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Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
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Ma’an, il nuovo partito arabo in Israele 11/03/2021
Ma’an, il nuovo partito arabo in Israele
Analisi di Giovanni Quer

Arab lawmaker rejects hint that Arab arson behind fires | The Times of  Israel
Aiman Oudeh

Durante l’ultimo anno due fattori hanno portato a un cambiamento radicale nella politica araba: la necessaria cooperazione tra governo e leader arabi durante la pandemia, e la crisi sociale delle comunità arabe tra modernità e tradizione. Nuovi partiti e nuovi movimenti stanno emergendo che possono cambiare il volto di Israele. Nel 2015, i vari partiti arabi si sono uniti in una lista unica per superare la soglia di sbarramento. Le vecchie guardie oltranziste, come la parlamentare Hanin Zoabi, che aveva sposato una politica di provocazioni e conflitti, hanno progressivamente abbandonato la politica, lasciando spazio a nuovi volti, come Aiman Oudeh, che pur esprimendosi in maniera molto critica verso Israele e il Sionismo, ha spostato il discorso politico sulle questioni economiche e sociali. I partiti arabi, compreso il partito islamico, hanno cambiato atteggiamento durante la pandemia del Coronavirus, durante la quale la collaborazione tra istituzioni statali e istituzioni locali nelle cittadine arabe ha dimostrato quali benefici possa portare la cooperazione con il governo, che ora è necessaria per risolvere il problema della violenza giovanile. L’altro fattore rilevante nel cambiamento è la crisi di valori che si riflette nella violenza sociale e nella rivolta contro la tradizione. La violenza sociale nel settore arabo è in continuo aumento, e questa volta sono gli stessi leader arabi a richiedere la presenza della polizia, sempre rifiutata o vista con sospetto. I sistemi di ordine sociale tradizionali e le tradizioni tribali sono in crisi e non hanno più la capacità di garantire l’ordine. Altri argomenti tabù hanno fatto scalpore, come la violenza contro le donne e le questioni LGBT. Ahmed Tibi, tra gli ultimi della vecchia guardia, si è pronunciato contro le cosiddette famiglie arcobaleno. Ibtisam Maraana, candidata con Avodah (il partito laburista), ha dichiarato di astenersi dal voto nel caso di una legge contro le terapie correttive per gli omosessuali. Queste dichiarazioni hanno estraniato sia l’elettorato ebraico che aveva votato per la Lista Araba (principalmente di sinistra), sia l’elettorato arabo più giovane. Dalla crisi politica araba è nato il nuovo partito Ma’an (insieme), guidato da Muhammad Darawshe, da anni attivista per la cooperazione tra arabi ed ebrei. Il partito Ma‘an ha un’agenda molto pratica: rispondere alla violenza nel settore arabo, trovare una soluzione al problema dei piani urbanistici nelle cittadine arabe, favorire l’inserimento dei giovani nel mondo accademico e nei settori professionali. La politica provocatrice e oltranzista non crea più popolarità, come dimostra la polemica in cui è coinvolta Ibtisam Maraana - che in passato si è vantata di non aver rispettato i due minuti di silenzio nella Giornata della Shoah. Ma‘an riflette quelle che sarebbero le priorità della società araba, ma la Lista (araba) Unita sta ancora a cuore a chi fa del voto etnico l’unica soluzione delle minoranze nella politica israeliana. Tra due settimane le elezioni, da cui si capirà come sono cambiati gli orientamenti sociali.


Giovanni Quer (1983), ricercatore presso il Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.

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