Un matrimonio ebraico in Bahrain: una nuova era per gli ebrei nel mondo arabo dopo gli Accordi Abramo?
Analisi di Giovanni Quer
I firmatari degli Accordi Abramo
Gli Accordi di Abramo sono il traguardo e l’inizio di una nuova era: la normalizzazione con Israele e lo sviluppo di nuovi rapporti economici e diplomatici non possono che accadere se non con una nuova considerazione sugli ebrei e Israele. Un esempio di questo nuovo modo di intendere la regione, è un recente articolo pubblicato su al-Arabiya dall’egiziano Suleiman Gauda, e poi ripreso anche dal quotidiano saudita a-Sharq al-Awsat. Un matrimonio ebraico in Bahrain ha fatto notizia nel mondo arabo. Il figlio di Houda Nono, in passato ambasciatrice del Bahrain a Washington, si è sposato a Manama, dove di recente l'antica sinagoga è stata restaurata.
La pubblicità dell’evento è dovuta all’importanza della famiglia Nono: non tanto per il nome conosciuto nei Paesi del Golfo, ma perché per la prima volta da quasi cent’anni, è una donna ebrea a ricoprire un ruolo pubblico e di rappresentanza di un Paese arabo e islamico. Gauda sostiene che la storia di molti Paesi arabi è ricca di esempi di ebrei coinvolti nella politica e negli affari pubblici, ma dagli anni ’50 e in particolare in Egitto dai tempi di Nasser, le cose sono cambiate. Il conflitto con Israele ha portato alla confusione tra ebrei e israeliani, facendo degli ebrei non solo un corpo estraneo, ma anche un nemico del mondo arabo. Nell’articolo si ricordano anche Zafer Fuad Eliahu, medico ebreo mancato a Baghdad a marzo di quest'anno, e Zevulon Simantov, l’ultimo ebreo di Kabul che ha lasciato l’Afghanistan di recente. La morte di Zafer Fuad Eliahu aveva fatto parlare della piccola comunità ebraica di Baghdad (si pensa 12 persone circa) e della storia ebraica del Paese - che per molti versi è simile all’ebraismo tedesco, sia per quanto riguarda l’integrazione, sia per quanto riguarda l’identificazione con la cultura nazionale. Eliahu è stato dipinto come un vero patriota che non ha abbandonato il proprio lavoro nemmeno nei periodi più difficili del conflitto in Iraq.
“Non dobbiamo dimenticare che la diversità è una fonte di ricchezza per la società”, puntualizza Gauda che guarda conclude il suo pezzo con una certa speranza che in un futuro i Paesi arabi possano ancora esser una patria per gli ebrei. Le iniziative di recupero della storia ebraica nei Paesi arabi e le voci che propongono una diversa visione del mondo, in cui gli ebrei non sono il nemico, sono in crescita. Le cose non potranno cambiare nel giro di poco tempo, dopo almeno settant’anni di propaganda anti-israeliana, anti-ebraica e anche islamista, dopo le politiche di espulsione e discriminazione che hanno consolidato nei popoli la condizione che gli ebrei non hanno cittadinanza in una società araba. Tuttavia, il solo fatto che ora si possano sentire opinioni diverse è un segnale di cambiamento che viene da dentro il mondo arabo, suggellato dagli Accordi di Abramo.

Giovanni Quer (1983), ricercatore presso il Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.