per paura di rappresaglie. IL GIALLO SEPOLTURE Il Comune di Teheran, da cui dipende il grande cimitero di Behesht-e Zahra ha confermato che decine di cadaveri sono stati sepolti in forma anonima nel mese di luglio, declinandoperò ogni responsabilità, perché l’ordine è stato dato dall’allora procuratore di Teheran, Said Mortazavi. Il sito riformista Norooz.news aveva dato notizia delle sepolture in formaanonima e in segreto di 42cadaveri nel blocco 302 del cimitero tra il 12 e il 15 luglio, lasciando intendere che sarebbero potuti appartenere a vittime della repressione. Il sito citava come fonte un dipendente del cimitero. Alcuni giorni dopo il direttore di Behesht-e Zahra è stato sostituito.

L'OPINIONE - Stefano Magni : " Iran, governo radicale. Il dialogo è possibile? "

 Ahmad Vahidi

Ahmad Vahidi,l governo Ahmadinejad è una pietra tombale sulla speranza di riforma interna al regime iraniano. Dopo la fine della lunga protesta post-elettorale, che contestava la vittoria fraudolenta del presidente radicale islamico alle consultazioni di giugno, l’establishment ha lanciato un chiaro segnale, nominando un esecutivo dominato da uomini delle Guardie Rivoluzionarie. Persino un ricercato per terrorismo internazionale, Ahmad Vahidi, è entrato nel governo nella veste (istituzionalmente importantissima) di Ministro della Difesa. Vahidi è il responsabile dell’attentato al centro della Comunità Ebraica di Buenos Aires del 1994 che provocò la morte di 85 persone. La sua nomina ministeriale è stata salutata dal Parlamento al grido di “Morte a Israele!”. Oggi il Parlamento (Mejlis) dovrà votare la fiducia al nuovo esecutivo. I segni di una radicalizzazione del regime c’erano già tutti durante la rivolta del giugno-luglio scorsi. Tutti i giorni i vertici della Guardia Rivoluzionaria, il presidente Ahmadinejad e lo stesso ayatollah Ali Khamenei, hanno ripetuto le accuse contro l’Occidente, che sarebbe, secondo la loro teoria cospirativa, alle spalle delle costestazioni. Da ultimo, il capo dell’ufficio politico della Guardia Rivoluzionaria, Yadollah Javani, aveva dichiarato a Press Tv (intervento tradotto da Memri), la settimana scorsa: “I nemici hanno realizzato che il sistema iraniano non potesse essere abbattuto con la minaccia militare. Per esempio hanno capito che in Iran non si poteva orchestrare un colpo di Stato, né di portare a termine un piano per dividere il Paese in regioni autonomiste. Né si poteva organizzare un’azione militare diretta. In questi anni abbiamo visto che gli Stati Uniti hanno più volte minacciato un attacco militare, ma questo non si è mai materializzato, grazie alla nostra capacità difensiva. E’ in queste circostanze che i media occidentali hanno iniziato a dire che l’unico modo per rovesciare il nostro sistema fosse quello di una rivoluzione di velluto. E le elezioni hanno fornito loro una bella opportunità”. Il regime è dunque convinto di avere vinto una battaglia contro l’Occidente, non contro un’opposizione interna. E per questo dovremmo attenderci un atteggiamento più duro del nuovo esecutivo nei nostri confronti e un’assenza totale di compromessi con i “traditori” interni. Tra l’Occidente e l’Iran restano in sospeso molte questioni. Prima fra tutte quella del programma nucleare, che costituisce una minaccia esistenziale diretta per Israele. Il presidente americano Barack Obama, sino allo scoppio delle contestazioni contro Ahmadinejad, aveva puntato al dialogo. Ora non è più possibile. Secondo John Bolton, ex ambasciatore statunitense all’Onu, nella stessa amministrazione democratica si è fatta strada l’idea che il negoziato con l’Iran, condotto assieme a Germania, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia, sia ormai un pro forma. Le sanzioni potrebbero servire? No, secondo Bolton: sarebbero state utili fino a sei anni fa, ma ormai il programma è troppo avanzato. E’ dunque possibile che Obama non punti neppure più a un annullamento del programma iraniano, ma ad un suo congelamento al suo attuale livello di sviluppo. Il che, però, non impedirebbe agli iraniani di procedere con programmi paralleli e segreti, di natura militare, come d’altro canto hanno fatto sino al 2002. Sembra che Washington si sia già rassegnata all’idea di un Iran dotato di bomba atomica: la Clinton, in veste di Segretario di Stato, ha parlato di un possibile scudo nucleare per gli alleati del Golfo e mediorientali. Il problema è quanto possano funzionare queste logiche di deterrenza e protezione convenzionale con uno Stato nel cui governo figurano anche dei terroristi internazionali.

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