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Onu e antisemitismo (sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello)


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Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
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Come sta cambiando la visione degli ebrei e di Israele nel mondo arabo? 22/09/2020
Come sta cambiando la visione degli ebrei e di Israele nel mondo arabo?
Analisi di Giovanni Quer

A destra, la vignetta di Dry Bones, di Yaakov Kirschen: Israele e Emirati, inizia una nuova era di amicizia, stabilità, pace in Medio Oriente

Il riconoscimento di Israele da parte degli Emirati e del Bahrain è stato possibile anche grazie a un profondo cambiamento della visione di Israele e del popolo ebraico in parte del mondo arabo. Si possono distinguere almeno due approcci: uno di aperta revisione della mentalità anti-israeliana e di denuncia dell’antisemitismo, l’altro invece introduce delle modifiche nel discorso su Israele e sugli ebrei in maniera più marginale. Al primo approccio appartengono sicuramente gli Emirati, dove fino a dieci anni fa le voci che erano allora considerate “pro-israeliane” erano pur presenti ma secondarie. Oggi il discorso pubblico è completamente cambiato, non solo per quanto riguarda Israele, ma anche in relazione all’ebraismo. Come esempio, si può leggere l’articolo pubblicato da Salem Hamid sul quotidiano emiratino “al-Ittihad” del 13 settembre, intitolato “Il prezzo dell’espulsione degli ‘ebrei arabi’”.

Hamid affronta  questioni come la creazione dello Stato di Israele, le teorie cospirazioniste e l’antisemitismo.  L’autore denuncia l’espulsione delle comunità ebraiche dai Paesi arabi in seguito alla creazione dello Stato di Israele, che ha portato all’annientamento di élite economiche e culturali in nome del conflitto con Israele. Di seguito, Hamid denuncia anche la mentalità del complottismo, che ha mantenuto viva l’ostilità verso Israele sin dalla sua creazione, dipingendo i popoli arabi come vittime di oppressione. L’aspetto più sorprendente dell’articolo è la narrativa ufficiale del conflitto: l’autore punta il dito contro i regimi arabi che hanno invitato i palestinesi ad abbandonare Israele nel 1948 e 1949 promettendo un imminente ritorno dopo l’attesa sconfitta dello Stato ebraico. In una nota ancor più importante, si accusa l’imperante antisemitismo diffuso nei media e nei libri scolastici, lanciando un appello a cambiare l’approccio verso Israele e gli ebrei. La questione dei testi scolastici è un punto fondamentale nella formazione di idee antisemite e anti-sioniste.

Nel 2015, l’UNESCO ha pubblicato uno studio su come la Shoah è riportata nei testi scolastici di diversi Paesi, inclusi alcuni Paesi arabi, dove è minimizzata o strumentalizzata per introdurre visioni anti-sioniste. I contenuti antisemiti e anti-israeliani di parte dei testi scolastici palestinesi sono da tempo parte di campagne di denuncia e richieste di intervento di organizzazioni internazionali e Stati finanziatori. Alcuni cambiamenti, seppur timidi, si notano in Arabia Saudita, che nel 2019 ha introdotto nuovi testi scolastici che hanno cancellato parte dei riferimenti anti-giudaici nei testi di storia e civilizzazione islamica. In uno studio pubblicato a febbraio dal gruppo IMPACT, si mette in luce una nuova direzione politica dell’Arabia Saudita. Gli ebrei rimangono “ostili all’Islam”, anche se i riferimenti coranici diminuiscono; il Monte del Tempio rimane un sito esclusivamente islamico, però si fa riferimento alla continuità storica degli ebrei nella regione; non si nomina Israele, anche se si parla di "maggioranza ebraica”. Nonostante il discorso preponderante sia ancora di aperta ostilità, il lieve cambiamento potrebbe preludere a una nuova visione di Israele e del popolo ebraico. I fenomeni che si notano in Medio Oriente sono forse dettati da pragmatismo geo-politico, ma ha dato il via anche a una rivoluzione di idee, che tocca anche temi sui quali fino a pochi anni fa vigeva un consenso dogmatico di anti-sionismo e anti-giudaismo.


Giovanni Quer (1983), ricercatore presso il Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.

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