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Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/09/2009, a pag. 13, l'articolo di Maryam Baghi dal titolo " Caro Ayatollah, perchè sequestrate mio marito? ". Dall'UNITA', a pag. 24, l'articolo di Virginia Lori dal titolo " Quaranta ambiasciatori filo - opposizione richiamati a Teheran ". Dall'OPINIONE, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Iran, governo radicale. Il dialogo è possibile? ". Ecco gli articoli: La STAMPA - Maryam Baghi : " Caro Ayatollah, perchè sequestrate mio marito? " Questa è la lettera che Maryam Baghi, moglie di Mohammad Ghouchani, direttore del giornale riformista «Etemad e Melli», arrestato nelle prime ore del 20 giugno scorso ha scritto al nuovo capo della magistraura iraniana ayatollah Larijani. Maryam Baghi, 27 anni, è la figlia maggiore di Emadeddin Baghi, uno dei più celebri attivisti per i diritti umani in IranAll'attenzione dell’Ayatollah Sadegh Larijani, capo della magistratura iraniana L'UNITA' - Virginia Lori : " Quaranta ambiasciatori filo - opposizione richiamati a Teheran " A dare la notizia ieri è stata l’agenzia Fars, vicina al governo. Quaranta ambasciatori «alcuni dei quali hannosostenuto i rivoltosi» durante le proteste seguite alle presidenziali, sono stati richiamati in Iran. La loro unica colpa sarebbe quella di essersi schierati contro Ahmadinejad. Il ministero degli Esteri ha smentito che la decisione sia stata presa per motivi politici. LE ACCUSE DEI PASDARAN I falchi iraniani non si fermano. Ieri il comandante dei Pasdaran iraniani, Mohammad Ali Jafari, si è scagliato violentemente contro l’ex presidente riformista Mohammad Khatami, accusandolo di avere cercato di eliminare il potere della Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, sostenendo il candidato moderato Mir Hossein Mousavi nelle presidenziali del 12 giugno scorso. In Parlamento è giunto ormai alla conclusione il dibattito sulla lista dei nuovi ministri presentati da Ahmadinejad, su alcuni dei quali sono piovute le critiche anche di importanti deputati conservatori già schierati al fianco del presidente. Il voto di fiducia è atteso oggi e lo stesso presidente terrà una conferenza stampa. Il comandante dei Guardiani della rivoluzione ha affermato che già nel febbraio scorso Khatami ebbe a dire che seAhmadinejad fosse stato sconfitto alle elezioni, come l’ex presidente auspicava, il potere della Guida suprema sarebbe stato «eliminato». Khamenei, ancor prima che il Consiglio dei Guardiani confermasse la rielezione di Ahmadinejad, ha affermato che egli doveva essere accettato da tutti come presidente e ha condannato le proteste contro di lui affermando che facevano parte di un complotto orchestrato da potenze occidentali. Il deputato Mohammad Reza Tabesh, capo della minoranza riformista in Parlamento, ha affermato che quelle di Jafari sono «accusenonprovate contro figure leali dell’establishment» e ha chiesto piuttosto alla magistratura di organizzare «processi che siano mostrati in televisione contro coloro che hanno violato i diritti dei cittadini». Con riferimento alle violenze contro gli oppositori arrestati denunciate dai riformisti. Proprio ieri, sul suo sito, l’ex candidato riformistaMehdi Karrubi ha detto che è scomparso uno degli ex detenuti che avevano denunciato di essere stati violentati in carcere.Nonsi sa se questa persona, di cui Karrubi non ha reso nota l’identità, sia stata nuovamente arrestata o si sia nascosta per paura di rappresaglie. IL GIALLO SEPOLTURE Il Comune di Teheran, da cui dipende il grande cimitero di Behesht-e Zahra ha confermato che decine di cadaveri sono stati sepolti in forma anonima nel mese di luglio, declinandoperò ogni responsabilità, perché l’ordine è stato dato dall’allora procuratore di Teheran, Said Mortazavi. Il sito riformista Norooz.news aveva dato notizia delle sepolture in formaanonima e in segreto di 42cadaveri nel blocco 302 del cimitero tra il 12 e il 15 luglio, lasciando intendere che sarebbero potuti appartenere a vittime della repressione. Il sito citava come fonte un dipendente del cimitero. Alcuni giorni dopo il direttore di Behesht-e Zahra è stato sostituito.L'OPINIONE - Stefano Magni : " Iran, governo radicale. Il dialogo è possibile? " Ahmad Vahidi,l governo Ahmadinejad è una pietra tombale sulla speranza di riforma interna al regime iraniano. Dopo la fine della lunga protesta post-elettorale, che contestava la vittoria fraudolenta del presidente radicale islamico alle consultazioni di giugno, l’establishment ha lanciato un chiaro segnale, nominando un esecutivo dominato da uomini delle Guardie Rivoluzionarie. Persino un ricercato per terrorismo internazionale, Ahmad Vahidi, è entrato nel governo nella veste (istituzionalmente importantissima) di Ministro della Difesa. Vahidi è il responsabile dell’attentato al centro della Comunità Ebraica di Buenos Aires del 1994 che provocò la morte di 85 persone. La sua nomina ministeriale è stata salutata dal Parlamento al grido di “Morte a Israele!”. Oggi il Parlamento (Mejlis) dovrà votare la fiducia al nuovo esecutivo. I segni di una radicalizzazione del regime c’erano già tutti durante la rivolta del giugno-luglio scorsi. Tutti i giorni i vertici della Guardia Rivoluzionaria, il presidente Ahmadinejad e lo stesso ayatollah Ali Khamenei, hanno ripetuto le accuse contro l’Occidente, che sarebbe, secondo la loro teoria cospirativa, alle spalle delle costestazioni. Da ultimo, il capo dell’ufficio politico della Guardia Rivoluzionaria, Yadollah Javani, aveva dichiarato a Press Tv (intervento tradotto da Memri), la settimana scorsa: “I nemici hanno realizzato che il sistema iraniano non potesse essere abbattuto con la minaccia militare. Per esempio hanno capito che in Iran non si poteva orchestrare un colpo di Stato, né di portare a termine un piano per dividere il Paese in regioni autonomiste. Né si poteva organizzare un’azione militare diretta. In questi anni abbiamo visto che gli Stati Uniti hanno più volte minacciato un attacco militare, ma questo non si è mai materializzato, grazie alla nostra capacità difensiva. E’ in queste circostanze che i media occidentali hanno iniziato a dire che l’unico modo per rovesciare il nostro sistema fosse quello di una rivoluzione di velluto. E le elezioni hanno fornito loro una bella opportunità”. Il regime è dunque convinto di avere vinto una battaglia contro l’Occidente, non contro un’opposizione interna. E per questo dovremmo attenderci un atteggiamento più duro del nuovo esecutivo nei nostri confronti e un’assenza totale di compromessi con i “traditori” interni. Tra l’Occidente e l’Iran restano in sospeso molte questioni. Prima fra tutte quella del programma nucleare, che costituisce una minaccia esistenziale diretta per Israele. Il presidente americano Barack Obama, sino allo scoppio delle contestazioni contro Ahmadinejad, aveva puntato al dialogo. Ora non è più possibile. Secondo John Bolton, ex ambasciatore statunitense all’Onu, nella stessa amministrazione democratica si è fatta strada l’idea che il negoziato con l’Iran, condotto assieme a Germania, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia, sia ormai un pro forma. Le sanzioni potrebbero servire? No, secondo Bolton: sarebbero state utili fino a sei anni fa, ma ormai il programma è troppo avanzato. E’ dunque possibile che Obama non punti neppure più a un annullamento del programma iraniano, ma ad un suo congelamento al suo attuale livello di sviluppo. Il che, però, non impedirebbe agli iraniani di procedere con programmi paralleli e segreti, di natura militare, come d’altro canto hanno fatto sino al 2002. Sembra che Washington si sia già rassegnata all’idea di un Iran dotato di bomba atomica: la Clinton, in veste di Segretario di Stato, ha parlato di un possibile scudo nucleare per gli alleati del Golfo e mediorientali. Il problema è quanto possano funzionare queste logiche di deterrenza e protezione convenzionale con uno Stato nel cui governo figurano anche dei terroristi internazionali.Per inviare il proprio parere a Stampa, Unità e Opinione, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@lastampa.it lettere@unita.it diaconale@opinione.it |
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