E intanto la previsione di Houellebecq si realizza a Vienna
Commento di Giovanni Quer

Cancellata la libertà di parola, l'islamismo fa "solo un po' di editing"
L’ultimo romanzo di Houellebecq, Sottomissione, racconta di una Francia in cui alle elezioni presidenziali vincono i Fratelli Musulmani. Il protagonista, François, è un professore universitario disilluso, vagamente oblomoviano, che guarda senza nulla fare ai cambiamenti che il nuovo presidente Mohammed ben Abbes introduce. In alcuni aspetti ricorda Harel del suo primo libro “Estensione del dominio della lotta”: un po’ solitario, un po’ impacciato nel mondo dell’offerta sessuale, un po’ squallido non fosse per il prestigio sociale che il lavoro gli concede.

Michel Houellebecq
Con un ritmo alle volte un po’ scombinato, il romanzo descrive la superficialità intellettuale del mondo accademico e l’indifferenza politica delle masse. François di Sottomissione assiste al cambiamento che tutti prevedono: l’entrata di un partito musulmano nella vita politica di un Paese europeo, la crescente opposizione dei partiti di estrema destra il cui populismo si nutre di argomentazioni identitarie mal formulate, e l’insormontabile ostilità dei partiti di sinistra contro i rivali di destra, che inebriati dall’ottimismo multiculturalista, permettono la vittoria del partito della Fratellanza Musulmana.

La copertina
La studentessa-amante Myriam, ebrea, emigra a malincuore in Israele, dove la famiglia ha deciso di trasferirsi. In uno dei loro ultimi incontri, Myriam si lamenta dei genitori, che frequentano solo ebrei e non fanno che parlare di quel che capita ingigantendo i problemi e alimentando le loro angosce. Una volta in Israele, Myriam non torna in Francia. Le conversioni, la poligamia, il cambiamento del sistema di valori… uno scenario possibile o solo una polemica che si accompagna al dibattito sulla questione islamica? La presenza di “musulmani” nella politica europea non è la questione centrale, bensì la possibile presenza di un partito che dell’islam e dei suoi valori faccia la propria piattaforma politica.
Ci sono stati singoli casi di politici che hanno portato avanti la causa islamica, come Asama Abdol-Hamid in Danimarca, attiva nella politica locale e poi ritiratasi dal mondo politico. Quanto sta accadendo in Austria invece è diverso, perché alle elezioni municipali della capitale Vienna parteciperà un partito etnico-religioso legato all’AKP di Erdogan. E’ l’UETD (Union Europäisch-Türkischer Demoktaten), che secondo il giornale Kurier “costerà ai social-democratici dei voti” (SPÖ, socialisti, tradizionalmente i più forti a Vienna) e fomenterà il populismo dello FPÖ (l’estrema destra).

Un membro turco del partito socialista Seno Akillic lo ha definito “pericoloso”, perché intende rappresentare i musulmani, e la vicinanza a Erdogan lo posiziona tra gli islamisti. Altri politologi sono convinti che il partito turco-musulmano non abbia speranze. Ma il loro portavoce Taskiran ha detto che sarebbe disposto a entrare in coalizione anche con l’estrema destra, con cui condividono alcuni punti dell’agenda sociale. L’FPÖ intanto ha promesso di fermare l’islam in Austria. A ottobre le elezioni: l’inizio del futuro di Houellebecq?

Giovanni Matteo Quer