Riprendiamo da HUFFINGTON POST l'articolo di Gianni Vernetti dal titolo "Hamas va smantellata. È interesse italiano ed europeo".
Gianni Vernetti
La sicurezza di Israele è un problema che ci riguarda, da vicino. La pioggia di missili di Hamas cadute su Tel Aviv e su molte altre città israeliane, anche se per la gran parte neutralizzate dal sistema difensivo “Iron Dome”, rappresenta un ulteriore salto di qualità nella capacita distruttiva dell’organizzazione terrorista che governa da anni la striscia di Gaza. L’Europa e la comunità internazionale non può permettere che un paese amico come Israele sia costretto a vivere con due organizzazioni del terrore, Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano, dotate di armamenti sofisticati e di missili a lunga gittata in grado di colpire praticamente ogni parte del territorio e di minacciarne l’intera popolazione. Solo 80km separano la striscia di Gaza dal centro di Tel Aviv e solo 50km dividono il centro di Haifa dall’area controllata da Hezbollah nel Sud del Libano e i gruppi del terrore che tengono ostaggio quelle porzioni di territorio sono costantemente finanziate, armate e sostenute da un paese, l’Iran, il cui regime dichiara da vent’anni di perseguire la distruzione dello Stato di Israele. Immaginate l’aeroporto di Heathrow minacciato da un enclave terrorista a Brighton o Oxford o il centro di Roma sotto tiro di missili acquartierati a Viterbo o Sabaudia oppure ancora Parigi sotto la minaccia di un’area controllata dai terroristi a Rouen. Impossibile e inimmaginabile. Invece per Israele è la realtà quotidiana. La vita in 15 secondi: il tempo stimato fra l’inizio dell’ululato delle sirene e il possibile impatto di un missile di Hamas in asili nido, scuole, uffici, fabbriche, case, residenze per anziani, ospedali. Questa è la realtà di chi vive In Israele. E non c’è “sproporzione” nella reazione militare di Israele: soltanto la legittima difesa di un paese democratico che non può vivere sotto la costante minaccia di gruppi terroristi sostenuti da regimi che predicano l’annientamento di Israele. Di questo dovrebbero tenere conto l’Europa, troppo silenziosa in questi giorni in cui la democrazia israeliana è sotto un attacco senza precedenti e rendersi contro che sia tempo di agire. La comunità internazionale dovrebbe, poi, porsi un obiettivo chiaro: lo smantellamento delle capacità militare di Hamas nella striscia di Gaza. Hamas è considerata sia dall’Unione Europea che dagli Usa un’organizzazione terrorista e come tale è legittimo mettere in cantiere ogni azione necessaria per contrastarne i flussi finanziari e le forniture belliche. I recenti missili lanciati da Gaza sono in gran parte di fabbricazione iraniana o parzialmente fabbricati in Iran e poi assemblati nelle officine clandestine di Gaza. Hamas è tecnicamente in “proxy” dell’Iran e vanno promosse azioni più efficaci per evitare futuri trasferimenti di tecnologia bellica a cominciare da un più efficace montaggio delle rotte marittime che uniscono le coste dell’Iran nel Golfo Persico all’enclave di Gaza attraverso il Mar Rosso. Andrà poi messa in cantiere una più efficace azione internazionale per contrastare il network della “Fratellanza Musulmana” il vero “backbone” politico di Hamas a livello internazionale. In tal senso un chiarimento con Turchia e Qatar non è più prorogabile. Per quanto tempo la Nato potrà ancora tollerare fra i suoi membri un regime come quello di Erdogan, che dichiara Israele uno stato “terrorista” e che, insieme al Qatar, sostiene e finanza la rete della Fratellanza Musulmana e molti gruppi del terrore a cominciare da Hamas? La necessità di un chiarimento con la Turchia è reso ancora più urgente proprio nel momento in cui il mondo arabo non è più classificabile e interpretabile con le lenti del passato: il confronto fra sciiti e sunniti e la “questione palestinese”.
Oggi il mondo arabo si divide sempre più fra “innovatori” e “conservatori”, fra chi vuole riformare l’Islam e renderlo pienamente compatibile con stato di diritto e democrazia e infine fra sostenitori degli “Accordi di Abramo” e suoi nemici. E le scelte innovative degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrein, del Marocco e del Sudan che, siglando gli Accordi di Abramo, hanno avviato un processo di piena normalizzazione dei rapporti con Israele, rappresentano la vera novità che andrebbe sostenuta con più convinzione in Europa e in occidente. Hamas sopravvive esclusivamente grazie al sostegno militare del regime di Teheran, al sostegno economico dell’emirato del Qatar, al sostegno politico e diplomatico del regime di Ankara. La forza di Hamas è tutta qui e il fiume di denaro e armamenti che riceve costantemente le permettono di dominare più o meno indisturbata la striscia di Gaza, minacciando e rendendo instabile anche il più moderato governo dell’Autorità Palestinese di Ramallah nella West Bank. La rete della Fratellanza Musulmana è poi molto attiva anche in Europa con il sostengo a molte moschee, imam e comunità. In Italia il vero terminale della Fratellanza è l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (UCOII), molto radicata in tutto il paese, da sempre su posizioni molto radicali e aperta sostenitrice, e finanziatrice, di Hamas. La stabilità del Mediterraneo orientale è certamente un interesse “nazionale” italiano ed europeo. E tale stabilità è sicuramente legata alla sicurezza di Israele ed al contrasto sistematico delle organizzazioni del terrore di Hamas ed Hezbollah.