I lamenti natalizi su Rai1
Commento di Deborah Fait
Si  avvicina il Natale e naturalmente arriva in Rai anche la retorica su  alcuni cristiani che hanno difficoltà a celebrarlo. Ma quali cristiani?  Quelli siriani spazzati via dalla guerra civile? Forse quelli afghani e  iracheni perseguitati e sgozzati dall'Isis? In Medio Oriente i cristiani  erano il 20% oggi sono meno del 5%, Betlemme, quando era sotto la  giurisdizione israeliana, aveva il 90% della popolazione di fede  cristiana, oggi sono forse il 7%. In sessant'anni la popolazione araba  cristiana di Gaza è diminuita dall' 8% a meno del 2%, durante lo stesso  periodo il numero dei cristiani di Israele è triplicato. Monsignor Gabriele Naddaf di Nazareth (che tutti noi conosciamo per il  suo grande amore e fedeltà a Israele) ha dichiarato: "Esiste solo un  luogo dove i cristiani sono protetti, dove godono di piena libertà di  culto e di pensiero, dove vivono in pace: Israele, la nazione in cui  vivo. Nel resto del Medio Oriente vengono uccisi in media 100.000  cristiani all'anno." Detto questo, argomento di cui non si parla nemmeno in Vaticano,   torniamo al vergognoso, piagnucolante servizio del TG 1 sui cristiani  di Gaza. Le prime parole sono state "sono passati 6 mesi dall'ultimo  conflitto tra Israele e Gaza" Conflitto? Colpire tutta Israele, decine  di città da Sderot a Ashkelon , a Bat Yam, a Tel Aviv, Rehovot, Yavne,  Gerusalemme,  con gragnuole di missili, decine ogni giorno, sarebbe un  conflitto? Io la chiamo aggressione e crimine di guerra dal momento che  veniva bombardata senza motivo la popolazione civile di Israele. 

Natale in Israele
Conflitto,  secondo la Treccani significa scontro di eserciti, ma loro, i gazawi di  Hamas e Jihad islamica,  hanno attaccato senza nessuna provocazione.  Evvai  allora con una bella panoramica sulle macerie di Gaza, dovute  alla  risposta di Israele per fermare il lancio dei missili, macerie che  sono ancora là, intonse dopo 6 mesi,  perché il mondo guardi, si  incazzi contro Israele e ruggisca… "guarda come li hanno ridotti, poveri  innocenti palos, costretti a vivere tra i sassi delle loro case…" Una  suora ha parlato della sua scuola bombardata senza accennare al  terrorismo e la capisco, poveraccia,  se avesse detto altre cose non  sarebbe più viva, se avesse rivelato che Hamas piazza le batterie dei  missili davanti alle scuole, sui tetti degli ospedali e delle case  private sarebbe già rinchiusa e forse scomparsa chissà dove. Posso  comprendere la suora ma mi rifiuto di farlo con chi ha presentato il  servizio senza mai nominare i missili che da quasi 20 anni vengono  lanciati su Israele, gli ettari di campi coltivati e boschi bruciati dai  palloni incendiari, né del terrorismo quotidiano che Israele subisce.  Hanno intervistato la suora sorridente e paciosa, una mamma che spera  tanto di poter andare a pregare a Betlemme, hanno fatto sentire la  vocina angelica della figlia che cantava un canto di Natale. Insomma  tutto un lacrimare poetico sui quei poveretti cristiani di Gaza che  aspettano il permesso di Israele per andare a pregare Gesù Bambino a  Betlemme. Nemmeno un accenno alle persecuzioni cui sono soggetti dai  loro fratelli musulmani, alla paura di parlare, alla quasi totale  scomparsa della comunità cristiana. I loro concittadini gazawi sono così  buoni e generosi che ieri e oggi erano tutti per le strade e sugli usci  dei negozi a distribuire dolcetti e caramelle per festeggiare  l'assassinio di un ebreo e il ferimento di altri due, a pallettoni,  contro un'auto in transito in Samaria. Loro si divertono così.

 
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"