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fiom.cgil.it Rassegna Stampa
02.02.2006 La Fiom si schiera subito: "soldi ad Hamas"
un articolo sul sito intenet del sindacato metalmeccanici della Cgil

Testata:fiom.cgil.it
Autore: Alessandra Mecozzi
Titolo: «Di ritorno dalla Palestina»

Mercoledì 1 Febbraio, dal sito internet della Fiom, l’organizzazione sindacale dei metalmeccanici che fa riferimento alla CGIL, si legge un resoconto di Alessandra Mecozzi sulle elezioni palestinesi,  pieno di pregiudizi e censure.

 

Riportiamo alcune parti dell’articolo, commentando via via i contenuti di esso.

 

 

La prima amara sorpresa, arrivando a Gaza, è stata scoprire che l'UNDP (Nazioni Unite) diversamente dallo scorso anno (elezioni presidenziali) aveva deciso di non avere un ufficio di coordinamento per osservatori, che l'Unione Europea su 200 osservatori ufficiali, ne aveva lasciati a Gaza  solo 6, chiusi in un appartamento, con il divieto di muoversi oltre la cerchia della città e di qualche zona vicina, per motivi di "sicurezza". Ai parlamentari europei presenti sono stati imposti gli stessi limiti. Proprio in un momento importante, di espressione democratica (così tanto reclamata anche dall'UE) della popolazione palestinese, le istituzioni sovranazionali li avevano abbandonati, dichiarando apertamente che chi vi si recava, in particolare al sud, verso il confine con l'Egitto, lo faceva a suo rischio e pericolo. Una decisione che simbolicamente riassume e rappresenta una politica reticente e paurosa, via via passata da una ambigua "equidistanza" da occupati e occupanti ad un esplicito sostegno alla politica unilaterale di Sharon. Quel ritiro sembrava dire che la "insicurezza" era legata alla assenza dell'esercito israeliano! Ed è per questo che tutte le associazioni che abbiamo incontrato ci hanno ringraziato di essere lì: era una prova di fiducia nella loro reale voglia e capacità di partecipazione democratica.

 

 

Il resoconto inizia con la “sorpresa amara” della sindacalista di non aver trovato i funzionari ONU nella striscia di Gaza. Sembra ingenuità la sua, ma nasconde il motivo dell’assenza dei funzionari. E’ un dato di fatto che dopo lo sgombero da Gaza, quel territorio è stato teatro di violenze come i continui lanci dei missili Qassam in territorio israeliano, di scontri armati fra fazioni e di rapimento di giornalisti e funzionari onu. Chi era lì chiaramente era obbligato a connivere con il terrorismo delle organizzazioni armate. Ma di questo la sindacalista FIOM sembra non essersene resa conto. Addirittura scrive motivi di sicurezza virgolettato, come se la striscia di Gaza non ha visto episodi di violenza negli ultimi mesi.

 

Dopo una falsa descrizione idilliaca del processo elettorale, il resoconto continua spiegando la vincita del gruppo terroristico Hamas. Riportiamo alcune frasi

 

 

Pur disponendo di forti personalità (due delle quali, Yassine e Rantissi assassinati dall'esercito israeliano), non e mai stata nel gioco politico democratico (non faceva parte dell'OLP) e nei negoziati di pace, di cui ha anzi criticato radicalmente i risultati degli accordi di Oslo, ha scelto di affrontare per la prima volta la partecipazione politica e il giudizio popolare, entrando nel processo elettorale per il consiglio legislativo, cioè il parlamento palestinese (alle elezioni presidenziali non aveva partecipato).

 

 

Un grave errore scrivere che Hamas ha criticato i “risultati” degli accordi di Oslo. Come se l’organizzazione non avesse come obiettivo la distruzione dello Stato di Israele; infatti  secondo chi scrive sono solo i “risultati” ad essere stati “criticati” e non l’accordo con lo Stato d’Israele in quanto tale.

 

Il resoconto prosegue cercando di descrivere i motivi della vincita di Hamas.

 

 

Perché questo voto? Il nome con cui si e presentato Hamas alle elezioni è"cambiare e riformare", cioè quello che tutti reclamano e aspettano. 12 anni di governo di Fatah non hanno portato risultati ne dal punto di vista del processo di pace e dei diritti palestinesi, sociali e nazionali, che anzi sono regrediti con la costruzione del muro che ha esteso l occupazione, e, a detta anche di molti di al Fatah, la corruzione e l’utilizzo di risorse pubbliche per vantaggi personali erano esagerati.

 

 

Neanche a dirlo; secondo l’ufficio internazionale della FIOM la vittoria del gruppo terroristico è causata dal “muro”; ricordiamo che la barriera difensiva (che in molti chiamano “muro” sebbene solo una piccolissima parte è costituita in cemento) è servita a contrastare il terrorismo e non ad amplificarlo. Nel resoconto invece non compare nessuna accusa alla Autorità Nazionale Palestinese, colpevole di non aver fermato la violenza e di  non aver arrestato neanche un terrorista.

 

 

Il fallimento degli accordi di Oslo, venne sottolineato dalla esplosione della seconda intifada che in qualche modo esprimeva anche una critica alla direzione politica…

 

 

Quella che in questo articolo viene chiamata “seconda intifada” è stata la continua ondata di attentati terroristici contro innocenti civili israeliani, dopo che Arafat ha rifiutato l’ennesima offerta di pace proposta da Israele. Secondo la sindacalista la “seconda intifada…esprimeva anche una critica alla direzione politica (palestinese)”. Nasconde però il fatto che per “criticare” la corruzione dell’amministrazione palestinese sono stati fatti esplodere autobus israeliani con i bambini dentro.

 

Senza mai utilizzare la parola “terrorismo”, e senza mai parlare degli attentati kamikaze palestinesi il resoconto continua come se la violenza provenisse solo e soltanto dall’esercito israeliano.

 

 

La rioccupazione violenta delle città nel 2002, con l'operazione "defensive shield" …

per impedire le continue stragi terroristiche

 

 

l'implacabile costruzione del muro che sempre più ha evidenziato una politica di annessione di ulteriori porzioni di territori

 

 

Una grande bugia; una barriera che è servita per impedire ai terroristi di entrare in Israele e compiere stragi. Inoltre è stato continuamente smentito dal governo israeliano che questa barriera possa essere considerata un confine.

 

 

insieme alla umiliazione politica dell'imprigionamento di Arafat fino alla sua tuttora misteriosa morte

 

 

Non poteva mancare da parte della sindacalista della CGIL l’indiscutibile difesa di Arafat, umiliato perché imprigionato; e ricordiamo che è stato imprigionato perché non ha impedito i continui attentati terroristici in territorio israeliano. Inoltre, con molta dietrologia si parla della “misteriosa” morte, cercando in qualche modo, senza alcuna minima prova, di accusare Israele di essere responsabile della sua morte.

 

Ma proseguendo con il comunicato si arriva all’auspicio di questa organizzazione sindacale; finanziare il governo di Hamas.

 

 

E adesso (l’Europa) vorrebbe, come gli Stati Uniti, sottoporre una intera popolazione ad un'altra punizione collettiva tagliando i fondi che alimentano oltre 100.000 stipendi, se Hamas non rinuncia alle armi e non riconosce lo Stato di Israele, senza nulla dire sulla prospettiva, in una situazione in cui il processo di pace è palesemente morto, e senza nulla chiedere all'autore di violazioni macroscopiche del diritto internazionale e dei diritti umani della popolazione occupata: il Governo di Israele, la cui politica, e non la popolazione israeliana, avrebbe da tempo meritato sanzioni internazionali, richiesta finora inascoltata della Campagna europea di associazioni e sindacati (anche palestinesi e israeliane) per le sanzioni contro l’occupazione.

 

 

Senza porre minimante il problema che Hamas è l’organizzazione che oggi minaccia più degli altri i diritti dell’uomo, proponendo lo sterminio di tutti gli ebrei del mondo (così si legge nello statuto di questa organizzazione), Alessandra Mecozzi considera la legittima difesa d’Israele da questa minaccia, “una violazione macroscopica del diritto internazionale”.

 

 

Il resoconto si chiude proponendo una “nuova riflessione” per il “movimento per la pace”.

 

 

La prima, quella del…. rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani e nazionali dei palestinesi

 ( ma degli israeliani no? )

 

 

la seconda quella di guardare ad Hamas come una forza sociale, oggi politicamente rappresentativa della maggioranza della popolazione palestinese, con cui confrontare con chiarezza la nostra visione sulla pace, la giustizia, i diritti di donne e uomini, consapevoli della grande distanza e diversità da una visione religiosa integralista che era estranea alla società palestinese ed ha potuto affermarsi anche grazie agli errori dell’occidente e alla retorica armata e guerriera della “guerra al terrorismo”.

 

 

In sintesi il sindacatodei  metalmeccanici della CGIL non considerano un problema la minaccia all’esistenza dello Stato ebraico, e chiedono all’Europa di continuare a finanziare la futura ANP governata da Hamas.

 

 

L’articolo si può consultare per intero su questo link

 

 

http://www.fiom.cgil.it/ ciccando sul link “1 febbraio 2006, Ufficio internazionale. Di ritorno dalla Palestina”.


http://www.fiom.cgil.it/

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