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David Elber
Israele, Storia e diritto
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Indifferenza 05/05/2024

Indifferenza
Commento di David Elber

Il memoriale della Shoah a Milano, al binario 21 della stazione Centrale. L'indifferenza, accusata dai tempi della Shoah, è la stessa che accoglie anche oggi le peggiori manifestazioni di antisemitismo. L’indifferenza che ha portato alla cancellazione di un convegno su Israele in programma il 7 maggio all’Università statale di Milano.

Indifferenza si legge nel binario 21 del memoriale della Shoah nella stazione centrale di Milano. Ora, come allora, la stessa indifferenza aleggia nelle istituzioni, nei mass media e nell’opinione pubblica. L’indifferenza che ha portato alla cancellazione di un convegno su Israele in programma il 7 maggio all’Università statale di Milano. Apparentemente può apparire come un fatto marginale, infatti le istituzioni – Università di Milano, Comune di Milano, Prefettura, Ministero degli interni e Presidenza della Repubblica – si sono preoccupati, unicamente, dell’ordine pubblico, minacciato, dagli squadristi dei centri sociali e da frange di pseudo-studenti che non volevano che il convegno avesse luogo. Esattamente la stessa logica addotta dal governo Facta e dal Re nel 1922 quando permisero agli squadristi di Mussolini di marciare su Roma per “ragioni di ordine pubblico”. Anche allora non si capì che in gioco era la democrazia: si pensava che, in gioco, era solamente l’ordine pubblico. Bisognava "sbollire" gli animi e di lì a poco lo stato di diritto avrebbe ripreso il sopravvento. Si è visto come è andata a finire.

Oggi la stessa logica ha mosso le istituzioni a premere sugli organizzatori del convegno del 7 maggio per cancellarlo. Troppo pericoloso per l’ordine pubblico. Meglio far “sbollire” gli animi poi in futuro, forse, si riprogrammerà. 

Ma è davvero così difficile da capire che è l’essenza stessa della democrazia che è in gioco, quando si impedisce alla libertà di parola e di dibattito di potersi esprimere liberamente? L’ordine pubblico dovrebbe essere dalla parte della libertà di espressione e non diventare la “scusa” per non permettere – selettivamente – incontri e dibattiti. Tutte le istituzioni avrebbero dovuto, all’unisono, mettersi dalla parte degli organizzatori del convegno del 7 maggio e far capire che l’ordine pubblico sarebbe stato garantito proprio perché va garantita la libertà di parola.

L’indifferenza ha pervaso non solo le istituzioni, ma, anche i giornali e i media e di conseguenza, l’opinione pubblica. Infatti, la maggior parte degli articoli o dei servizi radio-televisivi ha, esclusivamente, posto l’accento sulla cancellazione del convegno ma non sul suo significato: la prevaricazione dello squadrismo sulla libertà di parola. Tranne rare eccezioni (Mario Sechi su Libero e pochi altri) nessuno, soprattutto in televisione o alla radio, ha stigmatizzato la gravità di quanto accaduto. Nessuno ha chiesto con voce alta e forte alle istituzioni di essere i garanti della libertà di parola, di prendere una forte posizione politica per poterla garantire se necessario, anche, con le forze di pubblica sicurezza. Altrimenti a che cosa servono? Servono per reprimere o per garantire la libertà di parola a tutti?

Vedremo se qualcuno capirà la gravità di quanto accaduto e permetterà lo svolgimento del convegno previsto per il 7 maggio in altra università con l’appoggio incondizionato delle autorità (Comune, Prefettura, Presidenza della Repubblica), e delle forze di pubblica sicurezza. Per ora il silenzio è assordante.

David Elber - Progetto Dreyfus Archivio | Progetto Dreyfus
David Elber


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