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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.01.2016 Sottomissione e vergogna mondiale: le statue coperte ai musei capitolini 'per non offendere' il presidente iraniano Rohani
Commenti di Massimo Gramellini, Mattia Feltri, Pierluigi Battista

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Massimo Gramellini - Mattia Feltri - Pierluigi Battista
Titolo: «Sottomissione - Quei veli sulle nudità dei musei capitolini: eccesso di zelo per non turbare l'ospite - Rouhani e le statue coperte: la libertà non si contratta»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/01/2016, a pag. 1, con il titolo "Sottomissione", il Buongiorno di Massimo Gramellini; a pag. 7, con il titolo "Quei veli sulle nudità dei musei capitolini: eccesso di zelo per non turbare l'ospite", il commento di Mattia Feltri; dal CORRIERE della SERA, a pag. 31, con il titolo "Rouhani e le statue coperte: la libertà non si contratta", il commento di Pierluigi Battista.

LA STAMPA - Massimo Gramellini: "Sottomissione"

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Massimo Gramellini

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I musei capitolini durante la visita del presidente iraniano Hassan Rohani

I geni del cerimoniale che hanno inscatolato quattro statue peraltro velate del museo Capitolino nel timore che, vedendole, il presidente iraniano Rohani avesse uno sgomento ormonale e stracciasse i contratti con le nostre aziende sono i degni eredi di un certo modo di essere italiani: senza dignità. Quella vocazione a trattare l’ospite come se fosse un padrone. A fare i tedeschi con i tedeschi, gli iraniani con gli iraniani e gli esquimesi con gli esquimesi. A chiamare «rispetto» la smania tipica dei servi di compiacere chi li spaventa e si accingono a fregare. Su questa tradizione millenaria, figlia di mille invasioni e battaglie perdute anche con la propria coscienza, si innesta il tema modernissimo del comportamento asimmetrico con gli Stati musulmani. Se un’italiana va in Iran, si copre giustamente la testa. Se un iraniano viene in Italia, gli copriamo ingiustamente le statue. In un modo o nell’altro - in un mondo e nell’altro - a coprirci siamo sempre noi. E la suscettibilità da non urtare è sempre la loro. Ma se la presenza di donne sigillate da capo a piedi su un vialone di Baghdad urtasse la mia, di suscettibilità? Non credo che, per rispetto nei miei confronti, gli ayatollah consentirebbero loro di mettersi la minigonna.
Sarei curioso di sapere come funziona la sensibilità a corrente alternata del signor Rohani (le tette di marmo lo sconvolgono e i gay condannati a morte nel suo Paese no?) e di sentire cosa penserebbe mia nonna di questa ennesima arlecchinata italica: quando ero bambino mi insegnò che il primo modo di rispettare gli altri è non mancare di rispetto a se stessi.

LA STAMPA - Mattia Feltri: Quei veli sulle nudità dei musei capitolini: eccesso di zelo per non turbare l'ospite"

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Mattia Feltri

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Matteo Renzi con il presidente del regime degli ayatollah che vuole la distruzione di Israele

I poveri ragazzi di Palazzo Chigi non sapevano più che rispondere a Bbc e Cnn, e altre emittenti dal mondo, e testate giornalistiche varie, tutte molto interessate al caso delle statue dei Musei capitolini nascoste con pannelli perché le marmoree nudità non offendessero il presidente iraniano, Hassan Rohani. Infatti non hanno più risposto. E l’imbarazzo dov’essere lievitato fino alle sommità del governo, mute davanti agli impietosi e comodi rimproveri arrivati dalle opposizioni. La notizia che Matteo Renzi avesse fatto inscatolare la Venere capitolina e qualche altra statua altrettanto impudica, e l’indiscrezione che avesse fatto chiudere la sala Pietro da Cortona con la Venere esquilina e un Dioniso discinti per un sovrabbondante rispetto delle sensibilità islamiche, ha eccitato forzisti e leghisti e fratelli d’Italia che, invece, il giorno prima non avevano nulla da ridire sulle cerimonie riservate al capo di uno Stato che ammazza, mutila e tortura dissidenti e omosessuali, che lapida le donne adultere, anche se adultere contro la loro volontà, e che non riconosce l’esistenza dello Stato d’Israele. Il dettaglio non soltanto numerico di queste pratiche era stato diffuso da Nessuno tocchi Caino, invano: come al solito la politica ha seguito tortuose viuzze, forse perché ai suoi tempi Silvio Berlusconi non era stato meno benevolo con dittatori anche mediorientali. Però non si era mai spinto su così raffinate vette di piaggeria (le critiche al capo di Forza Italia arrivarono per motivi opposti: impietosito dalle amputazioni, aveva ridotato una statua di Marte con mezzi posticci).

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Fra l’altro non si è ben capito se le statue siano state occultate su richiesta degli iraniani o per eccesso di zelo degli italiani: secondo qualche spifferata è uno studiato omaggio del nostro governo, secondo spifferate ulteriori si è deciso tutto dopo un sopralluogo ai musei dello staff di Rohani: comunque, quando lunedì sera il presidente ha percorso il corridoio che doveva condurlo al luogo della conferenza stampa, gli è stata risparmiata la vista sconveniente di opere d’arte ignude da due millenni e mezzo. E così non soltanto la politica: come si dice in questi casi, «si è scatenata l’ironia del web». Si è ricordato al presidente del Consiglio la promessa di spendere un euro in cultura per ogni euro speso in sicurezza, gli si è ricordato il grido di vaporoso orgoglio dopo gli attentati di Parigi a dicembre («la bellezza è più forte della barbarie»), il precedente di un paravento gigliato che risparmiò le mascolinità di una scultura di Jeff Koons a un principe saudita, e lo si è irriso con una sfilata di immagini: il David di Michelangelo in mutande, la Venere di Milo col reggiseno, e poi l’album della storia dell’arte occidentale, nudo dopo nudo.
Dunque: l’ironia delle minoranze, l’ironia del web e infine l’ironia di testate straniere come il Figaro che nell’edizione on line ha cominciato il pezzo ricordando un motto internazionale: «A Roma fai come fanno i romani», regola unica per sopravviverci. E stavolta no: a Roma si fa come dicono gli iraniani, compresa una cena senza vino quando - ricorda ancora il Figaro - a Parigi una simile occasione fu cancellata per evitare collisioni fra laïcité e sharia. Stavolta si ha più l’impressione che la sharia abbia vinto per compiacente abbandono dell’avversario: gli affari in miliardi di euro che si prevede scaturiranno dagli incontri di questi giorni hanno consigliato a Renzi di ingoiarsi tante prese in giro. E a sera, prima dei tg, dead line per ogni dichiarazione importante, nessuno del Pd aveva ancora cercato di metterci una pezza, e pure qui verrebbe una battuta, ma ve la risparmiamo.

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista: "Rouhani e le statue coperte: la libertà non si contratta"

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Pierluigi Battista

Speriamo che quelle statue vengano svestite al più presto. Restituite alla loro nudità. Che poi significa restituite alla loro libertà. Averle ricoperte per non offendere l’ospite, il presidente iraniano Rouhani, è stato un segno di cedimento culturale. Una macchia. Non abbiamo nulla di cui vergognarci. Non dobbiamo pensare che la nudità dell’arte sia qualcosa di spregevole o di vergognoso. Consideriamo giustamente ridicoli i braghettoni con cui in passato il bigottismo cercava di coprire il nudo delle statue. E quel nudo ci racconta che nel nostro «stile di vita» la libertà artistica è parte integrante e imprescindibile della libertà tout court. Chi chiede che le nostre stature siano coperte manifesta un’arroganza culturale che dovremmo respingere, una pretesa di superiorità morale che possiamo spedire tranquillamente al mittente. Invece ci mettiamo sempre in difesa. Ammettiamo che, certo, quei nudi possono rappresentare qualcosa di sconveniente. Che dovremmo nasconderli per non dare all’ar-cigno ospite una brutta impressione.

Non vogliamo capire che la libertà d’espressione non è una cosa da maneggiare come fosse cosa impura. Non vogliamo capire che una battaglia culturale non è un atto bellicoso, ma un atto d’amore nei confronti di ciò che siamo e che siamo diventati pagando prezzi immensi. La libertà di vestirsi e di svestirsi, la libertà di comportarsi senza seguire i precetti e i dogmi, la libertà di separare politica e religione. Era lui, il presidente Rouhani, che avrebbe dovuto adattarsi per non offenderci, e non il contrario. E non dovrebbe essere un contratto in più, o una mossa diplomatica, a farci rinnegare, tra l’altro con modalità che sfiorano il ridicolo, quello che siamo, anche in manifestazioni estetiche apparentemente innocue. Senza sfregiare, sia pur simbolicamente, i monumenti di cui andiamo orgogliosi.

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