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Deborah Fait
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Accade anche questo: madre palestinese ride ai funerali del figlio 11/08/2022
Accade anche questo: madre palestinese ride ai funerali del figlio
Commento di Deborah Fait

A destra: il riso della madre del terrorista al funerale del figlio

Zahal, con l’operazione “Sorgere dell’alba”, ha dimostrato una volta di più, di essere un esercito che non ha uguali nel mondo militare per umanità, correttezza e attenzione, portata fino allo spasimo, a non colpire i civili palestinesi. Il rispetto della vita umana fa parte della nostra cultura e Golda Meir lo ha riassunto in una frase passata alla storia “O arabi, noi vi potremmo un giorno perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto ad uccidere i vostri.” Purtroppo questa stessa etica non fa parte della società palestinese distrutta da decenni di educazione all’ideologia nazista da parte dei loro capi, incominciando da Amin al-Husseini, Muftì di Gerusalemme, amico e alleato di Hitler, continuando con Yasser Arafat, suo parente e ideatore del terrorismo internazionale. L’URNWA, branca dell’ONU che si occupa unicamente dei palestinesi, ha fatto suoi gli insegnamenti del fanatismo razziale di Arafat e Husseini e l’odio contro Israele e gli ebrei è la materia principale nelle sue scuole e nei campeggi estivi dove i bambini imparano l’uso del coltello con l’unico obiettivo di diventare shahid, martiri di Allah. Un’educazione all’odio senza remissione trasmessa di generazione in generazione. A tal proposito, sono rimasta sconvolta da un’immagine che sta girando su internet, una madre palestinese di Nablus che, ai funerali del figlio, se la ride soddisfatta. Nablus ( L’ebraica Sichem dove si trovano la Tomba di Giuseppe e il pozzo di Giacobbe), in Giudea e Samaria, ormai occupata dai palestinesi, ha una lunga storia ebraica. È il luogo dove Giosuè convocò le dodici tribù di Israele per ratificare l’alleanza tra Dio e il suo popolo, è in questo villaggio che, secoli dopo, l’ebreo Gesù incontrò la samaritana vicino al pozzo di Giacobbe. Dal 1995 Nablus, a seguito degli accordi di Oslo, è sotto il controllo dell’AP, l’Autorità palestinese e agli ebrei è vietato entrarvi, se non sotto scorta, per poter pregare sulla tomba di Giuseppe, più volte distrutta dagli arabi palestinesi. Nablus, al pari di Jenin, è un covo di fanatici terroristi per questo motivo sono inevitabili e frequenti gli incidenti con l’esercito di Israele. Durante uno di questi scontri armati è stato eliminato, proprio ieri, il terrorista Ibrahim Al- Nabulsi. I funerali palestinesi sono una delle cose più barbare cui si possa assistere. Il morto viene depositato su una barella di legno o di ferro, scoperto, le ferite, se ci sono, in bella vista, e di corsa, con braccia e gambe penzolanti, viene portato in giro per il paese, accompagnato da urla disumane e spari a raffica. Uno spettacolo che può appartenere unicamente a una società primitiva, arretrata e feroce. Nella breve storia dei palestinesi che ha avvelenato la vita di Israele, abbiamo assistito molto spesso a questa rozza usanza, abbiamo visto genitori palestinesi orgogliosi del figlio che, facendosi esplodere, ha ammazzato cittadini inermi di Israele, abbiamo immagini di genitori che, sorridendo felici, ricoprono il corpicino dei figli lattanti di bombe e candelotti di esplosivo, come augurio per un futuro eroico di morte. Abbiamo sentito bambini di pochi anni raccontare come, da grandi, avrebbero ammazzato ebrei per diventare Shahid, martiri di Allah. L’orgoglio di morire ammazzando l’odiato ebreo fa parte della sotto-cultura palestinese e in Israele ne abbiamo purtroppo un’esperienza quasi quotidiana. Ma una madre che ride sguaiatamente, orgogliosa della sua morte, mentre accompagna il cadavere del figlio, non l’avevo ancora mai vista e mi ha fatto orrore. C’è chi dice che tanta soddisfazione derivi dalla certezza che, da questo momento in poi, riceverà un ricco vitalizio dalla dirigenza dell’AP. Può essere vero, e questo renderebbe ancora più impressionante la scena. Io credo che alla base di tutto sia la follia dell’odio razziale, il fanatismo infernale. Abbiamo a che fare con una popolazione di psicopatici patologici e mi chiedo come, messi di fronte a questa realtà, alcuni, anche in Israele, possano pensare di arrivare alla pace.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"

Ps.: mentre questa donna ride per la morte di suo figlio, in Israele piangiamo l’uccisone di Zili, cane da combattimento, fedele amico e coraggioso compagno, eroico soldato di Zahal.

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