L 'ipocrisia delle università europee e americane: il boicottaggio di Israele 08/09/2014
L 'ipocrisia delle università europee e americane: il boicottaggio di Israele di Giovanni Matteo Quer
Mentre le università europee e americane firmano accordi con istituti di ricerca cinesi, sauditi, turchi, egiziani, sudafricani, del Qatar e altri Paesi con record democratici poco invidiabili, ai professori e ricercatori del mondo preme la questione palestinese. I tibetani, i cristiani nel mondo arabo, i berberi, gli abitanti del Sahara Occidentale, i curdi e le donne in tutto il mondo arabo e islamico e gran parte di quello africano evidentemente non hanno cittadinanza nel cuore delle menti accademiche. Nessuno dei sostenitori del boicottaggio contro Israele ha le mani che gli prudono quando si affretta a firmare gli appelli contro Israele. Dal 2005, anno in cui è stato fondato il movimento BDS da un dottorando arabo dell'Università di Tel Aviv, al 2012 si sono moltiplicati gli appelli a interrompere i rapporti con gli istituti israeliani, mai presi troppo sul serio. Da circa due anni il boicottaggio di Israele è diventata un'attività extra-curriculare importante per accademici e studenti. Nel 2012 un appello di 260 accademici europei chiedeva al Commissario europeo per la Ricerca, l'Innovazione e la Scienza, Maire Geoghegan-Quinn di boicottare alcuni istituti israeliani che avevano negli anni precedenti partecipato ai programmi di ricerca UE (per leggere i nomi dei firmatari, tra cui molti italiani, seguire il link http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-bac/396-geoghegan), seguito dall'Università Tecnica della Danimarca che ha interrotto le collaborazioni con l'Università di Ariel. Nel 2013 si sono susseguiti alcuni casi importanti: Sindacato degli Insegnanti in Irlanda, l'Association of Asian American Studies, alcuni professori delle università australiane, l'American Studies Association e poi le risoluzioni dei movimenti studenteschi in California, Scozia, Inghilterra, Catalogna; le manifestazioni a Roma (la Sapienza), Torino (Politecnico) e Trento (Fondazione Bruno Kessler) contro i rapporti di ricerca con istituti israeliani. L'Associazione Italiana di Studi sul Medio Oriente organizza a gennaio una conferenza con una sessione dedicata a Israele e Palestina, in particolare alle prospettive di decolonizzazione, al sionismo come progetto colonialista, a Israele quale "società coloniale" che non solo "sfrutta le risorse" ma anche ha come obiettivo lo spossessamento della popolazione indigena. In ogni appello riecheggiano le accuse mosse dalle ONG, in particolare quelle attive nel BDS accademico, come Addameer, Badil, Baladna, i movimenti studenteschi palestinesi, l'organizzazione norvegese Norwegian People's Aid, i comitati anarchici ecc.
Neve Gordon
Ilan Pappe
Accuse di complicità in crimini di guerra, di apartheid, di repressione sionista della libertà accademica, supportate da ricercatori ideologizzati ed estremisti come Neve Gordon dell'Università di Ben Gurion o lo screditato Ilan Pappé. Tra questi molti ricercatori e professori italiani, che per ideologia o conformismo firmano gli appelli, propongono il boicottaggio o stanno in silenzio mentre tutto questo accade. Lo sviluppo preoccupante dell'attivismo anti-israeliano dà l'idea dell'aggravarsi dell'odio anti-sionista e della capacità di sfruttare i principi di giustizia internazionale e i meccanismi democratici per obiettivi politici. La coerenza è troppo. L'onestà intellettuale è ormai un miraggio. Un minimo di decenza dovrebbe ancora potersi pretendere.