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Deborah Fait
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La Corte ha deciso: Eitan deve tornare in Italia 26/10/2021
La Corte ha deciso: Eitan deve tornare in Italia
Commento di Deborah Fait

A destra: La famiglia Biran. L'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni

Il giudice israeliano ha deciso e adesso? Sono molto delusa e arrabbiata perché un bambino è stato rubato a Israele dove i suoi genitori, se non fossero stati ammazzati dall'incuria dei gestori della funivia del Mottarone, sarebbero tornati alla fine del ciclo di studi a Pavia. Nel giro di pochi minuti una famiglia intera è stata distrutta e la vita di un bambino di sei anni sconvolta per sempre. Speravo davvero che Eitan sarebbe rimasto in Israele, dove sono le sue radici, una grande parte della sua famiglia e dove sono sepolti i suoi genitori e il fratellino ma si sa che la legge è legge e non esistono sentimenti in essa, la legge non ha cuore, soltanto regole, decreti e codici. Non sappiamo ancora le motivazioni della decisione ma credo che l'impulso del nonno di riportare il nipotino a casa senza avvisare nessuno, tanto meno la zia affidataria, abbia pesato molto sul giudizio. Nonno Peleg era preoccupato per la salute di Eitan e, infuriato per essere stato escluso dalla custodia del nipote, errore fondamentale del tribunale italiano che ha portato a tutto questo e alla guerra tra due famiglie. Inoltre Shmuel Peleg era consapevole che in Israele, dove i medici sono grandi esperti di disturbi da stress post-traumatico, avrebbe avuto le migliori cure. Un'altra legittima preoccupazione della famiglia materna di Eitan era che crescere in Italia, andare a scuola dalle suore, avrebbe reciso le sue radici ebraiche e israeliane. Io sono d'accordo con questi ragionamenti, sono preoccupata e molto dispiaciuta perché Eitan non solo ha perso la sua famiglia ma, essendo piccolino, perderà anche i ricordi. I nonni materni potevano raccontargli come era la sua mamma da bambina, portarlo, una volta cresciuto, a mettere un sassolino sulle tombe della sua famiglia. Cosa potrà insegnargli la zia che sembra fredda come un ghiacciolo e che è stata la prima a diffondere ai media pettegolezzi sui nonni materni? La corte ha deciso solamente in base al prelevamento di Eitan dall'Italia, condannando il nonno come richiesto dal tribunale italiano, ma non si è chiesta quale potrebbe essere il futuro del bambino in un ambiente lontano dalle proprie tradizioni. Comunque la lotta continuerà, la famiglia Peleg non ha intenzione di mollare, continuerà a battersi per il diritto di Eitan di crescere in Israele come desideravano i suoi genitori. Per sentirsi liberi bisogna conoscere le proprie radici, sapere chi si è stati e chi si è,  in un mondo globalizzato come il nostro questo è molto più difficile se si viene strappati al proprio passato e gettati dentro un futuro difficile . Eitan si guarderà in giro e non si riconoscerà negli altri bambini, oltre ai cuginetti, non vedrà bambini ebrei come lui,  scoprirà di doversi difendere dall'essere ebreo, ogni volta che Israele farà qualcosa di poco gradito al mondo dovrà difendersi anche come israeliano. Posso immaginare i commenti che seguiranno alla sentenza, pagine e pagine su Facebook, ma quello che più mi indigna è leggere "lo fanno per i soldi". Non posso capire come si riesca ad essere così perfidi e cinici, oltretutto anche idioti perché chiunque conosca la giustizia italiana sa che forse Eitan verrà risarcito quando sarà maggiorenne. Non hanno nemmeno incominciato un processo serio sulla tragedia, figurarsi se potranno decidere in tempi brevi sui risarcimenti. Questo lo dico sia per la famiglia Peleg che per i Biran e provo vergogna per chi osa esprimere simili scandalose affermazioni, senza considerare il dolore infinito di tutti i familiari,  senza contare che entrambe le famiglie sono benestanti, molto benestanti. Mi auguro che Eitan possa vivere una vita da bambino e non da orfano, mi auguro, a questo punto, che gli zii sappiano dargli un'educazione ebraica e inculcargli l'amore per Israele, la patria dove è nato e dove sarebbe dovuto tornare se il destino e l'incuria degli uomini non avessero distrutto i sogni e i desideri della sua famiglia. Mi auguro che venga portato spesso in Israele affinchè non perda i contatti affettivi con i nonni , gli zii, i cugini e il paese in cui è nato, in cui sono nati la mamma, il papà, il fratellino e tutta la sua grande famiglia. Auguri per la vita, Eitan.

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Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"



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