Il patto con Fatah non doveva indebolire Hamas?
di Giovanni Quer

Giovanni Quer

Segno di "vittoria" di Abu Mazen e Ismail Haniyeh
Subito dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani uccisi dai due terroristi di Hamas, Obama ha invitato le parti a fare un passo indietro per non far morire il processo di pace. Il famoso patto tra Fatah e Hamas, tanto acclamato dalla sinistra europea, compresa quella italiana, ha portato a un solo risultato: il trionfo di Hamas anche in Cisgiordania, che ora tiene Israele in una morsa tra West Bank e Gaza.
L’appoggio mondiale a un’unità politica palestinese ha fatto il gioco del terrorismo. In Cisgiordania la popolazione acclama Hamas, si rivolta contro le istituzioni affiliate a Fatah e ha accolto il rapimento dei tre ragazzi come un grande trionfo. Mentre la maggior parte della stampa parla della morte dei “tre giovani coloni”, sono ripresi i missili da Gaza. L’operazione militare israeliana in Cisgiordania, finalizzata a indebolire Hamas, è stata velatamente condannata per sproporzionato uso della forza.
Ma di quale processo si sta parlando? Di quale pace? Gli sguardi delle madri dei tre ragazzi, che sono arrivate fino all’ONU e hanno parlato a una piazza gremita a Tel Aviv domenica sera, erano pieni di speranza che i loro figli non fossero stati uccisi, ma che fossero dei nuovi Gil’ad Shalit, da liberare con il rilascio di condannati terroristi che scontano le pene nelle carceri israeliane. In piena violazione del diritto internazionale umanitario, Stati Uniti ed Europa avrebbero appoggiato uno “scambio di prigionieri”, invitando Israele a fare ulteriori concessioni per continuare un dialogo con i palestinesi che non avrebbe portato da nessuna parte. Si invita a fare pressione su Abu Mazen, che dopo aver condannato in inglese il rapimento, quando poche settimane prima in arabo aveva espresso lodi al rapimento di Gil’ad Shalit, è stato attaccato dal proprio popolo, sempre più schierato con Hamas. Si invita Israele a non perseguire la via militare, dopo le dichiarazioni di Netanyahu secondo cui “Hamas è responsabile e pagherà”.
La “sindrome di Oslo” ha colpito ancora, unita alla convinzione sempre più radicata che le concessioni israeliane possano portare alla pace si sta trasformando in un continuo attacco a Israele, invitando al boicottaggio di Israele per fare pressione su una sua supposta ritrosia a trovare un accordo. Oltre alle dichiarazioni di condanna degli omicidi, di contenuto politico minore, né Europa né gli Stati Uniti sono disposti a rivedere politiche mediorientali completamente fallimentari, che hanno portato solo al consolidamento dell’estremismo islamico. Tra quanto si diffonderanno le analisi secondo le quali Israele sarebbe responsabile del rafforzamento di Hamas per via delle operazioni militari ? Tra quanto si accuserà Israele di aver affossato i colloqui di pace per non aver ceduto alle richieste palestinesi?
Mentre Israele si associa al dolore delle famiglie dei tre ragazzi, né Europa o Stati Uniti si rendono conto che quanto sta accadendo è responsabilità di una sconsiderata e folle politica mediorientale che ha dato ai palestinesi l’idea di impunibilità e ai terroristi una profonda legittimazione. Proprio mentre Hamas si sta rafforzando anche in Cisgiordania, stritolando Israele in una morsa di terrorismo, missili e minacce di futuri rapimenti, Francia e Italia invitano a boicottare gli insediamenti, come già fanno Olanda, Svezia, Norvegia e Danimarca. E’ così che intendono promuovere la pace? Egualmente responsabili di questa situazione sono anche tutte le organizzazioni umanitarie e di sviluppo che evidentemente Hamas non riescono a vederlo - nemmeno quelle che lavorano a Halhul, la roccaforte cisgiordana di Hamas.
La sindrome di Oslo ha comportato un sovvertimento di ordine morale che va ben oltre il doppio standard. Chi condanna Hamas? Chi boicotta i palestinesi per le atrocità che continuano a compiere in nome di una fantomatica resistenza contro l’occupazione? Chi impone sanzioni all’Autorità Palestinese che tiene in scacco mezzo mondo parlando di libertà e attuando invece una politica di indiscriminata violenza e di odio etnico? La politica, le Chiese cristiane, i cittadini del libero Occidente vogliono trascinare Israele al suicidio, tendendo la mano a un nemico che puntualmente tende trappole e impone tragedie.