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Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
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'Islam infettivo': cospirazioni ebraiche nel regime degli ayatollah 06/11/2019
'Islam infettivo': cospirazioni ebraiche nel regime degli ayatollah
Analisi di Giovanni Quer

A destra: un'immagine eloquente tratta dal sito dell’Associazione dei Seguaci del Mahdi

L’ideologia politico-religiosa del regime degli ayatollah definisce tre principali nemici: il mondo sunnita, l’America e Israele. Il mondo sunnita rappresenta per gli sciiti la perpetua ingiustizia storica nell’eredità del comando sulla neo-nata comunità islamica dopo Profeta. L’America rappresenta l’antitesi dell’Islam: capitalismo, individualismo, materialismo, corruzione morale. Israele rappresenta il sovvertimento dell’ordine storico come posto dalla volontà divina. L’opposizione a Israele si manifesta anche con la propaganda negazionista, che è stata centrale nella Presidenza Ahmadinejad. Benché il regime abbia sempre distinto tra propaganda verso Israele e atteggiamento verso gli ebrei, negli ultimi 20 anni l’antisionismo del regime si associa anche ad antisemitismo. Tra le manifestazioni di antisemitismo, vi è anche una posizione dottrinale che associa opposizione al mondo sunnita e complottismo ebraico. Nel sito dell’Associazione dei Seguaci del Mahdi una pubblicazione in due parti parla degli ebrei e della loro “malafede” verso l’Islam e il Profeta. Il testo elabora una sorta di analisi storica per cui i gruppi ebraici presenti a Medina, emigrati nella penisola arabica dopo la distruzione di Gerusalemme, avrebbero condotto una continua guerra alla neonata comunità islamica e alla sua guida Muhammad attraverso inganni, sedizioni, truffe e complotti. Il testo spiega che la distorsione delle Scritture e la rivolta contro i profeti farebbe parte della storia ebraica e così avrebbero quei gruppi ebraici tentato anche di uccidere il Profeta, dopo aver violato accordi con la comunità islamica con manipolazioni e raggiri. Simili punti di vista sono espressi in un’intervista a Mehdi Taeb, ideologo iraniano che già ha accusato gli ebrei di essere la forza oscura dietro l’ISIS. Pubblicata sul sito hawzah (che indica una sorta di seminario teologico), l’intervista espone lungamente la visione estanti-ebraica, estremista anche per gli standard del regime degli Ayatollah, per cui gli ebrei sono definiti come un “cancro”, ontologicamente arroganti e guerrafondai.

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Con un misto di riferimenti di storia islamica coranica e storia contemporanea, i campi semantici “ebreo” e “sionista” si confondono per dare un’immagine dell’ebreo come nemico dell’Islam, che persegue un progetto odi dominio del mondo attraverso la distorsione delle Scritture e l’arte del crear conflitti. L’idea che l’ebraismo sia ostile e nemico dell’Islam fin dagli albori della missione profetica di Muhammad è sviluppata in una serie di pubblicazioni che compaiono nel sito del Jewish Studies Center. In due articoli si descrive il ruolo degli ebrei nel complotto per il tentato assassinio al Profeta e nel martirio di Hussein. Le due analisi descrivono l’ostilità ebraica verso l’Islam che sin dalla sua formazione si è concretizzata in complotti e trame per assassinare le guide dei musulmani. Il presunto carattere complottardo degli ebrei è identificato anche in quella che viene definita l’infiltrazione ebraica nella prima comunità islamica. Nello scritto “Le guerre dei califfi e l’interesse ebraico” si parla di “Islam infettivo” nel definire l’Islam sunnita, sviluppatosi dai califfi successori del Profeta, che si erano attorniati di consiglieri e compagni influenzati dalle comunità ebraiche presenti nella penisola arabica. Queste comunità avrebbero sostenuto il successore di Maometto Abu Bakr a scapito di quello che gli sciiti considerano il legittimo successore Ali, per indebolire la comunità islamica nel suo principio. Egualmente, sostiene lo scritto avrebbero fatto gli ebrei con il cristianesimo e l’emissario Paolo, che ha indebolito la comunità creatasi attorno a Gesù. Per quanto estremista questa posizione anti-ebraica è usata per spiegare il conflitto arabo-palestinese. Anche la Prima Guerra Mondiale sarebbe un complotto ebraico per deviare le menti degli europei e far nascere uno Stato ebraico in Palestina - cioè la Dichiarazione Balfour. Le discussioni teologiche e politiche sul primo Islam e su Israele si svolgono spesso nella giornata che ricorda la battaglia di Khaybar, il 24 del mese islamico di Rajab (che anche l’anno prossimo cadrà di marzo), quando Ali ha conquistato l’oasi di Khaybar, abitata da ebrei della tribù Banu Nadir già espulsi da Medina. Lo spirito anti-ebraico di questi scritti non è né teologico né razziale, ma si manifesta in un intreccio di citazioni coraniche e invettive anti-sioniste, non tanto legate al conflitto, quanto invece alla creazione e all’esistenza dello Stato di Israele.

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Giovanni Quer (1983), direttore del Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.


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