Il Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU ha votato per l'ennesima commissione di indagine che condannerà Israele. Un altro "tribunale dei ciarlatani", che pur evocando il diritto internazionale e includendo grandi menti giuridiche, sarà alla mercé delle ONG il cui scopo è solo un secondo Goldstone, che nel 2009 ha accusato Israele di crimini internazionali per poi ritrattare nel 2011.
La risoluzione è stata adottata col voto favorevole dei soliti sospetti e con l'astensione ignobile dei Paesi europei. Durante la discussione precedente al voto non si è sentita la parola Hamas se non sporadicamente. Il rappresentante dell'UNRWA, Lance Bartholomeusz, ha condannato la distruzione delle scuole UNRWA da parte di Israele, che ne ha violato la neutralità - dopo che in nome della stessa neutralità ha restituito a Hamas i missili che ci aveva trovato dentro. Navi Pillay, presidente del Consiglio dei Diritti Umani, ha condannato il lancio di missili per poi dire che Israele ha il dovere di proteggere la popolazione palestinese. Makarim Wisibono, successore di Falk voluto dal blocco arabo al prestigioso ufficio di Special Rapporteur sui diritti umani nei Territori Palestinesi (Occupati) ha ricordato che "il diritto [dei palestinesi] a resistere l'occupazione non può giustificare il lancio di missili". Nessuno di questi riferimenti è contenuto nel testo finale della risoluzione - come nessun riferimento allo sperpero di denaro destinato alla popolazione di Gaza e finito a costruire tunnel.
Senza tener conto del fatto che una tale commissione eccede il mandato del Consiglio dei Diritti Umani, che non si occupa di diritto umanitario, cioè di diritto dei conflitti armati - distinzione non da poco perché è come se il garante per la privacy si mettesse a indagare di un reato - la risoluzione su una commissione d'inchiesta conferma due cose: l'appoggio a Hamas e il potere politico delle ONG.
Una richiesta di indagine era stata avanzata dalle ONG internazionali nella settimana precedente, con continui rapporti sui presunti crimini di guerra di Israele, compilati con fonti inattendibili e contenenti argomentazioni giuridiche di parte. La sessione del Consiglio è stata occupata da decine di ONG, comprese molte organizzazioni arabe israeliane (Adalah, Mosawa e Awsat, associazione delle lesbiche arabe israeliane!), palestinesi (Al Mezan, Palestinian Center for Human Rights) e internazionali (Federazione Internazionale dei Diritti Umani, FIDH, e World Vision, di ispirazione cristiana), che hanno accusato Israele di "attacchi indiscriminati sulla popolazione", genocidio, sterminio, e altri crimini di guerra. UN Watch ha tentato di riportare la discussione su un piano più razionale, più volte interrotto da Siria e Venezuela. La risoluzione "condanna le violazioni dei diritti umani da parte di Israele su cui grava il sospetto di crimini internazionali" e "qualsiasi attacco sui civili".
E' chiaro che l'obiettivo delle ONG è un altro rapporto Goldstone, che dopo la guerra a Gaza nel 2009 aveva accusato Israele delle violazioni più turpi, aprendo le porte alle cause internazionali contro ufficiali e politici israeliani. Lo scopo è isolare Israele, sfruttando l'ondata di odio anti-israeliano e di violenze antisemite che hanno colpito Europa e Sudamerica questa passata settimana. Il Consiglio dei Diritti Umani, dominato da una congiunzione di Paesi arabi, Paesi islamici e altre dittature, non ha avanzato simili pretese per Siria, Iraq o Ucraina. Ciò non è una novità, ma quel che tuttavia stupisce è cosa abbia portato gli Stati occidentali a non alzarsi e andarsene o a votare contro una simile risoluzione. Una simile inchiesta, che terminerà con un rapporto dettato dalle ONG, come è stato quello di Goldstone, sarà l'inizio di un'intifada giudiziaria presso la Corte Penale Internazionale e presso quegli Stati che riconoscono la giurisdizione universale. La dichiarazione dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC) che qualche giorno prima della seduta all'ONU aveva mandato ai Paesi occidentali un dispaccio in cui si accusava Israele di violazioni gravi del diritto internazionale e richiedeva un'azione congiunta per fermare l'aggressione al popolo palestinese, può aver avuto una certa influenza sugli Stati. Così anche i mille rapporti delle ONG che con la loro enorme influenza riescono a decidere delle politiche internazionali.
Il silenzio umanitario su Hamas continua a far sprofondare il mondo occidentale nella miseria morale. Il dovere di proteggere i palestinesi ce l'ha in primis l'Autorità Palestinese, che il mondo ha voluto si alleasse con Hamas, spingendo ora Israele al "dialogo", in particolare gli Stati Uniti che non hanno pur mai voluto negoziare con al-Qaida, il loro nemico. Nessuna parola sull'odio antisemita che nelle manifestazioni pro-Hamas in Europa è sfociato in pogrom e altre violenze. Ed è pur parte del problema, perché il potere degli Stati si sta sempre più riducendo alle dichiarazioni che debolmente riconoscono il diritto di Israele a difendersi, mentre le organizzazioni dei diritti umani gestiscono gli affari internazionali, rifocillandosi dell'odio antisemita delle folle islamiche.