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David Elber
Israele, Storia e diritto
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I complici 27/10/2023
I complici
Analisi di David Elber

To the Pro-Hamas Youth: Jews and Gazans Need Not Die Because You Never  Learned History!

A distanza di quasi tre settimane dal massacro del 7 ottobre compiuto dai palestinesi di Hamas, e costato la vita ad oltre 1.400 persone, si possono tratteggiare le figure dei complici di questa organizzazione criminale islamo-nazista. Come vedremo in seguito, la schiera dei complici è molto articolata ed è presente a tutti i livelli.
In prima fila ci sono l’Iran e il Qatar, che sostengono militarmente (l’Iran) e finanziariamente (entrambe) l’organizzazione criminale. Da numerosi anni fanno pervenire armi di ogni genere a Gaza (con la compiacenza dell’Egitto) e pagano lautamente i suoi membri sia nella Striscia che all’estero. Il Qatar, inoltre, tramite la sua emittente televisiva Al Jazeera fornisce un formidabile strumento di propaganda e copertura mediatica, oggi indispensabile, per accusare Israele di crimini di ogni genere ogni qual volta si difende, dagli attacchi palestinesi. Poco sotto a questi due Stati, ci sono la totalità degli Stati islamici, ad iniziare dalla Turchia, fintamente amici di Israele o apertamente nemici, che finanziano Hamas tramite una rete capillare di organizzazioni caritatevoli islamiche o di ONG che raccolgono fondi da svariati milioni di dollari all’anno.

Non da meno di questo universo islamico, si inseriscono gli USA (tranne la presidenza Trump che pose un argine ai copiosi finanziamenti americani) e gli Stati europei (compresa la Russia) e asiatici (Cina in primis) che finanziano a loro volta, Hamas, con milioni di dollari annui anche se in modo indiretto e più subdolo. Questo avviene tramite varie agenzie ONU (UNWRA in testa) e numerosissime ONG “umanitarie” presenti a Gaza che permettono di fatto ad Hamas di governare indisturbato offrendogli, anche, la struttura scolastica per coltivare, tra i bambini palestinesi, odio anti-ebraico, fin dalla tenera età. Oltre a questo, le ONG e le organizzazioni ONU forniscono il materiale (cemento, ferro ecc.) per costruire i tunnel e i centri di comando sotterranei. Questo avviene con la loro complicità perché tutto ciò che entra a Gaza è controllato da Hamas, il quale sottrae gran parte dei materiali che servono a scopo civile, per i propri scopi bellici. Oltre a questo le ONG e le agenzie ONU si prestano, sempre, ad essere delle casse di risonanza di Hamas, inventandosi crisi umanitarie inesistenti (basta leggersi i dati sulla crescita demografica) per obbligare Israele a permettere il transito di sempre maggiori quantità di materiali di ogni genere. Inoltre, Israele sempre per pressioni politiche fomentate da queste organizzazioni, è costretto a fornire elettricità, acqua ai suoi aguzzini. Una cosa del genere non ha uguali nel mondo.

A tutto questo, vanno aggiunte le costanti e umilianti pressioni politiche che tutto l’Occidente fa, nei confronti di Israele, quando Hamas compie azioni terroristiche o stragi come quella del 7 ottobre, affinché lo Stato ebraico non si difenda in modo adeguato. Queste avvengono per mezzo delle dichiarazioni di presidenti, ministri, alti rappresentanti della UE o delle Nazioni Unite, in merito alla risposta militare di Israele, giudicata immancabilmente come “sproporzionata”, o alla fittizia affermazione che Hamas non è il popolo palestinese. Ora entriamo nel dettaglio.

Quando tutti questi politici all’unisono paventano presunte violazioni del diritto internazionale, da parte di Israele quando si difende, lo fanno in cattiva fede: Israele non ha mai violato norme internazionali ma chi, invece, lo fa è Hamas che usa i civili come scudi umani. Però porre, sempre e, unicamente, Israele sotto costanti pressioni politiche, oltre che indebolirlo, lo delegittima agli occhi dell’opinione pubblica. Nei media la sola presunzione di reato equivale alla condanna definitiva. Però, gli stessi politici, non agiscono mai nei confronti di Hamas, al massimo si assiste a condanne generiche senza alcun costrutto. Perché, invece, non sospendono gli aiuti finanziari che concedono copiosi, anziché, limitarsi a condanne inutili e ipocrite ad ogni attentato o strage? Perché non mettono in luce la sistematica violazione dei diritti umani compiuta da Hamas nei riguardi della propria popolazione oltre che nei confronti degli ebrei? Questo avrebbe un impatto enorme sull’opinione pubblica. L’altra faccia di questa strategia è l’assioma “Hamas non rappresenta il popolo palestinese”, e chi rappresenta allora? Tali ridicole e inutili affermazioni sono paragonabili a chi sostiene che “i nazisti non rappresentavano il popolo tedesco”. Sicuramente il 100% dei tedeschi non erano nazisti, ma, essi godevano di largo seguito, come Hamas. Quando essi furono sconfitti, la popolazione civile tedesca fu coinvolta pesantemente nella guerra, ma nessuno oggi parla di rappresaglie degli alleati o di uso “sproporzionato della forza”. Questo vale solo per Israele e con il chiaro intento di delegittimarlo politicamente e moralmente di fronte all’opinione pubblica. Il fatto che Hamas non rappresenti tutto il popolo palestinese è un’ovvietà, ma nel 2006 alle ultime elezioni amministrative svolte a Gaza, surclassò i rivali dell’Autorità Palestinese. Le elezioni furono allora annullate. Oggi, se si andasse a votare nei territori amministrati dai palestinesi, secondo tutti i sondaggi, Hamas vincerebbe a mani basse e per questo motivo non si sono più tenute nell’indifferenza della comunità internazionale. Però, i politici di tutto il mondo fanno finta di non vederlo e vogliono convincere l’opinione pubblica che Hamas non rappresenti nessuno: è un’organizzazione astratta che non si capisce come mai governi Gaza da oltre 15 anni e con il favore di chi. Agendo così la classe politica Occidentale è complice di Hamas perché nei fatti accetta il ruolo di Hamas, lo sovvenziona e provvede a proteggerlo politicamente, mentre al contempo mette sotto accusa unicamente Israele di ogni violazione.

Per far si che questo accada è indispensabile l’appoggio e la complicità dei giornalisti, soprattutto delle testate internazionali più prestigiose, ad iniziare dalla BBC. Il lavoro da loro svolto è da studio sulla disinformazione. Per prima cosa fungono da cassa di risonanza per le bugie ripetute e martellanti che Hamas propaga ad ogni conflitto. Non verificano mai la loro correttezza e le spacciano per buone, ben sapendo che Hamas non è attendibile come dimostrano anni di falsità sempre puntualmente smentite, diventando così organi di propaganda dei terroristi palestinesi. Poi quando i fatti smentiscono le menzogne le loro rettifiche non finiscono mai in prima pagina ma sono relegate a striminziti comunicati in fondo ai notiziari (quando avvengono).
A questa opera di propaganda vanno aggiunte consolidate “tecniche” disinformative utilizzate solamente per Israele, ora ne elenchiamo le principali. Per prima cosa è consolidata la tecnica di mettere sempre in primo piano la reazione di Israele rispetto agli attacchi che subisce. Molte volte si arriva a dare notizie dove si parla solo di reazione (che diventa rappresaglia) senza neanche menzionare il perché Israele si difende. In questo modo la percezione dello spettatore o del lettore è che Israele aggredisce i palestinesi. Poi vi è l’utilizzo distorto dei termini come: “rappresaglia”, “occupazione illegale”, “uso sproporzionato della forza” e via dicendo. In questo modo l’opinione pubblica è portata a pensare che Israele sia antologicamente criminale. Mai un accenno, invece, all’utilizzo dei civili da parte di Hamas come scudi umani, oppure del suo non rispetto degli elementari diritti civili e politici, o del fatto che Hamas si è arricchito con gli aiuti internazionali mentre la popolazione è tenuta volontariamente in povertà per farne il suo braccio armato. Vi è, in questo modo, un totale sostegno al vittimismo palestinese che porta, poi, la gente a giustificare le azioni più aberranti come quella compiuta il 7 ottobre. Un’altra costante dei mass media è quella di enumerare le vittime civili delle due parti per far credere che chi subisce più vittime civili è dalla parte della ragione. In tal senso, nella stampa, non vi è mai una spiegazione accura del fatto che Israele fa di tutto per proteggere i propri civili e quelli palestinesi, mentre Hamas fa di tutto per esporli ai pericoli della guerra. In questo modo i palestinesi sono sempre le vittime e gli israeliani sempre i carnefici o gli oppressori. Quanto descritto vale, ormai, anche per il conflitto in corso, dove si mostrano i danni causati a Gaza dalle azioni militari israeliane ma non viene detto che questa guerra è stata causata, ancora una volta, dai palestinesi. Il colpevole, per i media, è Hamas (nella sua accezione astratta) ma non i palestinesi che ora subiscono la “ritorsione” di Israele, in questo modo Israele è sempre messo sul banco degli imputati. Tale metodo è utilizzato, anche, per la scelta degli “esperti” o degli intellettuali ospitati nei talkshow o intervistati sui giornali. Si ha, nella stragrande maggioranza dei casi, una visione criminale di Israele che lascia senza fiato. Ma perché vengono scelti certi “esperti” e non altri? Perché i media sanno già cosa diranno e vogliono sentirsi dire proprio queste cose.

L’ultimo anello di questa complicità è rappresentato dalla gente comune che utilizza i social media per diffondere notizie false, immagini di edifici distrutti (molte volte anche di conflitti vecchi) o di palestinesi disperati che hanno perso tutto. Tutto questo acriticamente, senza neanche capire che così si trasformano a loro volta in strumenti della propaganda palestinese di Hamas. Prendiamo solo l’ultimo caso: quello dell’ospedale colpito per errore. Nel giro di poche ore sono stati inondati i social con le immagini dell’ospedale in fiamme con la pesante accusa che fosse stato Israele a colpirlo. Si parlava anche di 500 morti: una strage che veniva comparata a quella fatta da Hamas. Israele, per fortuna, ci ha messo poche ore a dimostrare che non centrava nulla con quella tragedia. Poi si è scoperto che l’ospedale era stato colpito solo marginalmente: il razzo palestinese aveva colpito il suo parcheggio causando un decimo delle vittime dichiarate. Tali persone sono le stesse che non hanno mai pubblicato le foto delle vittime israeliane o dei rapiti israeliani. Perché questa differenza? Semplicemente perché tantissime persone sono così condizionate dal giudizio negativo che i media danno di Israele che tutto ciò che può, in qualche modo, combaciare con l’idea preconcetta che Israele sia un paese criminale, viene accettato acriticamente. Questo è il risultato di anni di deformazione della realtà.
Purtroppo l’amara verità è che Israele è costantemente colpito dalle azioni criminali dei palestinesi che ne cercano la distruzione e dai suoi complici che ne giustificano gli atti.

David Elber - Progetto Dreyfus Archivio | Progetto Dreyfus
David Elber

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