Stati Uniti-Cina, un confronto globale
Analisi di Antonio Donno

Joe Biden
Il nuovo ministro degli Esteri cinese, Qim Gang, ha confermato  chiaramente – questione ormai risaputa – che Taiwan fa parte integrante  della Repubblica Popolare Cinese, anche se si augura che il  ricongiungimento avvenga in modo pacifico. Di recente, Biden ha, a sua  volta, ribadito che Taiwan è uno Stato indipendente e che gli Stati  Uniti non permetteranno mai che l’isola perda la sua libertà e  indipendenza. Così, le due posizioni sono ben definite nella loro  contrapposizione. È chiaro che Pechino, nella situazione attuale, non  farà passi concreti per l’annessione di Taiwan: l’invasione dell’Ucraina  da parte della Russia ha provocato una crisi internazionale cui la Cina  non intende aggiungere altre questioni che potrebbero aggravare in modo  pericoloso il già vacillante equilibrio internazionale. In questo  senso, Qim Gang ha chiarito in modo inequivocabile che la Cina non ha  fornito armi né alla Russia né all’Ucraina, il che vuol dire che Pechino  non intende aprire un fronte di crisi nel Pacifico occidentale a  proposito della questione di Taiwan. 
     Come è chiaro da tempo, Pechino, tuttavia, è molto attiva nel  Pacifico, soprattutto nel Mar Cinese Meridionale, che penetra in un’area  strategicamente e economicamente fondamentale che separa gli Stati  della Penisola indocinese e le Filippine dalla Malaysia e  dall’Indonesia, un passaggio fondamentale verso l’Oceano Indiano. La  penetrazione degli interessi cinesi in quest’area preoccupa non poco  l’India, nemica storica della Cina sulle questioni himalayane; se si  dovessero aggiungere contrasti nell’Oceano Indiano quell’immensa regione  ne subirebbe le conseguenze. La Cina si muove cautamente, ponendo gli  interessi economici al primo posto rispetto ad altre questioni di  carattere politico-strategico. 
     La risposta degli Stati Uniti si è concretizzata il 16 settembre 2021 con la creazione dell’Aukus,  un partenariato strategico tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito nei  settori dell’intelligenza artificiale e della cybersicurezza, al fine  di contenere l’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico. L’Aukus si aggiunge al Quad (Quadrilateral Security Dialogue), accordo stipulato nel 2007-2008 tra India-Giappone, Australia e Stati Uniti. L’Aukus non sostituisce il Quad, ma lo rafforza, proprio a causa dell’avanzata di Pechino nell’Indo-Pacifico. L’intreccio di Aukus e Quad  costituisce una rete di alleanze politiche in funzione anti-cinese.  Questi accordi hanno un’importanza fondamentale per mantenere  l’equilibrio strategico tra i due oceani, nei quali si confrontano gli  interessi economici e politici di Paesi di opposte strutture politiche.  Si tratta, tuttavia, di un equilibrio instabile, in ragione del problema  taiwanese.
     Gli Stati Uniti di Biden, dunque, hanno costruito nel Pacifico  occidentale una rete di alleanze importanti per contenere  l’espansionismo cinese, un’operazione di alto profilo strategico che  colma l’assenza di Washington nei quattro anni del mandato di Trump e  nei precedenti otto anni di Obama. 
Questa lunga assenza, che ha compromesso la presenza degli Stati  Uniti nel confronto tra le Grandi Potenze, abbisogna di un’attenta  revisione in altri scacchieri della politica internazionale, nei quali  la Cina ha conquistato posizioni di potere. In particolare, nell’Africa  sub-sahariana, dove Pechino ha acquisito grandi aree coltivabili e,  soprattutto, ha installato numerose aziende e diffuso a largo raggio la  sua tecnologia, rendendo quei Paesi africani quasi del tutto dipendenti  dalla Cina. 
     Gli interessi economici globali della Cina hanno tenuto quel Paese  fuori dal problema ucraino. Xi Jinpeng sa bene che l’avventura di Putin  costerà alla Russia un cospicuo ridimensionamento delle ambizioni  internazionali di Mosca, la cui economia sta subendo un declino che  porterà la Russia ben al di sotto di quella cinese, fornendo a Pechino  un lasciapassare per più vaste conquiste politico-economiche  internazionali. L’alleanza Mosca-Pechino è solo di facciata. In realtà,  il tempo dirà quale delle due Potenze totalitarie avrà la meglio nel  panorama globale. Tutto, oggi, sta a dimostrare che la Cina è in  evidente vantaggio e lo spreco di energie a tutti i livelli della Russia  nella sua avventura in Ucraina non farà altro che accrescere il divario  tra i due Paesi.