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Deborah Fait
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L'orgoglio nazionale ha vinto 03/11/2022
L'orgoglio nazionale ha vinto
Commento di Deborah Fait

Israele, con la vittoria della coalizione di Netanyahu il Paese vira a  destra - Il Sole 24 ORE
Benjamin Netanyahu, vincitore delle elezioni

Il giorno delle votazioni in Israele è un giorno di festa. Andando ai seggi si cammina tra i banchetti dei sostenitori di questo o quel partito e quello che salta all’occhio è l’allegria che si respira. Sono tutti ragazzi giovanissimi che si divertono a offrire depliant, spille, o bandierine di Israele a chi si reca a votare. Sembrano tutti amici, siano di destra o di sinistra, gli altoparlanti trasmettono musica a palla e buonumore. Non so se questo cameratismo duri anche durante gli exit poll, comunque è simpatico recarsi alle urne in questa atmosfera rilassata. Come dicevano le ultime previsioni, ha vinto Benyamin Netanyahu, questa volta non sul filo del rasoio ma in modo deciso, sicuro e questo fa ben sperare che il governo che si formerà possa durare i fatidici quattro anni. Il popolo di Israele ha votato, e ha votato per avere una rappresentanza forte al governo, ha votato per la propria identità, ha votato dopo mesi e mesi di stillicidio terrorista che ha colpito e sta colpendo cittadini israeliani inermi e soldati che devono evitare di sparare per non essere portati in giudizio. Quello che mi auguro è che questo governo cambi le regole di ingaggio e che un soldato che sta per essere accoltellato dal terrorista di turno possa difendersi senza il pensiero di finire davanti alla Corte marziale. Il Likud ha dimostrato di essere il partito più forte di Israele, gli altri partiti storici come l’Avodà (Labor)è ridotto a 4 seggi, il Meretz, sinistra- sinistra, è scomparso. Perché succede questo? La risposta è semplice, perché gli israeliani sono stufi di essere ammazzati gratuitamente, senza che il mondo dica una sola parola, anzi difenda gli assassini palestinesi che da quando vengono al mondo sono nutriti a latte e odio. Beh, siamo stufi. I partiti di sinistra hanno dimostrato di non saper gestire la situazione. Non si combattono l’odio e il terrorismo con la tolleranza, considerata debolezza dagli assassini. Bisogna battersi con forza e determinazione senza regalare nulla al nemico. Il popolo di Israele ha voluto ritrovare l’orgoglio di essere una grande piccola nazione che, dalla sua nascita, ha saputo far fronte alle minacce di morte totale, di distruzione, di un’altra Shoah, con un coraggio da leoni e con la pazienza di Giobbe. Netanyahu e la sua coalizione sono stati votati per questo bisogno del popolo israeliano di essere rispettato per quello che è, un popolo che vorrebbe finalmente vivere in sicurezza e non continuare a recitare il Kaddish per padri, figli, madri e fratelli. Israele esiste e non si chiama Palestina, non si chiama Terra santa, si chiama Israele, orgogliosamente Israele. Gli alleati di Bibi, di cui due, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich della destra sionista, benchè troppo religiosi per i miei gusti, sono stati eletti perché è ora di far capire ai palestinesi e al mondo che tanto li ama e li difende, che siamo qui per restare e per non regalare neppure un centimetro della nostra terra. Appena sentiti i loro nomi ho avuto dei dubbi, ho pensato a come il resto del mondo giudicherà un Israele tanto buttato a destra, ho pensato “Ci siamo, adesso incomincerà il linciaggio”. Devono capire che la Cisgiordania si chiama Giudea e Samaria, terre ebraiche, non arabe. Bisogna spiegare fino all’esaurimento che più Israele è tollerante più i palestinesi ammazzano, che Israele non esiste per essere continuamente aggredito, odiato, accusato, minacciato, disprezzato. O meglio, se volete odiateci pure visto che molti nascono con il DNA dell’antisemitismo incorporato, accusateci, minacciateci, piangete le vostre lacrime ipocrite sui poveri palestinesi che sono stati inventati per renderci la vita difficile e indebolirci se non fisicamente almeno moralmente. Ebbene, non ci sono ancora riusciti, noi siamo qui e qui rimarremo, a testa alta. Come diceva Golda Meir meglio essere vivi e odiati che morti.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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