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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
03.08.2011 Italia: primo sì alla legge contro il burqa
Commenti di Magdi C. Allam, Souad Sbai

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Magdi C. Allam - Souad Sbai
Titolo: «A difendere il burqa resta solo la sinistra - Burqa vietato in Italia. La legge libera-islamiche»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 03/08/2011, in prima pagina, l'articolo di Magdi Cristiano Allam dal titolo " A difendere il burqa resta solo la sinistra ". Da LIBERO, a pag. 1-13, l'articolo di Souad Sbai dal titolo " Burqa vietato in Italia. La legge libera-islamiche ".

Il primo passo verso una legge che vieti il burqa è stato molto criticato su diversi quotidiani italiani. In prima linea per la 'libertà' di indossare il burqa, come al solito, Repubblica. In risposta a chi si batte perchè il burqa, simbolo di segregazione e discriminazione della donna, non venga vietato, pubblichiamo i due articoli di Magdi C. Allam e Souad Sbai, eccoli:

Il GIORNALE - Magdi C. Allam : " A difendere il burqa resta solo la sinistra "


Magdi C. Allam

È una vittoria delle donne e una sconfitta del multiculturalismo. L’affermazione del valore non negoziabile della dignità della persona e la rinuncia all’ideologia che ci priva della certezza di chi siamo, imponendoci di azzerare la nostra civiltà per mettere sullo stesso piano tutte le religioni, le culture, i valori e le identità.

Il voto favorevole alla Commissione Affari Costituzionali della Camera alla messa al bando della «gabbia di stoffa» che avvolge imprigionando il corpo della donna dalla testa ai piedi, denominato burqa in Afghanistan e niqab in Medio Oriente, è in perfetta sintonia con la nostra concezione dei diritti fondamentali della persona, tra cui primeggia la pari dignità tra uomo e donna. Al pari della fede nella sacralità della vita e del rispetto della libertà di scelta, è un valore non negoziabile alla base della civiltà laica e liberale dell'Europa che si rifà, piaccia o meno, alle nostre radici giudaico-cristiane.
Sia che si parta da un percorso laico sia che si sia sorretti dalla fede cristiana, non possiamo che trovarci d'accordo sulla denuncia di una flagrante violazione della dignità della donna.

Se, oltretutto, sono gli stessi islamici che ci dicono che questa «gabbia di stoffa» non ha un fondamento coranico né è stata istituita da Maometto, come possono i nostri politici di sinistra arrivare ad essere più islamici degli islamici, difendendo il burqa nel nome della sottomissione all'ideologia del multiculturalismo? Ancor più scandaloso è il fatto che ci siano delle donne di sinistra che difendono un presunto diritto delle donne islamiche a vestirsi come pare loro. Per coerenza, in segno di solidarietà, queste onorevoli ideologizzate e femministe «à la carte» se lo indossino loro il burqa! Noi continueremo a batterci per la dignità di tutte le donne, a prescindere dalla loro fede, etnia e cultura.

LIBERO - Souad Sbai : "  Burqa vietato in Italia. La legge libera-islamiche"


Souad Sbai

È come averle tutte davanti, Dire loro che il passo è fatto. Rassicurarle che domani sarà diverso. Stringere le loro mani e sorridere insieme, guardandole finalmente negli occhi. Sono tutte le donne che nel tempo hanno sofferto, segregate, umiliate, annullate, costrette a “non essere”. Il primo sì al disegno di legge contro burqa e niqab è arrivato dalla Commissione Affari Costituzionali. Il provvedimento prevede multe salate per chi porta il burqa e soprattutto per chi costringe altri ad indossarlo. L’approvazione definitiva dell’Aula, che avverrà a settembre, sarà un momento decisivo per un intero universo, quello dei diritti delle donne e della difesa della loro libertà. Un provvedimento che arriva, paradossalmente, in un periodo assai complesso. Il rischio, dopo i fatti di Utoya e il clamore che hanno suscitato nell’opinione pubblica mondiale, era infatti quello di smettere di pensare e quindi di combattere l’oscurantismo, sulla scorta di un movimento relativista che ne sta traendo linfa inaspettata. Il multiculturalismo follemente lassista che ormai la fa da padrone in tutta Europa ha fatto danni enormi esclusivamente alle donne. Addirittura, cosa alla quale stento a credere anche adesso mentre la racconto, il deputato del Pd, Salvatore Vassallo, ha avuto il coraggio di mostrare in Commissione la foto di una donna velata, di spalle, mentre osserva i fiori riposti sulle bare dei morti norvegesi. Un modo strumentale e profondamente irrispettoso per tutti quei giovani morti, sulle cui bare pesa come un macigno il fardello di un multiculturalismo, diciamolo senza remore, criminogeno. È un tranello psico-culturale in cui non cadiamo di certo, non ora che il traguardo è talmente vicino da poterlo quasi toccare con mano. Non smettiamo di pensare, di farci delle domande e di darci delle risposte. Di interrogarci su come si sia potuti arrivare a tanto e su cosa fare per fermare la deriva multiculturale. Di combattere senza paura, mettendoci la faccia come sempre abbiamo fatto, contro chi fa del buonismo il cavallo di Troia per poter scardinare la disponibilità dei popoli. Per poi portare l’attacco al loro cuore, colpendo le donne, che sono anello forte e debole delle società moderne. Ecco perché l’aver approvato in Commissione proprio oggi il disegno di legge su burqa e niqab riveste un’importanza ancor maggiore. È la risposta più forte e decisa che si potesse dare a chi ancora parla di questi metodi di annullamento della donna, come di diritti di libertà. Francia, Azerbaijan, Belgio l’hanno già approvata e posta in vigore. Presto anche Olanda e Spagna ne avranno una. Proprio quella Spagna che vede una ragazzina di quindici anni non voler più frequentare la scuola perché le viene impedito di portare il burqa: il tutto dopo essersi fidanzata con un “barbudo”, come vengono chiamati i fondamentalisti. La legge su burqa e niqab è un provvedimento di civiltà e di diritto, che da troppo tempo è atteso: per la dignità e per la libertà, quella sì, di essere donne in tutto e per tutto. Affinché le donne non debbano più essere ostaggio di un retaggio oscurantista che nulla ha a che vedere con la religione, né con la tradizione di alcun Paese. Non è cultura, non è tradizione, ma soprattutto, quindi, non è religione. Che se ne facciano una ragione imam fai-da-te, mullah improvvisati, estremisti in doppiopetto o venditori di falso multiculturalismo. La battaglia va avanti e non si ferma qui: la forza che pervade la nostra voglia di vivere è straripante, com’è straripante la gioia che oggi ci ha a lungo toccato l’anima. E più andiamo avanti, più le nostre fila si ingrossano, consci come siamo che il messaggio vivrà anche dopo di noi, crescendo nel cuore delle nuove generazioni. Sono loro la sfida più grande che siamo obbligati a vincere: per noi, per le donne, per la libertà.

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