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Giovanni Quer
Medio Oriente politica e società
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Dove sono le organizzazioni umanitarie a Gaza ? 15/07/2014
Dove sono le organizzazioni umanitarie a Gaza ?
di Giovanni Quer


Case, scuole moschee e ospedali: dove i terroristi nascondono le armi

Il conflitto a Gaza, che apparentemente pare quietato con un dubbio cessate-il-fuoco da verificare nei prossimi giorni, ha scatenato le medesime reazioni anti-israeliane riproponendo due meccanismi noti: la distorsione dei fatti e la manipolazione del diritto internazionale.

Nonostante l'evoluzione del conflitto puntasse chiaramente alle colpe di Hamas, si e' atteso che Israele rispondesse per poter stravolgere di nuovo la storia. Netanyahu ha atteso tre settimane prima di rispondere militarmente, inziando la controffensiva solo l'8 luglio. Tuttavia, vari commentatori, sia israeliani (come Gideon Levy), sia italiani (come Lucio Caracciolo) hanno preferito interpretare la risposta militare israeliana come rappresaglia su larga scala al rapimento dei tre ragazzi israeliani poi trovati morti, accusando Israele di "punizione collettiva" per il rapimento e assassinio di Eyal, Naftali e Gilad.

Alla distorisione dei fatti si accompagnano poi i commenti che manipolano il diritto internazionale. Le accuse mosse a Israele da ONG e analisti di parte sono "crimini di guerra", "uso sproporzionato della forza" e " gravi violazioni del diritto internazionale umanitario". Il dito puntato su Israele guarda alle abitazioni civili distrutte e alle vittime civili per concludere che Israele colpirebbe di proposito i civili e le infrastrutture per spargere terrore e attuare massacri. La tendenziosita' di queste affermazioni deriva da una parziale lettura delle norme di diritto internazionale e da un totale silenzio sulla condotta di Hamas.

Le Convenzioni di Ginevra e le altre norme che regolano il diritto della guerra si riconducono a un principio base: la distinzione tra civili e combattenti (cosi' l'art. 3 comune alle quattro convenzioni). Tale distinzione deve valere sia sul campo di battaglia, pertanto i combattenti dovrebbero distinguersi dai civili con divise e insigne, sia nell'atto di guerra, pertanto risultano legittimi solo quegli obiettivi che hanno carattere militare. Su questo secondo punto, e' fondamentale intendere che una parte in guerra puo' colpire un obiettivo se questo ha carattere militare. Per questo motivo, le Convenzioni di Ginevra proibiscono alle parti in guerra di mettere a repentaglio i civili imponendo di definire gli spazi di interesse militare lontano dalle abitazioni civili, dagli ospedali, dai luoghi di culto, dalle infrastrutture di base (centrali elettriche, riserve di carburante ecc.). Ogni obiettivo non militare, cosi' come ogni individuo non combattente, e' oggetto di protezione, ed e' dovere della parti in guerra di garantire la protezione dei civili.

Tuttavia, il diritto internazionale umanitario (cioe' il diritto che regola la guerra) regola anche la "discontinuita' della protezione" nel caso in cui un certo luogo sia usato a scopi militari. Per esempio, la Prima Convenzione di Ginevra permette di colpire infrastrutture sanitarie, fisse o mobili, nel caso siano utlizzate per scopi militari e solo dopo un avvertimento che permetta la protezione di chi non e' coinvolto nel combattimento. Cosi' vale anche per gli individui che inizialmente sono civili, ma che predono parte ai combattimenti, e per ogni altra infrastruttura civile che e' utilizzata a scopi militari. Il diritto poi impone la proporzionalita' dell'attacco, che e' principio quanto mai complesso e delicato perche' dipende da considerazioni strategiche, da condizioni fattuali e ambientali legate a ciascun conflitto e ciascun attacco. Per garantire il rispetto delle norme di diritto internazionale, il Primo Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra (art. 82) impone un esperto legale da consultare nelle operazioni militari.

L'esercito israeliano ha da tempo incluso nelle squadre di pianificazione degli attacchi un esperto legale la cui opinione e' vincolante per l'esercito, che puo' agire diversamente solo dopo specifica approvazione del gabinetto di sicurezza. Inoltre, l'esercito israeliano da tempo mette in pratica la "procedura di preammonimento", avvisando i civili di evacuare una zona che sara' oggetto di attaco militare - con volantini, con telefonate, con sms e con avvisi a voce, in modo da ridurre al minimo le vittime civili di un attacco.

Perche' di fronte a tutto questo non si urla ai cirmini di guerra di Hamas ? Ogni missile lanciato e' un reato, poiche' e' un attacco indiscirminato sui civili israeliani. Ogni "stazione di lancio" e' un crimine di guerra perche' viola il principio di distinzione, non protegge i civili, si nasconde tra le zone protette per causare danno al nemico. Ogni costrizione alla popolazione palestinese di non evacuare le zone che l'esercito israeliano avvisa saranno sottoposte ad attacchi, e' un crimine di guerra. Hamas viola egualmente i diritti degli israeliani, sottoposti a indiscriminati attacchi su larga scala col lancio di missili, e dei palestinesi, che mette a repentaglio esponendoli alle controffensive israeliane. 

Hamas e' un'organizzazione terroristica che commette crimini di guerra, ma il fascino che esercita sugli attivisti pro-palestinesi trasforma i suoi abomini in "atti di resistenza". A questo si aggiunge l'equiparazione morale tra Hamas e Israele e le generali condanne all'uso della violenza. In prima linea nella propaganda anti-israeliana vi sono le organizzazioni internazionali che contribuiscono alla confusione morale e alla manipolazione fattuale che sono poi propagate nella stampa.

Ogni accusa a Israele di causare il conflitto attraverso l'occupazione, di compiere massacri e di non voler riconoscere l'altro non fa che rafforzare chi in questo conflitto ha in spregio le norme fondametali che fondano la civilta', la dignita' e il rispetto degli esseri umani.


Giovanni Quer


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