Ripensare alla Cooperazione Italiana
Commento di Giovanni Quer

Matteo Renzi parla alla Knesset, il Parlamento israeliano
“Chi boicotta Israele boicotta se stesso”, ha detto Renzi. Ci si aspetta dunque che la politica della cooperazione italiana sia completamente riveduta!
Il governo italiano finanzia ONG, italiane e palestinesi, che invece di lavorare per i diritti umani, sostengono il boicottaggio, delegittimano Israele e impediscono un reale clima di pace. Anche il programma Palestinian Municipality Support Programme non è sfuggito al finanziamento di gruppi palestinesi che avanzano l’agenda politica anti-israeliana.

Il movimento antisemita Stop The Wall è contro la possibilità che Israele si difenda dal terrorismo
Nel 2012, viene finanziato un progetto che ha a che fare con trattamento di acque reflue, per un totale di 291.700 euro. Il partner locale è Palestinian Hydrology Group, una ONG palestinese che sfrutta il discorso ambientalista per demonizzare Israele, e promuove il boicottaggio attraverso la rete delle ONG palestinesi PENGON e la rete Stop The Wall. Sempre nel quadro del PMSP, la ONG palestinese Qader ha ricevuto ingenti finanziamenti dal governo italiano. Il gruppo palestinese Qader promuove un linguaggio altamente ostile a Israele, definendola “un regime razzista”, accusandola di uccidere innocenti e di attaccare i civili. Nella pagina Facebook di Qader i post in lingua araba sono i più ostili, con addirittura riferimenti a martiri morti per mano del nemico israeliano, mentre quelli in lingua inglese sono quasi apolitici.

BDS: bigotto, basato sul doppio standard, antisemita
Non solo. Il governo italiano finanzia direttamente ONG italiane che sono firmatarie dell’appello a boicottare Israele, come “Un Ponte Per…” Altri gruppi come l’Associazione Papa Giovanni XXIII hanno altri legami con il governo italiano per quanto riguarda il servizio civile internazionale, che organizzano anche nei Territori Palestinesi, facendolo diventare un’occasione di demonizzazione di Israele.

Altre ONG attive nel conflitto ilsraelo-palestinese che figurano nella lista dei beneficiari del governo italiano appoggiano de facto le forme di boicottaggio, come “Oxfam Italia”, che pur dichiarandosi contraria al BDS promuove l’interruzione dei rapporti commerciali con le aziende israeliane nella West Bank perché presumibilmente “illegali”. Oxfam Italia, Terre des Hommes Italia, GVC (tutte organizzazioni pagate dallo stato italiano) assieme ad altri gruppi anche cristiani radicalmente attivi nelle campagne di demonizzazione di Israele, come Norwegian People’s Aid, Norwegian Church Aid, Mennonite Central Committee, ed altri hanno pubblicato lo scorso aprile un documento sul conflitto israelo-palestinese intitolato “Tracciare una Nuova Rotta”.
Nel documento si accusa Israele di una politica di separazione contro Gaza attraverso il “blocco” e “l’isolamento politico di Hamas”, causa di tutti i mali, si accusa Israele di colpire indiscriminatamente i civili (senza rispettare il cessate il fuoco, Israele colpirebbe “contadini, pastori e terreni agricoli”), si accusa infine Israele di non lasciar passare sufficienti beni a Gaza. Nessuna parola sui tunnel, nessuna parola sul regime del terrore di Hamas a Gaza.
Se la politica italiana vuole essere vicina a Israele, è ora che metta sotto esame l’intero mondo della cooperazione, che finora ha contribuito a creare un clima di tensione, sfiducia e ostilità contro Israele. L’uso fazioso del diritto internazionale per avanzare direttamente o indirettamente il boicottaggio, lo sfruttamento dei principi di sviluppo, protezione ambientale e nonviolenza per accusare Israele di ogni male, dall’acqua rubata alle presunte “aggressioni militari”, sono solo alcuni esempi di come il mondo dei diritti umani abbia sviluppato una distorta ideologia anti-israeliana.
Se l’Italia è amica di Israele, lo dimostri partendo da una riforma della cooperazione. Sottoporre i finanziamenti a una stretta condizionalità, e adottare misure di controllo sulle attività delle ONG sono solo alcuni esempi.

Giovanni Quer