martedi` 30 maggio 2023
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
--int(0)
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE
Segui la rubrica dei lettori?
vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Onu e antisemitismo (sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello)


Clicca qui






 
Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
<< torna all'indice della rubrica
Il governo in crisi? 06/05/2023
Il governo in crisi?
Commento di Giovanni Quer

Israele, la protesta del sabato dei giovani di Tel Aviv: “Netanyahu  vattene” - la Repubblica
Una manifestazione contro il governo a Tel Aviv

Questa settimana è morto Khader Adnan, leader di Jihad Islamico, dopo 87 giorni di sciopero della fame. Da Gaza sono piovuti missili martedì, a cui Israele ha risposto colpendo obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. Da mercoledì è ripresa la calma, secondo un modello di conflitto che si ripete da tempo: un evento scatena il lancio di missili da Gaza, cui Israele risponde e riprende poi la calma. Il Ministro della Sicurezza Interna Itamar Ben Gvir non era però felice della decisione del Gabinetto di Sicurezza cui non era stato invitato e ha fortemente criticato Netanyahu, il quale gli ha risposto con un indifferente “vediamo se hai il coraggio di andartene”, cui Ben Gvir ha ribattuto “vediamo se hai il coraggio di mandarmi via”. Secondo il Ministro Ben Gvir, chiamato anche il “Ministro del TikTok” per la sua ampia presenza nelle reti sociali, Israele dovrebbe iniziare un intervento militare di ampia scala, che Israele non vuole per non trascinarsi in una guerra su più fronti - il nord, Giudea e Samaria, e l’eventuale rivolta degli arabi di Israele. Netanyahu intanto vuole dimostrarsi più forte, dopo le critiche che lo accusano di essere ostaggio della destra oltranzista, i cui ministri giocano ora a braccio di ferro senza però voler lasciare la coalizione. Si uniscono anche i ministri haredi, che lamentano la decisione di Netanyahu che ha bloccato la proposta di legge che darebbe in sostanza l’esenzione totale dal servizio di leva.

La legislazione riporterebbe in piazza le proteste di quelli che la destra estrema definisce “anarchici”, cioè il popolo di Israele, di destra e di sinistra, laici e religiosi che si oppongono non solo al progetto di riforma/rivoiluzione giudiziairia, ma al resto della direzione politica della coalizione al governo. Netanyahu gioca a braccio di ferro con due gruppi che se dovessero abbandonare la coalizione vedrebbero vincitore il centro, la destra liberale e la sinistra. Secondo alcuni sondaggi condotti nelle ultime due settimane il Likud, il partito di Netanyahu prenderebbe solo 20 seggi, mentre anche il partito di Ben Gvir perderebbe seggi. La coalizione, intenta a far passare la riforma e poco attenta alle questioni di sicurezza, ha alienato parte dei propri elettori, che si aspettavano una mano dura nella lotta alla criminalità e non l'allargamento delle competenze dei tribunali rabbinici o leggi in favore all’esenzione dall’obbligo di leva. Sempre secondo i sondaggi, Netanyahu dovrebbe lasciare andare la destra religiosa e associarsi a Benny Gantz. I due avevano tentato di fare una coalizione di Governo con un accordo di rotazione che Netanyahu non ha rispettato. Nonostante non sia da escludere che Gantz possa tentare di nuovo di salire al potere con il Likud, questa settimana ha attaccato Netanyahu sostenendo che sia inadatto alla guida del Paese. Un'altra crisi di governo che arriva mentre l’Iran aumenta la retorica della resistenza contro “l’entità sionista” fomentando i capi di Hamas e Jihad Islamico e la criminalità nelle strade di Israele continua a mietere vittime, ma il principale obiettivo degli alleati di Netanyahu è portare avanti la riforma/rivoluzione giudiziaria. In molti hanno a cuore il futuro di Israele come stato ebraico e democratico, compresi gli amici e gli alleati di Israele, che pur non avendo il diritto di intromettersi nelle questioni interne a Israele debbono esprimere le proprie riserve quando gli alleati e amici si immettono su vie pericolose.

Gli Stati Uniti sono i primi critici. Biden è un amico di Israele anche se la dirigenza del Partito Democratico si sta allontanando dalle intese che hanno legato i due Stati negli anni. Alle critiche di Biden sulla riforma aveva ribattuto Ron DeSantis in visita in Israele, il candidato alla Presidenza che Netanyahu ha incontrato pur mantenendo la visita in bassi toni per non infastidire Donald Trump. Gli Stati Uniti garantiscono la sicurezza di Israele, anche nei tempi di più grande distanza come durante l’amministrazione Obama, che pur ostile a Netanyahu ha dato nel 2016 il più grande sostegno militare della storia americana proprio a Israele (38 miliardi di dollari per 10 anni). È naturale quindi che gli Stati Uniti considerino con timore i cambiamenti radicali della natura del sistema politico del loro più stretto alleato nella regione. Timori che riguardano anche le esternazioni della destra oltranzista parte della coalizione le cui esternazioni che considererebbero un ritorno a Gaza come inevitabile e le cui leggi che permetterebbero il ritorno agli insediamenti evacuati nel 2005 sono inutili nel processo di legittimazione della presenza israeliana in Giudea e Samaria. Le preoccupazioni per la riforma hanno riportato Israele a manifestare per le strade. Le persone protestano non solo per il cambiamento al sistema di giustizia, ma anche contro il resto delle politiche di questa coalizione portate avanti dalle voci oltranziste che rispecchiano forse una piccola minoranza degli israeliani, parte dei quali le hanno votate inebriati dalle promesse di sicurezza.


Giovanni Quer

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT