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Il Giornale - L'Opinione Rassegna Stampa
31.08.2012 Non Allineati, tutti d'accordo su una cosa sola: odio per Israele e Occidente
commenti di Fiamma Nirenstein, Stefano Magni

Testata:Il Giornale - L'Opinione
Autore: Fiamma Nirenstein - Stefano Magni
Titolo: «I 'non allineati' a Teheran, fiera d'odio per l'Occidente - Teheran subisce una beffa: Paesi Non Allineati fra loro»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 31/08/2012, a pag. 12, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " I «non allineati» a Teheran, fiera d'odio per l'Occidente". Dall'OPINIONE, a pag. 7, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Teheran subisce una beffa: Paesi Non Allineati fra loro ".

a destra, Ban Ki Moon, Mahmoud Ahmadinejad, Mohamed Morsi
Ecco i due articoli:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " I «non allineati» a Teheran, fiera d'odio per l'Occidente "


Fiamma Nirenstein

Un’assemblea piena di odio per l’Occidente, di affermazioni paranoiche e di incitamenti alla violenza e di minacce agli USA, a Israele, all’Occidente, e nessuno del nostro mondo che si alzi in piedi a protestare. Questo è lo spettacolo dell’assemblea del NAM, il Movimento dei 120 Paesi Non Allineati (su 190 complessivi dell’ONU) che ha aperto i suoi trionfali battenti della sua follia verbale e strategica a Teheran. Ma anche una fiera delle contraddizioni interne a un mondo che dopo la guerra fredda non ha trovato nessuna ragione di vita se non rimestare, ciascuno a suo modo, chi comunista, chi islamico, nell’odio antioccidentale. Le magnifiche sorti del nuovo mondo orwellian-islamico disegnato da Ahmadinejad, disegnano per esempio come “la bellezza della società umana” sia “attaccata e assediata dal grande sforzo di imporre un certo tipo di vita”, che poi è naturalmente la nostra vita, quella dell’Occidente.
Ahmadinejad promette quindi di cambiare il mondo alla sua maniera, e la conosciamo. L’assemblea del NAM ha una ghigna seriamente minacciosa, ma dall’altra parte invece si mostra subito con le sue falle interne. Tanto che, essendo Ban Ki Moon il maggiore controverso ospite dell’assemblea, Ahmadinejad non ha trovato di meglio che attaccare l’ONU, che “giustifica guerre e omicidi” dato che i governi di oggi sono “i negrieri di ieri”. Insomma un ospite d’onore che rappresenta un’assemblea spregevole.

Cominciamo dalle falle per poi passare alla realtà della minaccia: Teheran, con una dimostrazione di potere robustissima ce l’aveva fatta dunque ad avere ospite, nonostante l’opinione contraria di Obama, il segretario dell’ONU, Ban Ki Moon. Ban, la cui scelta resterà un colpa morale e un errore politico simile a quelli di Chamberlain, pure, forse memore della storia dell’altro secolo, ha cercato di lavare l’onta, per altro imperdonabile e di grande peso internazionale, di essere, con la sua carica di leader mondiale, l’ospite principale di un Paese criminale, che sostiene con le armi Assad, che minaccia di morte Israele, che nega la Shoah, che esporta il terrorismo e opprime i suoi cittadini in ogni modo. Ha cercato dunque sul posto di placare l’ira mondiale almeno un poco, denunciando“qualsiasi Stato membro che minaccia di distruggerne un altro (chi? Peccato, non l’ha detto) o che compie oltraggiosi tentativi di negare la storia” perché “mina i principi su cui siamo impegnati”.

Però quando Khamenei ha chiamato gli israeliani “lupi assetati di sangue” non si è alzato dal suo posto, non ha nemmeno mormorato un’esclamazione di sdegno. Invece, ed ecco la seconda profonda contraddizione del grande schieramento musulmano, lo scontro messianico fra sunniti e sciiti, molto accentuato dalla questione siriana si è presentato sul proscenio del NAM. IL presidente egiziano Mohammed Morsi, dopo Ban senz’altro l’ospite più straordinario di Teheran che non aveva rapporti con l’Egitto dal tempo della pace di Sadat con Begin (1979, anno della rivoluzione) ha parlato dopo essere stato ripetutamente lodato dagli iraniani per il suo coraggio nel visitare l’antico antagonista, e non ha potuto perdere completamente la faccia del leader sunnita che è, ed ha accusato il regime siriano molto duramente, tacciando Assad e i suoi uomini del crimine di assassini del proprio popolo. I siriani inviati da Assad presenti in sala se ne sono andati oltraggiati, ma tutti sanno che è l’Iran il grande sostenitore di Assad, ed è ormai provato da molte fonti che gli iraniani sono presenti in forze, con armi e Guardie della Rivoluzione, in difesa del regime alawita.
Ma forse possiamo capire come si spera di ricomporre la questione guardando al discorso del sommo leader religioso Khamenei, che mentre ha detto fra le righe e nonostante le moine che di compromessi sull’atomica non ne vuole sapere (“energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno”)ha indicato l’orizzonte di “una transizione per creare un nuovo ordine internazionale e “il ruolo che il NAM vi deve giuocare”. Teheran si vede alla testa di questo schieramento antioccidentale, spinta avanti dalle rivoluzioni islamiche. Ha aggiunto che Israele e i “suoi scagnozzi” hanno compiuto qualsiasi crimine, aiutati dall’Occidente, e che gli USA parlano di diritti umani quando gli fa comodo mentre divengono torturatori e assassini per i loro interessi. Quanto a Israele si macchia di guerre, dei peggiori massacri e di terrorismo di stato. Nessuno dei presenti in sala si è alzato, nessuno ha protestato. Dunque, per l’Iran al di là del debole intervento di Ban Ki Moon che tuttavia era ed è rimasto tutto il tempo in sala, quello che si profila è di fatto un’utilizzazione dell’ONU ancora più antisraeliana di quella che si è avuta fino ad oggi,unita a un indebolimento dell’attenzione mondiale nei confronti dell’Iran.

E se sono giuste le notizie di questi giorni,anche l’intervento antisiriano di Mursi è riassorbibile in una sotterranea strategia, gestita soprattutto dal più filoccidentale fra i regimi islamici sunniti, quello saudita che tesse la possibilità per l’Iran di gestire una crescente forza militare in Siria come carta di scambio perché l’Occidente accetti finalmente, in cambio di una spinta ad Assad perché lasci il potere o lo tratti secondo convenienze da definire, di allentare la stretta delle sanzioni e si allontani da un attacco che distrugga le centrali nucleari che sembrano ormai alla vigilia della produzione della bomba. La centrale di Fordo avrebbe aggiungo in queste settimane altre 35 centrifughe secondo il prossimo rapporto dell’IAEA; l’Agenzia dell’ONU per l’Energia Atomica. Intanto di fatto la riunione del NAM rafforza di fatto lo schieramento dell’ odio antisraeliano, da Teheran a Chavez agli hezbollah, che certo non serve a rassicurare lo Stato Ebraico, semmai spinge a prepararsi a un’eventuale guerra di sopravvivenza.
www.fiammanirenstein.com

L'OPINIONE - Stefano Magni : " Teheran subisce una beffa: Paesi Non Allineati fra loro "


Stefano Magni

I Paesi Non Allineati sono riuniti a Teheran, con la benedizione di Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu presente alla conferenza (nonostante l’Iran sia sotto sanzioni approvate dalle stesse Nazioni Unite). Ma i Paesi del fronte terzomondista si sono trovati, prima di tutto, “non allineati” fra loro. Specie sulla spinosa e drammatica questione della Siria. Il presidente egiziano Mohammed Morsi, il primo capo di Stato del Cairo che si reca in Iran dal 1979, ha attaccato senza mezzi termini il regime di Damasco, alleato di Teheran, con toni degni della Francia di François Hollande (la più interventista sul fronte delle democrazie occidentali) e ha provocato l’uscita dall’aula dei rappresentanti siriani. «La rivoluzione in Egitto è stato un pilastro della Primavera araba, è iniziata un paio di giorni dopo la Tunisia ed è stata seguita da Libia e dallo Yemen e ora dalla Siria dove c’è una rivoluzione contro il regime oppressivo » che la governa, ha detto Morsi il quale ha affermato che «siamo pronti ad aiutare a mettere fine ad un ulteriore bagno di sangue» nel Paese.
Imbarazzo da parte di Teheran, che aveva ospitato l’evento dei Non Allineati, oltre che per giustificare il suo programma nucleare “pacifico”, anche per difendere il regime di Bashar al Assad dall’eventuale attacco delle democrazie “imperialiste”. Lo scopo era evidente, soprattutto alla luce dell’incontro fra Ban Ki-moon e l’ayatollah Alì Khamenei, guida suprema iraniana. Quest’ultimo aveva chiesto al segretario generale di «Fermare il traffico di armi diretto ai ribelli siriani». Ma il non-allineato Morsi, su cui lo stesso Iran contava (e conta tuttora) molto, per istituire una nuova alleanza anti-israeliana, si è dimostrato ancor più imprevedibile del solito. Così, dopo aver mandato le truppe nel Sinai per distruggere le cellule terroristiche (che attaccano Israele), ora si dice addirittura pronto ad intervenire in Siria per porre fine al “bagno di sangue” avallato anche dall’Iran.
L’imbarazzo di Teheran ben si accompagna alla costernazione di Damasco, i cui delegati hanno abbandonato il vertice. I siriani hanno accusato il presidente egiziano di «istigare allo spargimento di sangue».
Lo strappo egiziano è indice del livello di conflittualità raggiunto all’interno del mondo arabo e islamico. Il blocco sunnita, di cui Egitto e Arabia Saudita sono sempre stati i due pilastri, era sinonimo di “fronte conservatore”, contrapposto al rivoluzionario blocco sciita costituito da Iran, Siria e dagli Hezbollah in Libano. Dopo la primavera araba, anche il blocco sunnita sta compiendo la sua rivoluzione. È una nuova onda, partita dalla Tunisia e dall’Egitto, in cui stanno primeggiando i Fratelli Musulmani, di cui Morsi è un esponente di punta. Ci sono solo due possibili sviluppi di questa situazione inedita. La prima, nociva per gli interessi occidentali, è che i due fronti rivoluzionari facciano causa comune contro Israele e Stati Uniti. La seconda è uno scontro al calor bianco fra le due rivoluzioni. Lo strappo di Morsi alla conferenza dei Non Allineati fa presumere che il secondo scenario sia il più plausibile, per lo meno nel breve periodo. La guerra civile in Siria sta facendo da catalizzatore dello scontro fra sciiti e sunniti. Anche se non è possibile affermarlo con certezza: nel Medio Oriente nulla è mai ciò che sembra.

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