Un autentico cortocircuito cognitivo
Commento di David Elber
Cecilia Parodi, odiatrice dichiarata degli ebrei ed Elly Schlein, che non ha nulla da dire sulla sua presenza assidua nel PD. Il caso Parodi è passato in sordina, anche nello stesso ambiente ebraico, abituato a vedere l'antisemitismo solo nella destra. Da decenni l'antisemitismo è passato a sinistra, ma sembra che questo non desti nessun interesse.
Due fatti di cronaca recente confermano molto bene il corto circuito che ha colpito il mondo ebraico italiano da molto tempo a questa parte. Il primo è relativo ad un video diffuso da Fanpage, che ha documentato, il mai superato antisemitismo di una parte della destra rappresentata dal partito FdI. L’altro è un video di tale Cecilia Parodi che, al limite di un isterismo delirante, vomita auguri di morte per impiccagione a «tutti gli ebrei e ai loro amici». Questa “performer” si scopre poi essere una assidua frequentatrice di iniziative legate al PD. Mentre il primo video ha causato una levata di scudi generale con tanto di richiesta – legittima – di indagine da parte della Commissione Segre sull’antisemitismo, il secondo è passato in sordina senza che nessuno richiedesse l’intervento della Commissione, senza che se ne parlasse sui giornali (ad esclusione di Libero) o in TV. La stessa senatrice Segre, che dopo aver visto il video dei giovani neofascisti, ha dichiarato «dovrò essere cacciata nuovamente dal mio paese?» esprimendo così tutta la sua preoccupazione, non ha rilasciato nessuna dichiarazione in merito all’augurio di impiccagione di tutti gli ebrei rilasciata dalla “performer” in odore di PD. Perché questo doppio standard?
Si ha la netta sensazione che la autoproclamata “società civile” e il mondo ebraico italiano, in maggioranza legato alla sinistra, siano vittime di una dissonanza cognitiva che non permetta loro di cogliere il pericolo rappresentato dall’antisemitismo assai diffuso a sinistra e sempre meno mascherato da antisionismo.
L’attuale situazione ricorda molto da vicino la crisi del mondo ebraico del 1939, quando l’Unione Sovietica di Stalin si alleò con la Germania nazista di Hitler, o quella del 1967 quando sempre l’Unione Sovietica (e tutti i partiti comunisti europei) girò le spalle, definitivamente, a Israele e divenne il fulcro della propaganda antiebraica ammantata di antisionismo per renderla più credibile ai seguaci dei “diritti umani” à la carte. In tutti questi casi il mondo ebraico non reagì al pericolo rappresentato dall’antisemitismo di sinistra e gli effetti si vedono molto bene oggi.
Oggi, il vero pericolo antisemita si è sedimentato soprattutto nella sinistra e non nella destra dello schieramento politico. È la sinistra, oggi, che detiene quella “supremazia culturale” che negli anni Trenta era esercitata dalla destra: si ha la convinzione che l’antisemitismo dei fascisti e dei nazisti venisse dal basso, fosse, cioè, una prerogativa della classe meno scolarizzata ma non era così; l’antisemitismo era propagandato nelle università, nei giornali, alla radio o al cinema. Fu l’influenza di numerosi cattivi maestri nelle università, nei salotti buoni che permise all’antisemitismo di avere la possibilità di diventare istituzionalizzato, di diventare legge di Stato e non perché circoli di fanatici analfabeti esprimessero il loro odio antiebraico. In Italia è grazie a persone come Agostino Gemelli, come Gaetano Azzariti, o professori universitari come Lidio Cipriani, Sabato Visco e moltissimi altri, che si è arrivati al “Manifesto della razza” o alle leggi razziali e non per la volontà di esponenti poco scolarizzati di qualche federazione giovanile. Allo stesso modo si possono ricordare Martin Heidegger in Germania e Louis-Ferdinand Céline in Francia per citare solo i casi più eclatanti.
È la propaganda nelle università e nei mass media, ora come allora, il pericolo maggiore per la diffusione dell’odio antisemita. Perché è questo tipo di antisemitismo quello che penetra come il veleno nel corpo della società civile e lo altera e lo corrompe. I giovani universitari di oggi saranno le élite di domani: professori, avvocati, magistrati, insegnanti, medici ecc. e il loro trascorso universitario li seguirà nelle mansioni future con il riverbero antisemita respirato negli atenei.
Dalla reazione delle comunità ebraiche italiane a questa diffusione di odio, sembra che non ci sia consapevolezza di questo ma si stigmatizza unicamente l’odio della destra, che per quanto odioso e rozzo non è altrettanto pericoloso come quello di sinistra. Questo perché oggi l’antisemitismo di destra è “incapsulato” in sacche che non incidono nell’opinione pubblica, sono una minoranza residuale e fisiologica che va combattuta anche se non è contagiosa come quella di sinistra. Perché l’antisemitismo di sinistra è molto più pericoloso?
Perché ha accesso alla televisione, ai giornali e soprattutto nelle università. Poi, nel corso degli anni si è diffuso nelle ONG, che sono diventate le indiscusse paladine dei diritti umani, e infine, nelle istituzioni internazionali come l’ONU, il Tribunale Penale Internazionale o la Corte di Giustizia Internazionale. Cioè è stato sdoganato a tutti i livelli fino a diventare istituzionalizzato. Come è potuto accadere?
È potuto accadere con l’operazione semantica di sostituire termini come “popolo ebraico” con “Israele” e “antisemita” con “antisionista” per poi potere accusare gli ebrei di qualche malefatta e arrivare, infine, a “performer” come Cecilia Parodi che si augura di vedere tutti gli ebrei e loro amici impiccati. In questo modo l’antisemitismo di sinistra diventa “credibile” e perfino “rispettabile” perché utilizza termini sensibili come “diritti umani violati”, “genocidio”, “apartheid” ecc. Così antiche forme di antisemitismo vengono reintrodotte, modernizzate e legittimate nelle università, nei media e nelle manifestazioni.
Purtroppo molti esponenti ebrei di sinistra, anziché, condannare questa deriva, negano la sua natura antisemita spostando soprattutto l’attenzione alla “legittima critica a Netanyahu” non capendo, o fingendo di non capire, che il vero obiettivo da delegittimare e in ultima analisi da eliminare è Israele o in altri termini il popolo ebraico.
Quando non ci sarà più Netanyahu da colpevolizzare l’odio antisemita non cesserà affatto ma assumerà altre forme di “critica legittima” che molti ebrei giustificheranno in una sorta di eterna sindrome da ghetto.
David Elber