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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Informazione Corretta - La Stampa - Il Foglio - Corriere della Sera - Agenzia Radicale Rassegna Stampa
21.03.2012 Tolosa: l'assassino è un terrorista islamico,antisemita perchè odia Israele e gli ebrei. Non esiste distinzione fra antisemitismo e antisionismo
Commenti di Deborah Fait, Giulio Meotti, Alan Baumann, Elena Lattes. Cronaca di Aldo Baquis. Elie Wiesel intervistato da Alessandra Farkas

Testata:Informazione Corretta - La Stampa - Il Foglio - Corriere della Sera - Agenzia Radicale
Autore: Deborah Fait - Aldo Baquis - Giulio Meotti - Alessandra Farkas - Alan Baumann - Elena Lattes
Titolo: «Gerusalemme rivede la Francia ostile degli Anni '30 - Esodo dalla Francia - Qualcosa di malvagio agita gli animi del mondo - La facilità di essere antisemiti - In Francia tentazioni antisemite?»

Il terrorista assassino di Tolosa è stato catturato e le sue dichiarazioni non lasciano spazio a nessun dubbio. Si tratta di terrorismo islamico e antisemita. Sarebbe successo anche in Italia se il probabile attentatore non fosse stato arrestato a Brescia. Terrorista islamista, di origini marocchine, aveva già predisposto l'attentato alla sinagoga di Milano. Se non c'è stata una strage è solo grazie al suo arresto.
A Tolosa si tratta di Mohammed Merah, un 24enne con legami con Al Qaeda che in epoca recente si sarebbe recato nella regione al confine tra Pakistan e Afghanistan dove si sarebbe avvicinato al terrorismo.
Merah ha dichiarato di aver agito per vendicare 'i bambini palestinesi'.
E' solo l'ennesima dimostrazione di ciò che IC sostiene da sempre, non c'è distinzione fra antisionismo e antisemitismo. Le vittime di Tolosa sono solo uno degli episodi. Chi odia Israele odia gli ebrei ed è antisemita.
Non è più possibile minimizzare e catalogare questi fatti come semplice 'terrorismo'.

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/03/2012, a pag. 10, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Gerusalemme rivede la Francia ostile degli Anni '30 ". Dal FOGLIO, a pag. 1-4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Esodo dalla Francia ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 19, l'intervista di Alessandra Farkas a Elie Wiesel dal titolo " Qualcosa di malvagio agita gli animi del mondo ". Da L'IDEALE l'articolo di Alan Baumann dal titolo " La facilità di essere antisemiti  ". Da AGENZIA RADICALE l'articolo di Elena Lattes dal titolo "In Francia tentazioni antisemite?  ".
Ecco i pezzi, preceduti dall'articolo di Deborah Fait dal titolo " Dopo la Shoah quanti bambini devono ancora morire perchè ebrei ? ".

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di questa mattina
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=43857

INFORMAZIONE CORRETTA - Deborah Fait : " Dopo la Shoah quanti bambini devono ancora morire perchè ebrei ?  "


Deborah Fait

«Il tanfo dell'antisemitismo è ancora qui e bisogna proteggersi», ha  detto Claude Gueant, un funzionario del governo francese, parlando nella scuola Gan Rachi di Tolosa, davanti agli alunni, gli insegnanti e i membri della comunità ebraica, dopo il minuto di silenzio osservato oggi alle 11 in tutte le scuole di Francia. «Tutti i francesi sono oggi al vostro fianco per esprimere il loro rifiuto della barbarie e dell'orrore».
Scusate se non saro' misurata nello scrivere, non lo sono mai e oggi non ho nessuna voglia di controllare i miei sentimenti e le mie emozioni.
La prima emozione che ho provato alla notizia della strage e' stato un senso di schifo, di enorme immenso schifo seguito da una rabbia senza pari e poi da un dolore lancinante.
Avrei voluto averlo qui l'assassino, avrei voluto averlo tra le mani esattamente come avrei voluto avere tra le mani gli assassini della famiglia Fogel quando un anno fa sgozzarono i nostri fratelli di Itamar, tre bambini sgozzati con i loro genitori.
Rabbia, schifo per questo tanfo antisemita che scorazza per il mondo indisturbato, che ammazza bambini, gli spara a bruciapelo, li sgozza, li uccide perche' sono ebrei.
Abbiamo avuto persecuzioni, abbiamo avuto la Shoa', UNMILIONEEMEZZO di bambini ebrei assassinati, gasati, torturati,  gettati nelle fosse comuni ancora vivi.
Abbiamo qui in Israele una mattanza che dura da quasi un secolo.
Bambini ebrei uccisi, bambini ebrei terrorizzati, bambini ebrei orfani di 6 guerre e di terrorismo, bambini ebrei che devono correre nei rifugi invece di giocare nei parchi, bambini ebrei che devono vivere per giorni interi  nei rifugi invece di andare a scuola spensierati.
Bambini ebrei che hanno 15 secondi per nascondersi e sopravvivere quando cadono i missili
Non basta?
Dopo la Shoa' quanti bambini  devono ancora morire perche' ebrei?
Dopo la Shoa' quanti bambini  devono aver ancora paura di essere ebrei?
Dopo la Shoa' quanti bambini ebrei devono ancora crescere nel terrore?
Dopo la Shoa' ancora non riusciamo a proteggere i nostri piccoli ebrei dagli orchi nazisti, islamisti, da chi li odia e non vuole che crescano e sorridano al mondo?
Non basta ?
Cosa vogliono da noi?
Non basta?
Vogliono che lasciamo l'Europa, che abbandoniamo Israele, che ci dissolviamo, che l'ebreo sparisca dal mondo ?
Cosa vogliono da noi?
Non si sa chi sia l'assassino di Tolosa,  a me non interessa, vorrei averlo qui per urlargli tutto il mio schifo chiunque esso sia.
E' un nazista?
E che importa? oggi e' un nazista, ieri era un arabo, domani sara' qualcun altro, non importa chi commette il crimine, quello che importa e' che l'obiettivo  e' sempre l'ebreo e se bambino meglio ancora.
"Il tanfo dell'antisemitismo" dice il funzionario del governo. Si,  ma non e' di oggi, ne' di ieri, il tanfo esiste da secoli, e' uscito da sotto le ceneri di Auschwitz e lo si sente da lontano.
E' la puzza dell'odio che, per soddisfarsi,  vuole la morte dell'ebreo.
Come mai se ne sono accorti solo oggi, solo dopo gli ultimi bambini morti?
Il tanfo esce dalle organizzazioni pacifondaie, dalle ong antisemite, dalle universita' dove si festeggia, ogni anno per una settimana intera,  l'odio per Israele, dalle conferenze internazionali  tipo Durban 1, 2, 3, dalla negazione di Israele, dal  riufiuto di riconoscere agli ebrei il diritto di esistere e di respirare senza paura, dalla vergogna dell'ONU e delle sue varie barbare organizzazioni .
Il tanfo esce da quei 15 secondi per non morire quando da Gaza bombardano un milione di cittadini israeliani.
Il tanfo e' uscito dall'assassinio di Stefano Tache' ammazzato a due anni, da un arabo che ha falciato col mitra gli ebrei che uscivano dalla sinagoga di Roma.
Il tanfo e' uscito dalla scuola di Maalot, in Galilea, dove arabi hanno ammazzato 29 bambini  ebrei sparandogli a bruciapelo mentre, terrorizzati,  si nascondavano sotto i banchi.
Un tanfo tremendo, una puzza immonda e, a parte noi che ne siamo travolti, gli altri si tappano il naso.
Ci dicono che ci sentiamo sempre vittime.
Peggio, ci dicono "andate via, lasciate Israele agli arabi e nessuno vi ammazzera' piu' ".
E allora, quando non c'era Israele perche' ci ammazzavano? Per passare il tempo?
Quante volte me lo sono sentita dire che "fate sempre le vittime", che "eravamo i soliti che si piangevano addosso e che vedevano antisemitismo dappertutto", quante stramaledette  volte e quante volte reagivo col groppo in gola senza poter parlare perche' l'ingiustizia del non voler capire mi toglie le forze.
il tanfo oggi ce lo ha fatto sentire la solita baronessa Ashton, quella che va da hamas, quella che ha scritto "Israele ti odio" in fronte, quella che se potesse  ci farebbe scomparire inghiottiti dall'inferno arabo.
La baronessa dunque, la piu' alta rappresentante dell'Unione Europea, ha paragonato le piccole vittime di Tolosa ai bambini di Gaza e per questo adesso si chiedono le sue dimissioni:
 http://www.facebook.com/pages/Catherine-Ashton-Resign/193414684008258
 
In Francia il tanfo lo respirano da anni ma senza reagire, senza protestare, tanto sono gli ebrei, i soliti ebrei a  doverlo respirare.
Nel 2006 Ilan Halimi, rapito, torturato fino alla morte e gettato per la strada.
Hanno detto che non era antisemitismo, era un ragazzo ebreo di 23 anni, Ilan.
I suoi aguzzini  hanno detto di averlo preso perche' gli ebrei sono ricchi ma le autorita' hanno negato l'antisemitismo:
Un buon deodorante e il tanfo sparisce.
Sono state bombardate scuole ebraiche, sono state incendiate scuole ebraiche, sono stati bastonati ebrei per la strada, sono stati dissacrati cimiteri ebraici, colpite sinagoghe con bombe incediarie.
Ma non e' antisemitismo, dicevano, criminalita' non odio razziale, dicevano, mentre agitavano le bombolette di deodorante per nascondere la puzza in attesa che noi dimenticassimo.
Piu' di 100.000 francesi sono venuti in Israele  in un solo anno a causa di quella puzza irrespirabile ma le autorita' non se ne sono mai  accorte.
Non hanno voluto capire.
Ieri altri tre bambini, Gabriel di 4 anni, Arieh di 5 anni, Miriam di 7 anni e un giovane papa' di 30 anni.
Ebrei morti assassinati perche' ebrei.
Quanti ancora prima che il mondo si accorga che Auschwitz non e' mai finito?
Quanti ancora?
Riposino in pace insieme a milioni di altri bambini ebrei, riposino in pace in Erez Israel e che la terra sia loro lieve.

La STAMPA - Aldo Baquis : "Gerusalemme rivede la Francia ostile degli Anni '30 "

Immagini in prima pagina grondanti del sangue di bambini ebrei e di tre neo-nazisti, impettiti di fronte a una bandiera con la svastica, sospettati in un primo momento di essere coinvolti nella strage nella scuola ebraica di Tolosa. Non c’è dubbio che ieri negli animi di molti israeliani si sono risvegliati i traumi passati nei confronti del vecchio continente europeo.

Formalmente, Israele non ha espresso alcuna rimostranza nei confronti delle autorità francesi. Il premier Benyamin Netanyahu ha anzi parlato a più riprese con Sarkozy, si è detto certo che la Francia catturerà e punirà i colpevoli, e Israele stesso - se venisse richiesto - potrebbe dare assistenza. Apprezzamento è stato pure espresso per la sospensione della campagna elettorale.

Ma in alcuni commenti stampa sono affiorati sentimenti più profondi e sofferti. Nel suo editoriale il Jerusalem Post ha denunciato la ripresa dell’antisemitismo in Francia, a partire dal 2000. Gli atti di violenza nei loro confronti - ha aggiunto - hanno toccato un record in occasione della Operazione Piombo fuso condotta da Israele contro Hamas a Gaza, tre anni fa, per lo più da parte di attivisti islamici. «Una forte xenofobia e l’estremismo di destra sono elementi ulteriori che minano alla base la sicurezza dei 500 mila ebrei francesi», secondo il giornale israeliano.

Anche su Maariv un commentatore, Ben-Dror Yemini, ha sostenuto che in Francia come altrove estremisti di destra, di sinistra e «jihadisti mondiali» concordano su un punto centrale: sulla necessità di combattere Israele e le comunità ebraiche che l’assecondano.

Il medesimo senso di pessimismo deterministico era stato espresso di recente dal premier Benyamin Netanyahu quando - parlando della minaccia iraniana negli Stati Uniti aveva menzionato un noto versetto della tradizione pasquale ebraica: «In ogni generazione c’è sempre chi ci vuole annientare».

La sensazione profonda di Israele, a quanto pare, è di non riuscire nemmeno a dialogare con una parte dell’opinione pubblica occidentale. Proprio Netanyahu, lunedì, aveva biasimato la iniziativa giunta dal Consiglio per i diritti civili delle Nazioni Unite (e poi silurata in extremis) di invitare nei propri uffici di Ginevra un parlamentare di Hamas, Ismail al-Ashqar. Da quando in qua si era chiesto il premier - si invitano terroristi a parlare di diritti civili?

E mentre questo interrogativo era ancora sospeso in aria sono giunte dichiarazioni di Catherine Ashton (riportate in maniera sommaria) da cui sembrava avesse tracciato un parallelo fra i bambini ebrei uccisi a Tolosa e i bambini di Gaza. La Ashton ha poi precisato meglio il suo pensiero: ma Israele non si è persuaso ed ha mantenuto la sensazione che chi nella stessa frase mescola fra l’altro i piccoli ebrei uccisi perché tali con bambini belgi periti in un incidente stradale non ha ancora compreso che le ferite storiche del popolo ebraico non si sono ancora cicatrizzate.

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Esodo dalla Francia "


Giulio Meotti

Roma. Il rabbino Jonathan Sandler, ucciso due giorni fa nella scuola ebraica di Tolosa assieme ai due figli e a un’altra bambina, aveva compiuto il percorso inverso: da Israele alla Francia. Prima di insegnare nella “ville rose”, capitale del sud-ovest francese, Sandler aveva studiato in una yeshiva, una scuola religiosa di Gerusalemme, ed era cresciuto nel quartiere di Kiryat Hayovel, con le sue case che risalgono agli anni Cinquanta. Sandler era tornato a Tolosa perché, raccontava, la città “è più tranquilla di Gerusalemme”, un luogo ideale dunque per studiare e insegnare. Adesso sullo sfondo della grande comunità ebraica di Francia si staglia il peso ingombrante di una parola strana e orientale: alyah (termine ebraico che significa “salire alla Terra”). E’ la fuga in Israele. In virtù della “legge del ritorno”, tutti gli ebrei, nati e cresciuti al di fuori di Israele, hanno diritto legittimo di vivere in Israele e di esserne cittadini. Le vittime della scuola di Tolosa avevano tutte il doppio passaporto, francese e israeliano. Parlando al Global Forum for Combating Antisemitism, l’esperto di islam Daniel Pipes ha parlato di un “esodo” degli ebrei della Diaspora europea verso Israele. Secondo Pipes, è una migrazione che potrebbe “replicare l’esodo di ebrei dai paesi islamici dopo la Seconda guerra mondiale”. Una stima troppo pessimistica forse, ma il fenomeno è allarmante. Ieri il quotidiano israeliano Jerusalem Post, citando statistiche governative di Gerusalemme, parlava di un ventisei per cento di ebrei francesi pronti a fare le valigie e a partire per lo stato ebraico, dove già vivono centomila cittadini con passaporto francese (fra di loro, il caporale Gilad Shalit). Simbolo di questa emigrazione di massa sono le numerose acquisizioni immobiliari compiute in Israele in questi anni dagli ebrei parigini e della Provenza. Intere schiere di villette e appartamenti rimasti vuoti ma pronti in caso la situazione volga al peggio in Francia, come è successo a Tolosa. Secondo il professor Eric Cohen, che ne ha scritto sul magazine dell’ebraismo francese Arche, le prime tre cause di inquietudine della comunità sono nell’ordine terrorismo, antisemitismo e razzismo. Oltre all’“intifada des banlieue” (intifada delle periferie), scoppiata nelle grandi periferie dal 2000, ci sono gli attacchi alle sinagoghe, ai cimiteri, ai centri comunitari e alle scuole ebraiche. Senza contare gli affronti che ogni giorno gli ebrei devono subire per strada, o a scuola, dove è diventato sempre più difficile insegnare la storia degli ebrei, il caso Dreyfus, il medio oriente e la Shoah. C’è poi una stima più realistica di 30-33 mila ebrei pronti a partire – il sei per cento di quelli presenti in Francia, oltre mezzo milione – che si basa su un sondaggio del Fondo sociale ebreo unificato, realizzato nel 2002 e aggiornato di anno in anno. Dopo la Seconda guerra mondiale, la comunità ebraica francese si è triplicata, l’unica in Europa a essere aumentata. Ma è anche una comunità che sta progressivamente morendo. Ogni anno circa duemila ebrei lasciano il paese per non farvi ritorno, una cifra enorme che supera di gran lunga la storica alyah americana. La tendenza alla fuga è una realtà dal 1948, quando gli ebrei che hanno lasciato la Francia per Israele sono stati circa 70 mila. La strage di Tolosa causerà forse un’accelerazione delle partenze. Il trend è costante dal 2000: 2.500 persone nel 2002, 3.000 nel 2005, 2.802 nel 2006, 2.659 nel 2007, 2.000 nel 2009 e così via. Si parla persino di una “aliyah Boeing”: ebrei francesi che ogni weekend volano in Israele. Ci sono corsi di preparazione all’emigrazione. Per mesi i candidati studiano la lingua e vengono orientati per la ricerca di un lavoro o di una scuola per i bambini. L’ex rappresentante dell’Agenzia ebraica in Francia, Menahem Gourary, ha parlato della previsione di una partenza probabile di trentamila ebrei verso Israele “in un futuro prossimo”. Da parte di Gerusalemme ci sarebbe da anni un progetto per rimpatriare gli ebrei dalla Francia.

CORRIERE della SERA - Alessandra Farkas : " Qualcosa di malvagio agita gli animi del mondo "


Alessandra Farkas, Elie Wiesel

«Dopo la guerra credevo di non dover mai più assistere al massacro di bambini ebrei, uccisi soltanto in quanto ebrei. Mi sono sbagliato: qualcosa di terribilmente malvagio continua ad agitare gli animi di questo nostro mondo».
Elie Wiesel, il grande scrittore sopravvissuto ad Auschwitz e Premio Nobel per la pace nel 1986, ha la voce rotta dalla commozione mentre cerca di dare un senso a un'altra tragedia che lo rituffa indietro nel passato. A quella notte senza luna del 1944 — immortalata nel suo capolavoro La Notte (Giuntina) — quando arrivò nel campo di Auschwitz per diventare un numero tatuato sul braccio, A-7713, e da cui tornerà orfano. «È stato l'ennesimo tuffo al cuore», spiega al Corriere l'84enne Wiesel.
Abbiamo collettivamente trascurato i segnali che avrebbero potuto aiutarci a prevenire l'eccidio di Tolosa? E se sì, di chi è la colpa?
«Non sono un esperto di intelligence e non posso sapere quale tipo di informazione avevano ricevuto i servizi segreti francesi. Però questa strage doveva e poteva essere evitata».
In che modo?
«Un tempo i servizi di sicurezza israeliani proteggevano i cittadini ebrei e le istituzioni ebraiche in tutto il mondo, soprattutto in Europa. Ma negli ultimi anni questi non sono bene accetti dalle autorità dei vari Paesi e ciò è un vero problema. Si è creato un vuoto che ovviamente le polizie locali non hanno saputo colmare. Vorrei sapere perché i detective israeliani sono stati costretti a fare le valigie».
Quando se ne sono andati?
«Una decina di anni fa circa e francamente è un vero mistero visto che si tratta di un'industria gigantesca e molto efficiente che protegge i privati e le istituzioni di tutto il mondo, non solo ebrei. Quello che è successo pesa sulla coscienza della polizia francese».
Si è chiesto il perché di questa mattanza?
«Non esiste un perché. Entrare nel tempio del sapere, dove giovani vulnerabili e innocenti non fanno null'altro che studiare e apprendere, soltanto per ucciderli, è la prova che un antisemita ancora oggi è disposto a oltrepassare i limiti dell'umanità. Si può forse chiamare uomo quello?».
Perché hanno colpito proprio quel bersaglio?
«Perché da sempre i nemici del popolo ebraico prendono di mira scuole e sinagoghe. Nel Medioevo, così come durante l'occupazione nazista dell'Europa, i luoghi di culto e studio furono i primi a essere bersagliati. E, immancabilmente, i primi a essere distrutti. Penso che chi ha colpito sia animato dallo stesso odio che infiammava i criminali nazisti».
La crescente ostilità dell'opinione pubblica europea contro il governo israeliano può aver giocato un ruolo?
«Che cosa c'entra la politica con una scuola dove dei giovani scolari vanno a studiare? Lo ripeto: chi ha colpito è un antisemita che odia ciecamente e visceralmente tutto ciò che è ebraico ed è disposto a qualsiasi cosa pur di colpire l'oggetto del suo disprezzo».
L'ultimo rapporto dell'Anti-Defamation League (Adl) pubblicato proprio oggi denuncia «livelli altissimi» di antisemitismo in ben dieci Paesi europei, dall'Italia all'Ungheria e dalla Spagna alla Polonia.
«L'antisemitismo sta espandendosi a macchia d'olio ovunque e dopo Auschwitz questo boom è a dir poco incredibile. Se Auschwitz non è riuscita a curare questo cancro profondo, che cosa potrà mai riuscirci?».
Gli ebrei europei sono dunque ancora vulnerabili?
«Purtroppo lo sono. Se una strage del genere è potuta accadere in una cittadina tranquilla come Tolosa, in futuro può accadere ovunque. Il pericolo è tra noi e tutti gli ebrei, giovani e vecchi, uomini e donne sono nel mirino di gente allevata solo per odiarci».
Che cosa possono fare gli ebrei per difendersi?
«Solo affidarsi alla competenza e serietà delle forze pubbliche dei vari Paesi, che hanno i mezzi ma forse non sempre la volontà per proteggere quelli che sono a tutti gli effetti loro cittadini. Ma il problema non riguarda solo gli ebrei europei. Io stesso nel 2007 fui vittima di un negazionista dell'Olocausto che a San Francisco tentò di sequestrarmi. Da allora sono costretto a girare ovunque con la scorta».
Arriverà mai il giorno in cui i bambini ebrei potranno andare a scuola senza paura di essere ammazzati?
«Continuo a sperare che quella nuova alba sorgerà un giorno sul nostro pianeta malato, ma oggi non posso fare a meno di essere pessimista. La priorità adesso è catturare il killer, poi si faccia un esame di coscienza collettivo perché ciò non accada mai più. Ma questa volta per davvero».

L'IDEALE - Alan Baumann : " La facilità di essere antisemiti "


le vittime dell'attentato di Tolosa

Non ho voluto redigere un articolo appena ricevuta la notizia del massacro di Tolosa. Ho preferito aspettare una giornata intera, sperando di scrivere pensieri meno a caldo. Le mie sensazioni rimangono però ardenti, restano la rabbia, il dolore, il timore per nuovi atti crudeli, l’angoscia di un padre per le persone che ama.
Quanto è avvenuto davanti la scuola ebraica non è purtroppo un fatto isolato. Innumerevoli gli attacchi  antisemiti contro i vivi ed i morti, purché “ebrei”: dalla profanazione dei cimiteri francesi agli attacchi terroristici contro le discoteche di Tel Aviv, contro le comunità ebraiche argentine o turche, all’uscita dal Tempio Maggiore di Roma nel 1982.
Dietro a tutto questo il forte sentimento antisemita, mascherato dall’antisionismo, l’antiisraelianismo, l’anticultura. I media possono trovarne infinite cause, prediligendo quell’invasione per opera del brutale stato ebraico, o ancora i responsabili del tradimento  che portò alla morte Gesù. Ovviamente suggerirei a tutti di rileggere la storia di quelle e di altre terre e semmai di prendersela contro i romani e contro gli arabi che da sempre uccidono altri arabi facendolo ricadere a scapito degli ebrei.
Un essere umano non può abituarsi ed  i fatti del ventesimo secolo lo provano. La memoria deve resistere, sconfiggere ogni negazione possibile. Siamo in pieno XXI secolo ed i nostri figli, tutti quanti, devono vivere sotto la protezione delle autorità pubbliche solo perché “ebrei”.
Non è giusto. Non importa se si tratta dei gesti di un folle, di un neonazista libero di agire, della Jihad, dei poveri palestinesi che inviano centinaia di missili sulle città israeliane e per questo l’Egitto si offende per le reazioni “ebraiche, oppure della mamma di Arrigoni – amministratore pubblico, sindaco di Bulciago - che non ha voluto che la salma del figlio passasse per il territorio israeliano ed ovviamente non se l’è presa con i palestinesi che le hanno ucciso il figlio. Tutto questo non è giusto e di questo mi accuso non perché ebreo ma perché europeo e “occidentale”.
Siamo noi europei desiderosi di migliorare i rapporti economici, che aspettiamo con ansia la guerra dall’altro lato del Mediterraneo, tanto è che la Francia ci stava due settimane prima dello scatenarsi della guerra civile e per anni ha voluto dimenticare che Gilad Shalit non era solo un soldato rapito, ma anche un ragazzo francese.
Questa lunga primavera araba si è scatenata e perdura sotto la nostra egida.
Solo pochi giorni fa pensavo a quanto la sinistra europea – in particolare quella italiana -  spinga la grande maggioranza dell’ebraismo a non potersi più schierare “a gauche”: non capisco perché all’entrata della redazione di un giornale vi sia una bandiera palestinese e non posso ascoltare il discorso di un ex onorevole notando che non sono riusciti a pensare all’Italia – poi si chiedono il motivo della mancata rielezione – perché preferiscono investire le forze a fianco dei gruppi di liberazione della Palestina, anzi liberazione dall’ebraismo. Ho visto in questi anni le manifestazioni contro chi osa difendersi, ma nulla ieri sera al fianco dei bambini morti in Francia. Mi chiedo come avrebbe reagito l’Europa se l’attentatore fosse stato arabo: tre dei quattro uccisi avrebbero sempre avuto 3,6 e 8 anni e sarebbero stati visti come francoisraeliani o israelofrancesi, francesi di religione ebraica o ebrei stabilitesi in Francia o peggio ancora: esponenti di uno stato aggressore? Non sopporto di non poter essere di sinistra se non filo palestinese. Non accetto che per essere filo qualcuno si debba automaticamente essere contro qualcun altro.
Mi permetto un suggerimento a questi grandi uomini di Stato: suggerite agli egiziani di riprendersi Gaza, chiedete ai Giordani di rivolere la Cisgiordania e di non continuare tutti quanti ad utilizzare i loro fratelli come pretesto per arricchire il loro antiebraismo del benestare occidentale, nazifascista, estremista cristiano o semplicemente servo del petrolio. L’antisemitismo non è sempre latente e va tenuto d’occhio in ogni istante, dagli episodi nelle scuole, alle legittimazioni politiche.
Frequentavo il quinto liceo quando in un bagno dell’istituto scolastico apparve la scritta “Juden Raus” e chiaramente ero l’unico ebreo. Immediatamente il preside entrò nella classe e fece un lungo discorso contro il razzismo, fissando – non potendolo accusare perché privo di prove – l’unico che, visto il cognome che sembrava di chiare origini tedesche, poteva sembrare il responsabile: l’alunno si chiamava Baumann.

AGENZIA RADICALE - Elena Lattes : " In Francia tentazioni antisemite? "


Nicolas Sarkozy

C'è chi sostiene che l'attentato di ieri alla scuola ebraica di Tolosa sia stato perpetrato da un serial killer che poco ha a che vedere con l'antisemitismo. Di questo non si può essere certi, come non si può essere certi del contrario. Le indagini, ci si augura, potrebbero far luce sulla verità. Di sicuro però c'è che in Francia l'atmosfera generale non è tra le più amichevoli verso gli ebrei.

Già qualche anno fa Ariel Sharon portò all'attenzione mediatica il problema (perché fa più notizia  la dichiarazione di un politico che la realtà sul terreno, per quanto possa essere drammatica), invitando gli ebrei francesi a trasferirsi in Israele per fuggire dall'antisemitismo d'oltralpe.

Da allora l'antisemitismo non è affatto diminuito. Anzi, gli ebrei a Parigi e in molte altre città, soprattutto se sono giovani e osservanti, sono alla mercé di aggressori di vario tipo, specialmente da parte dei loro coetanei maghrebini.

L'ultimo episodio si è verificato all'inizio della scorsa settimana quando un gruppetto di liceali con in testa la kippà (la “papalina”) all'uscita da scuola sono stati avvicinati da due giovani di origine africana che, con una scusa hanno cominciato a colpirli violentemente sul viso, supportati poi da altri otto coetanei. Una delle vittime è finita a terra, con la testa rotta e soltanto l'intervento di due assistenti sociali che passavano lì per caso, ha evitato il peggio.

Questi attacchi in genere vengono seguiti da riunioni delle autorità locali e da relative dichiarazioni di buone intenzioni per prevenirle e contrastarle, ma in pratica poi poco o nulla viene fatto.

Alla fine di febbraio la giornalista Audrey Pulvar e il suo compagno, il deputato socialista Arnaud De Montebourg furono aggrediti da giovani di estrema destra al grido di slogan razzisti e antisemiti.

Ci sono voluti quasi due anni perché il gruppo “Forsane Alizza”, fondato nel 2010 e capeggiato da Achamlane Moahmed, che allenava i propri adepti alla lotta armata, venisse chiuso nel 2012.

L'università di Parigi ha deciso addirittura la chiusura amministrativa per due giorni dell'ateneo a fine febbraio, in seguito alle minacce ricevute dal Collettivo Palestinese, organizzatore di una conferenza sull'”apartheid” e sul boicottaggio dei prodotti israeliani che avrebbe voluto occupare tutto il campus.

E poi: Youssouf Fofana, il capo della “Banda dei barbari” che nel 2006 rapì, torturò e uccise il 23enne Ilan Halimi, dal carcere dove è detenuto ha potuto tranquillamente girare una quindicina di filmati nei quali, avvolto in una kefià con lo sfondo della parete della sua cella, incita alla guerra santa e pubblicarli su Youtube.

Per non parlare di Emma, la ragazza appartenente alla stessa banda, che fece da esca per intrappolare il ragazzo ebreo e che sedusse il direttore del carcere nel quale scontava la pena. Condannata a 9 anni nel 2010, nel gennaio scorso (a poco più di 12 mesi dalla sentenza della Corte d'appello) è stata liberata.

La direttrice dell'Istituto per la Giustizia, Laurence Havel, ha scritto: “Nonostante l'assenza di rimorsi e l'atrocità del crimine, gran parte dei colpevoli oggi sono liberi e la Giustizia ha cominciato a scarcerare i maggiori responsabili”.

Scrisse la mamma di Ilan Halimi, nel diario di quei terribili 24 giorni durante i quali il figlio venne torturato e ucciso, quando volle trasferire la salma di suo figlio in Israele un anno dopo, nel 2007: “l’ho fatto uscire di qui perché un giorno voi sarete liberi, e sareste potuti venire a sputare sulla sua tomba.” Da allora pare che nulla sia cambiato: gli ebrei sono un obiettivo facile e appetibile.

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