Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'attacco sulla strada 12 che va da Beersheva a Eilat è stato preparato fin nei dettagli più sofisticati. I terroristi provenienti da Gaza, superato il confine egiziano del Sinai, praticamente fuori controllo dopo la caduta del regime di Mubarak, hanno potuto mettere a segno una strage che poteva essere ancora più grande se Israele non avesse provveduto nei giorni scorsi ad aumentare il livello di guardia nella zona. Il Sinai, una zona smilitarizzata in base agli accordi di pace del 1979, è diventata in questi mesi un terreno di operazioni terroristiche senza che il governo centrale adottasse alcun provvedimento. Anche l'invio, nei giorni scorsi, di 1000 soldati, si è rivelato del tutto insufficiente. Non a caso Israele lo scorso anno aveva deciso la costruzione di una barriera difensiva lungo i 240 Km del confine. 50.000 sono già stati costruiti, gli altri devono ora essere terminati il più presto possibile. L'attacco chiama in causa il governo egiziano. Zvi Mazel, uno dei diplomatici israeliani più esperti conoscitori della realtà egiziana e collaboratore di informazione corretta, aveva già illustrato i pericoli che potevano arrivare da quel confine in un articolo del 14 agosto scorso ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=40995) che invitiamo a rileggere, per capire come sia stato possibile l'attentato. Ci ha dichiarato ieri, subito dopo l'eccidio, " L'attacco è probabilmente una diretta conseguenza del cambio di regime al Cairo. I militari che governano il paese dopo la cacciata di Mubarak stanno cercando di ristabilire la legge e l'ordine in tutto il paese, ma hanno trascurato il problema delle sicurezza nel Sinai. Avere inviato dei soldati la scorsa settimana lungo quel confine è solo l'inizio, arrivato però troppo tardi per impedire l'attentato. Ci auguriamo che l'Egitto riaffermi la sua autorità al più presto. Israele e Egitto devono lavorare insieme nella guerra al terrorismo " La lucida analisi di Zvi Mazel, pone diversi interrogativi. 1) Ha ancora senso, se mai lo ha avuto, la richiesta del ritorno ai confini del '67 ? Il terrorismo, attraverso le sue molte sigle, non solo non arretra, ma adesso ha una base collaborativa in Hamas a Gaza, sta trasformando il territorio del Sinai in una entità semi indipendente dal governo centrale, dove anche i beduini si stanno rivelando preziosi collaboratori del terrorismo gestito da Hamas. 2) Quale significato dobbiamo dare oggi all'accordo fra Anp e Hamas, visto che il prossimo Stato palestinese, se mai verrà proclamato, sarà rappresentato da un governo nel quale la componente terrorista è di gran lunga la più forte ? 3) Con quale coraggio il prossimo 20 settembre gli stati democratici potranno mai votare l'autoproclamazione dello Stato di Palestina ? 4) Come è possibile che Ue, Onu, e gran parte degli stati democratici occidentali continuino a finanziare quell'embrione di Stato la cui struttura è strettamente correlata ad Hamas ? Sono domande che non possono più essere evase, è inutile- e ipocrita - condannare il terrorismo quando poi, di fatto, non viene fatto nulla per estirparne le radici.