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Antonio Donno
Israele/USA
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La battaglia di Eric Zemmour in difesa dei valori dell’Occidente 09/12/2021
La battaglia di Eric Zemmour in difesa dei valori dell’Occidente
Analisi di Antonio Donno

Francia: Zemmour alla ribalta dal seminterrato ideologico del Front  National — L'Indro
Eric Zemmour


Il discorso di Eric Zemmour, candidato alla presidenza francese, tenuto il 5 dicembre, offre spunti che vanno ben al di là delle convenzionali accuse che la sinistra francese e i “progresssiti” di varie estrazioni gli rivolgono, cioè di essere un fascista. È la solita accusa di comodo rivolta a coloro che semplicemente la pensano diversamente dal mainstream del politicamente corretto, cioè da quello stucchevole fascio di slogan che ormai costituiscono la pietanza quotidiana di una vasta parte della società che ha rinunciato a pensare con la propria testa e che ha nel “progressismo” liberal (non liberale) americano la sua matrice ideologica. Sembra d’essere ritornati ai primi anni del secondo dopoguerra nei quali chi si distingueva dalla corrente dell’antifascismo di marca social-comunista era dichiarato senza mezzi termini un fascista. Zemmour è il nuovo “fascista” ripescato dal vecchio armamentario dell’ideologia antifascista di quegli anni.

In realtà, è un uomo coraggioso. E i giovani che lo hanno osannato il 5 dicembre non sono fascisti, sono giovani che cominciano a pensare con la propria testa. Sono nazionalisti? Forse. Ma non si tratta del nazionalismo becero che in Europa, tra le due guerre, ha dato vita al fascismo, al nazismo e, ancor prima, al comunismo della “Grande Russia” sovietica. È orgoglio nazionale per una terra che ha dato alla storia dell’umanità un patrimonio ineguagliabile in tutti i campi dello scibile umano e che ora rischia di essere oggetto di una “sostituzione”, di una “perdita”, di uno “sradicamento”. Da questo punto di vista, afferma Zemmour lucidamente, la Francia è il fronte avanzato di questa “sostituzione” nell’Occidente liberale. Ma la Francia è stata, ed è ancora, una parte culturalmente fondamentale dell’Occidente, cioè di un blocco culturale immenso che ha dato all’umanità un contributo gigantesco: un blocco costituito da parti che sono giunte a costruire e condividere il patrimonio complessivo dell’Occidente, partecipando con la propria cultura nazionale a dar vita a un colosso che ha sfidato i secoli. Dunque, i giovani che sostengono Zemmour non sono nazionalisti, ma occidentalisti nel senso pieno del termine, cioè fautori di una rinascita culturale nazionale come parte di una volontà di riappropriazione e rivalorizzazione dei principi che hanno fondato il pensiero e la cultura dell’Occidente. Così, il “piccolo ebreo berbero” si fa portavoce di un riscatto nazionale e occidentale, nel quale il suo essere ebreo fornisce un contributo cruciale. Identità nazionale, dunque, come primo passo di ricostruzione dell’identità occidentale, cui tutti gli altri paesi della sfera occidentale devono dare il loro contributo di rinascita, se non vogliono essere “sostituiti”.

Dopo anni e anni di fallimenti, la sinistra occidentale e i “progressisti” hanno finalmente trovato la strada della vittoria. Niente rivoluzione proletaria, niente lotta alla borghesia, niente bandiera rossa. I borghesi e molti intellettuali, oggi, sono coloro che, in nome di un universalismo egualitario à la page, si dichiarano pronti a scontare i presunti delitti che l’Occidente avrebbe commesso nel corso dei secoli a danno dei deboli e dei diseredati e, così, sostengono la “sostituzione”, grazie all’influenza sempre più devastante per i valori liberali dell’Occidente da parte dell’Islam, che è considerato il vendicatore dei popoli oppressi. Altro che il marxismo. Ecco l’appello di Zemmour: “La salvaguardia del patrimonio non è nemica della modernità, è la condizione della sua esistenza”. Quest’affermazione di Zemmour può essere considerata la sintesi del suo pensiero e della sua battaglia. La “Riconquista” della Francia è la riconquista del libero pensiero, del valore dell’individualismo, di un’identità nazionale che è parte dell’identità complessiva di una parte del mondo, l’Occidente, che nei principi del liberalismo ha forgiato, appunto, la sua identità nel corso dei secoli e che ora rischia di perdere in nome di un’eguaglianza fittizia, che è, in realtà, appiattimento verso il basso, esito di un auto-annullamento valoriale. L’accusa di razzismo nei confronti di Zemmour è respinta con sdegno: “Sono l’unico a non confondere la difesa della nostra gente con l’odio nei confronti degli altri”. È proprio l’antirazzismo della sinistra e dei “progressisti” a creare una nuova forma di razzismo, un’ideologia che vuole cancellare i valori fondativi della storia e della cultura dell’Occidente.

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Antonio Donno

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