I tre ragazzi rapiti, Haneen Zoabi e le ONG: quali diritti umani? 27/06/2014
I tre ragazzi rapiti, Haneen Zoabi e le ONG: quali diritti umani? di Giovanni Quer
Haneen Zoabi
La parlamentare araba israeliana Haneen Zoabi, eletta nella lista del partito Balad, e' tra le voci piu' ferocemente provocatorie del pubblico israeliano. Accusa Israele di razzismo, esce dall'aula parlamentare quando si canta l'inno nazionale, e' a favore dell'atomica iraniana per bilanciare il potere di Israele nella regione, partecipa alle "flottiglie". E' pero' sempre molto attenta a usare un linguaggio che sia nei limiti della liberta' di espressione, riferendosi a delle analisi politiche astratte e spesso incongruenti. La settimana scorsa Haneen Zoabi ha rilasciato un'intervista alla radio di Tel Aviv, sostenendo che "i rapitori non sono terroristi. Hanno agito per disperazione, non vedendo altra via d'uscita alla situazione politica. In questo modo anche l'altra parte ne capira' la sofferenza". Le reazioni non sono mancate, Liberman l'ha accusata di incitare all'odio, alcuni parlamentari hanno richiesto un'inchiesta, decine di denunce sono state presentate alla polizia. Le e' stata consigliata anche la scorta, per via della tensione crescente. Quale migliore occasione per esprimere un altro giudizio su Israele? "Il fatto che abbia bisogno della scorta dimostra in che Paese viviamo. Io non ho mai sostenuto il terrorismo, ma il problema e' che Israele vede nella lotta di liberazione nazionale della Palestina un unico atto terroristico, senza legittimarne le aspettative". Questa settimana, il nipote di Haneen Zoabi (Muhammad Zoabi) scrive su Facebook che il rapimento dei tre ragazzi israeliani e' un atto immorale e si augura che l'esercito israeliano agisca duramente nell'operazione militare in Cisgiordania. Il messaggio circola nella rete e trova appoggio in un altro ragazzo di Umm el-Fahem, villaggio arabo della Galilea e fortezza del movimento islamico, che pubblica un messaggio su Facebook accusando il terrorismo palestinese e definendosi fiero di essere israeliano. La reazione del pubblico arabo israeliano anti-sionista non si fa attendere e ora i due ragazzi hanno una scorta dopo esser stati minacciati di morte e rapimento. Il rapimento dei tre ragazzi sta esasperando le relazioni arabe-israeliane. Gli arabi anti-sionisti in Israele sono una minoranza, ma ricoprono tutte le posizioni di potere: membri della Knesset, negli uffici delle organizzazioni internazionali, nelle commissioni di rappresentanza della minoranza araba. Il loro cinico e sprezzante atteggiamento verso Israele e il conflitto li ha spinti ad adottare un linguaggio sempre piu' aggressivo e offensivo della sensibilita' pubblica israeliana - bandiere bruciate, video postati su youtube che ridicolizzano la Shoah, giustificazione dei terroristi. L'escalation della violenza verbale e delle astruse argomentazioni politiche dimostrano pero' che il pubblico arabo e' estremamente diviso e che Israele e' sempre piu' in difficolta' nell'affrontare il problema. Perseguire Haneen Zoabi per incitamento all'odio puo' essere una via, ma di certo martirizza una figura politica che cerca solo una piattaforma per urlare le dissonanze culturali e sociali che non riesce a pacificare. Trattare Haneen Zoabi e molti altri con paternalismo, come suggeriscono altri politici, puo' forse essere una via piu' efficace, ma il danno internazionale delle voci anti-sioniste e' inarrestabile. Alle voci dei politici arabi israeliani estremisti si uniscono anche le ONG. B' Tselem accusa Israele di sfruttare il rapimento, che pure ha condannato, per giustificare un indiscriminato uso della forza in Cisgiordania - riferendosi all'operazione militare finalizzata a indebolire le strutture terroristiche di Hamas e a trovare i tre ragazzi. La seduta del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU di questa settimana ha visto una serie di ONG guardare con indifferenza all'intervento delle tre madri dei ragazzi rapiti, definendoli "coloni scomparsi" e soffermandosi sulle solite accuse ad Israele di tenere in ostaggio migliaia di prigionieri politici palestinesi. Attenersi ai fatti e' sempre un buon modo per decostruire l'ideologia. I tre ragazzi non sono coloni (due abitano all'interno della Linea Verde e il terzo in un kibbutz che e' sotto controllo ebraico da prima del Mandato Britannico). Non e' chiaro cio' che intendono le ONG chiamandoli "coloni": intendono dire che e' possibile rapire i coloni o che, non essendolo, tutti gli israeliani sono "coloni"? Al cinismo delle ONG si accompagna la brutalita' del populismo di Haneen Zoabi e di molti altri attivisti dei diritti umani.