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Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
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Secondo la Corte di Strasburgo il BDS è protetto dalla libertà di espressione 15/06/2020
Secondo la Corte di Strasburgo il BDS è protetto dalla libertà di espressione
Analisi di Giovanni Quer


La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha emesso l’11 giugno una sentenza che trova la Francia in violazione della libertà di espressione. Il caso arrivato a Strasburgo riguardava degli attivisti del BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) francesi che avevano incitato a non comperare prodotti israeliani in un supermercato. La Francia ha una legge contro i boicottaggi e la giurisprudenza aveva definito l’incitamento alla discriminazione come condotta proibita. Dopo la conferma della Corte di Cassazione, il caso è arrivato a Strasburgo dove la Corte ha ribaltato l’interpretazione dei giudici francesi. Secondo la Corte, “il boicottaggio è principalmente un mezzo per esprimere una protesta” e in quanto tale include anche l’incoraggiamento ad agire in una determinata maniera in segno di protesta. In questo caso, la manifestazione contro la vendita di prodotti israeliani non costituirebbe un incitamento alla discriminazione, ma solo al “trattamento differenziale”. Poiché gli attivisti non hanno detto nulla a contenuto razzista o antisemita, la loro protesta rientra in un interesse pubblico protetto, che sarebbe la libertà di espressione su temi a sfondo politico.
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L’unico limite, secondo la Corte, è l’eventuale incitamento alla violenza, all’odio o all’intolleranza. Entrare in un supermercato e dare sommarie e parziali informazioni ai clienti sul conflitto può essere una forma di distorsione della realtà che influisce sulle scelte del consumatore, creando un’immagine sommaria di Israele che contribuisce al processo decisionale del singolo individuo. Ma la cosa ben più grave è che il contenuto del linguaggio del BDS non è stato per nulla trattato: si tratta di un movimento che ha come obiettivo la promozione della discriminazione contro Israele, contro istituti israeliani e contro quanti collaborino direttamente o indirettamente con Israele. L'uso del linguaggio di odio e i contenuti alle volte antisemiti sono anche elementi che caratterizzano parte degli attivisti del movimento. Ma la sentenza è frutto dell’indulgenza sull’attivismo anti-israeliano ed è da capirsi come conseguenza di una visione distorta del conflitto, terzomondista e post-colonialista. Si può pensare a un ipotetico caso contrario: una manifestazione di attivisti pro-israeliani in un supermercato che incitano a non comprare prodotti palestinesi per la violenza politica contro i civili palestinesi, per il diffuso discorso di odio e discorso antisemita sulla stampa palestinese, o per la persecuzione delle minoranze. Sarebbero i manifestanti protetti da libertà di espressione?


Giovanni Quer (1983), ricercatore presso il Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.

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