Chi si contende gli ebrei d'Europa?
Commento di Giovanni Quer

Gli ebrei lasciano l'Europa
Un altro attentato jihadista. Netanyahu sollecita gli ebrei a lasciare la Danimarca, il cui governo li incita a restare. E' successo lo stesso con gli ebrei di Francia. L'accusa a Netanyahu è di sfruttare le tensioni con le comunità islamiche per perseguire il progetto sionista. L'accusa all'Europa è di disinteressarsi delle comunità ebraiche.
I giovani ebrei che arrivano dall'Europa in Israele non sempre sono spinti da convinzioni sioniste o da reale paura. Ci sono giovani polacchi che hanno scoperto in un modo o nell'altro di essere ebrei, e hanno lasciato la Polonia per Israele. All'inizio forse per cercare un posto migliore, sicuramente per riscoprire la propria identità. Poi si sedimenta la convinzione che la scelta era necessaria: perché dovrei rimanere a vivere in un posto dove mia mamma o mio papà hanno nascosto di essere ebrei ai loro coniugi, ai loro figli, per paure ataviche?
Ci sono giovani francesi che sono spinti dal timore che le cose possano improvvisamente degenerare. Altri invece, pochi, che dopo qualche anno in Israele non si abituano alla cultura così sfrontatamente diversa, alle abitudini così poco eleganti e ritornano in Francia, con sempre qualche dubbio. Ci sono giovani norvegesi e svedesi che non potrebbero pensare a posto migliore dove vivere se non un Paese scandinavo, ma la paura aumenta.
Alcuni opinionisti sostengono che sia una sindrome ebraica da "ghetto". Altri che sia la propaganda della destra israeliana a spingere a fare aliyah. In un modo o nell'altro, queste spiegazioni sono una diversa versione del complotto ebraico. Il problema in Europa non esiste, in verità; sono gli ebrei che con le loro paure oppure con il loro progetto di colonizzare il Medio Oriente sfruttano gli eventi per aumentare la popolazione ebraica in Israele. E' tutto frutto del pensiero ebraico, timoroso o complottardo.
Perché gli ebrei dovrebbero rimanere in Europa? Da quando sono iniziati gli attacchi terroristici contro sinagoghe e centri ebraici di Abu Nidal, l'Europa ha fatto ben poco per proteggere le comunità ebraiche. Non è una questione di qualche guardia - che comunque non basta, visto che tutte le comunità ebraiche si affidano a gruppi di difesa interni. Non è una questione di pagare le telecamere o le porte rinforzate o la scorta - cosa che i Paesi scandinavi nemmeno danno. E' una questione di principio.
Negli anni '80 l'Europa doveva già dire "noi, la nuova Europa, ricostituita a comunità di diritto e giustizia dopo la Shoah, non tolleriamo alcun attacco antisemita sul suolo europeo, che provenga da europei o da non-europei". Ma questo non lo ha fatto, preferendo dilaniarsi nel terrore e nell'indignazione solo quando un gruppo di estrema destra compiva un atto vandalico. Dopo trent'anni di attacchi antisemiti da parte dei volenterosi combattenti per la libertà palestinese, l'unico antisemitismo che l'Europa non tollera è l'antisemitismo neo-nazista e neo-fascista. E anche questo solo quando è troppo visibile.
Ora che gli attacchi antisemiti vengono di nuovo dall'interno dell'Europa, motivati dall'ideologia jihadista, si dovrebbe sentir dire: "noi, Europa unita, con nuove istituzioni e leggi che garantiscono diritti e libertà a tutti propri cittadini, non tollereremo nessuna manifestazione di antisemitismo da parte dei nostri cittadini, indistintamente dal loro credo, etnia, sesso o orientamento politico".
Ed è proprio perché l'Europa non dice nulla che il senso di paura dilaga, sempre più reale. Non è stato solo negli anni '30. Negli anni '50 c'è stato un piccolo spiraglio d'emigrazione per gli ebrei di Romania, poi soffocati da Ceausescu. Negli anni '60 Dubcek aveva aperto le frontiere, finché poi un giorno chi era andato in viaggio non è più potuto rientrare a casa - tra cui molti ebrei che erano venuti in visita in Israele, e ci sono dovuti rimanere.
Nell'Europa libera è bastato il '67 per stravolgere la vita degli ebrei, chiamati in causa a giustificare di nuovo la loro esistenza e quella di Israele. Quindi perché non dovrebbero sentirsi così gli ebrei d'Europa oggi? "Se l'Europa non è capace di difendere se stessa, figuriamoci sen difenderà gli ebrei" è il tarlo che assilla forse molti ebrei europei oggi, pertanto, meglio non rischiare come molte, troppe altre volte nella storia.
Se la Danimarca invece che investire in progetti di reinserimento dei combattenti dello Stato Islamico che ritornano in patria, facesse di più contro l'antisemitismo, forse non si starebbe qui a parlarne. Se Francia e Danimarca, come il resto d'Europa, si chiedessero perché il premier israeliano si rivolge agli ebrei d'Europa sollecitandoli a salire in Israele, senza liquidare la questione con un "le solite trovate elettorali di Netanyahu", forse allora si arriverebbe a capire il fondo del problema. In tutti questi sforzi di integrare l'Islam in Europa si è persa la bussola.

Giovanni Quer