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Libero-Corriere della Sera-Il Foglio Rassegna Stampa
28.06.2011 Flotilla, chi paga ? il Corriere come un bollettino infopal, una domanda ben posta sul Foglio
Il commento di Angelo Pezzana, Francesco Battistini/infopal, l'analisi del Foglio

Testata:Libero-Corriere della Sera-Il Foglio
Autore: Angelo Pezzana-Francesco Battistini-editoriale del Foglio
Titolo: «La flotta degli amici di Hamas è un affare da 30 milioni-Israele e l'incubo della Flotilla-Free Siria, perchè la Flotilla pacifista non fa rotta anche verso i porti siriani ?»

Sulla Flotilla n°2 che dovrebbe partire da un porto greco nei prossimi giorni, pubblichiamo il commento di Angelo Pezzana, da LIBERO di oggi, 28/06/2011, a pag.18. Dal FOGLIO un editoriale a pag. 3, con una domanda appropriata.
Dal CORRIERE della SERA, l'articolo di Francesco Battistini a pag.19, che sarebbe però più corretto definire bollettino di 'infopal', vista la simpatia con la quale espone tutte le posizioni dei pacifinti. Ci viene però il dubbio che Battistini abbia un omonimo al CORRIERE della SERA, perchè a pag.42 c'è un breve editoriale firmato Frnacesco Battistini che sembra uscito dalle dita di un focoso sionista. Saranno la stessa persona ? esiste un Battistini Mr.Hide accanto a un Battistini Dr.Jeckil ? l'editoriale di Battistini Dr.Jeckil  è oggi in altra pagina di IC.
a destra: Avviso ai naviganti, ecco il berretto giusto per ripararsi dal sole


Consigliamo la lettura della Cartolina di oggi di Ugo Volli, sul tema Flotilla.

Libero-Angelo Pezzana;" La flotta degli amici di Hamas è un affare da 30 milioni "

Questa volta la Turchia, grande sponsor della Flotilla n°1, non ha voluto saperne della numero due, e ha negato la disponibilità dei propri porti. Ma i nostri pacifinti non si rassegnano e rilanciano, dopo aver trovato un porto amico nella Grecia che, avendo ben altri drammi economici da affrontare, non si è resa conto di essere, di fatto, complice in una azione fuorilegge, disapprovata persino da Onu e Ue, sempre pronti peraltro a sottoscrivere dichiarazioni a favore dei palestinesi. Già, perché di navi non sono più solo sei, ma addirittura una flotta di 10 (400 le persone imbarcate), tra le qualiancheuna italiana, sulla quale, a sentire il sito “infopal”, la voce ufficiale degli odiatori di Israele in Italia, saliranno anche giornalisti italiani. Ne fanno anche i nomi, Viviana Mazza del Corriere della Sera, Giampaolo Cadalanu di Repubblicae Giorgio Rinaldi del Secolo XIX, non sappiamo se come inviati o a titolo personale. In entrambii casi una scelta sciagurata, quando mai un organo di stampa, in un Paese democratico, appoggia un’azione criminale, un atto di pirateria perché tale è a tutti gli effetti, il tentativo di rompere il blocco navale nel mare mediterraneo davanti a Gaza. Proprio ieri Israele ha revocato la minaccia di espulsione e divieto di ingresso nel Paese per 10 anni nei confronti dei giornalisti stranieri imbarcati sulle navi della flottiglia. Al tempo stesso il Governo Netanyahu ha approvato il piano preparato dalla marina militare per arrestare le flottiglia in alto mare ricorrendo a mezzi non letali, come potenti idranti. Una Flotilla che inveceandrebbe prima di tutto messa sotto inchiesta per conoscere chi la finanzia. Ugo Volli, esperto di comunicazione che da anni tiene sotto esame le azioni della propaganda palestinese sul sito www.informazionecorretta. com, ha calcolato che l’“evento” Flotilla ha un costo talmente elevato che la domanda “chi lo paga” merita una risposta. Saranno una decina di navi, e,anche se carrette, non costeranno meno di 600.000 euro ciascuna, da acquistare, essendo da escludere che qualcunogliele affitti, visti i rischi più che annunciati. E i costi degli equipaggi, e quelli dei “mili - tanti”, abituati a viaggiare spesati in nome della rivoluzione ? In più, aggiunge acutamente Volli, ci saranno i carichi, che, anche se saranno medicinali scaduti come quelli della Flotilla n°1, avranno pur sempre un costo. Allora, chi hatirato fuoriunasomma che varia fra i 20 e i 30 milioni di euro ? Per andare poi dove? A Gaza, quando persino la Croce Rossa Internazionale ha dichiarato che non vi è nessuna crisi umanitaria nella Striscia? Una dichiarazione che se fosse stata evidenziata dai nostri giornaloni avrebbe dato da riflettere sulla buona fede o la dabbenaggine, di tanti croceristi. E invece no, zitti e mosca, pronti però a intervistare intellettuali, di nazionalità varie, purché invocassero i bambini di Gaza, le loro speranze, e, naturalmente, con pesanti accuse a Israele di tenere sotto dominio la Striscia. Se scrivessero di tutte le navi cariche di armi che Israele ha già intercettato e impedito che raggiungessero Hamas, allora anche i lettori dei giornaloni si porrebbero delle domande sulle vere finalità della Flotilla. Invece no. Povero Corriere, e pensare che nel 1972, in data 16 settembre, Indro Montanelli scriveva sulle stesse pagine che adesso ospitano le lacrimevoli cronache di Battistini e tra un po’, forse, quelle della Mazza, queste parole. «Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime, non c’è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d’Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta. Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato fedain scarica su Israele l’odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell’altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli “usur - patori” ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso».

Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Israele e l'incubo della Flotilla "


stessa disinformazione ?

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME— Conferenza stampa della Flottiglia 2, ieri mattina ad Atene: «Quando partiamo? — ride il giallista svedese Henning Mankell, veterano di queste vincibili armate —. Nei prossimi giorni, speriamo... Le autorità greche ci stanno facendo un sacco di problemi burocratici, su pressioni d’Israele. Non daremo informazioni finché non saremo in alto mare: un buon mago non svela i suoi trucchi fino all’ultimo momento...» . Riunione del gabinetto di sicurezza, stessa ora a Tel Aviv: «Abbiamo preso tutte le misure possibili per limitare al minimo le vittime — illustra il generale Eliezer Marom, della Marina militare». israeliana —. L’anno scorso, la Flottiglia ci colse di sorpresa. Quest’anno siamo meglio preparati. A bordo, sappiamo che ci saranno anche persone anziane. I nostri uomini sono addestrati a fronteggiare, in modo non violento, ogni tipo di reazione...» . Partirà, la flotta partirà. Quando arriverà, questo non si sa. Le navi di Free Gaza si sono date appuntamento «giovedì o venerdì» , da qualche parte nel mare al largo di Creta. Il numero dei partecipanti cambia ogni giorno: ora si parla di 300. Anche il numero delle imbarcazioni è vago: nove, forse dieci. L’elica di una di queste ieri sarebbe stata manomessa mentre era ormeggiata al Pireo. Il sabotaggio è stato denunciato a Haaretz dal portavoce israeliano dell’imbarcazione che dovrebbe trasportare a Gaza anche attivisti greci, norvegesi e svedesi. «Siamo cauti per motivi di sicurezza — spiega Mila Pernice, portavoce del gruppo italiano che comprende anche il fotografo Tano D’Amico —. Ricordiamo solo una cosa al ministro Frattini: il nostro diritto a essere tutelati da parte dello Stato italiano» . A tutti gl’imbarcati è stato impartito un codice di comportamento: non rispondere a «provocazioni» , non maneggiare senza necessità strumenti elettronici... «Non possiamo permettere la violazione delle nostre acque territoriali» , avverte da Gerusalemme il premier Bibi Netanyahu che, sorpreso dalle proteste della stampa internazionale, ha fatto subito marcia indietro sulla minaccia d’espellere per dieci anni tutti i giornalisti sorpresi a bordo: «S’è deciso — il tono è più morbido — di far salire i giornalisti anche sulle navi della nostra Marina militare» . «Ai giorni nostri non è possibile fermare i media — riconosce il suo vice, Moshe Yaalon— tanto più se sono già sulle navi. Meglio non scontrarsi con loro...» . Oltre a una cinquantina d’inviati, la Flottiglia porterà 3 mila tonnellate di medicine e di cemento, con un’ambulanza. Per evitare un altro scontro in mare, come quello del 2010 che provocò nove morti, l’Egitto ha offerto ai pacifisti di sbarcare gli aiuti a El-Arish, la famosa Rosetta, a 50 km da Gaza, per poi portare il tutto via terra. Israele ha proposto d’approdare ad Ashdod e poi entrare da un valico. Ma i naviganti hanno respinto: «Non accettiamo arbitrii. E ricordiamo che quelle acque non sono d’Israele...» . La flotta sembra decisa. Il quotidiano israeliano Haaretz riporta i timori delle autorità di Gerusalemme: «Alcuni estremisti hanno armi chimiche e vogliono spargere il sangue dei soldati israeliani» . Un’agenzia kuwaitiana pubblica un rapporto dei servizi segreti emiratini e avverte che, assenti i turchi della Mavi Marmara, quest’anno l’osservato speciale sarà il cargo di una ong di Amman che porta «elementi giordani, palestinesi e yemeniti dell’islamismo più radicale» . Anche per questo, anche in Israele, c’è chi si chiede che senso abbia offrire loro una simile passerella mediatica. È sicuramente un’arma propagandistica e inutile, ha scritto Haaretz che pure ha imbarcato la sua giornalista Amira Hass: ma proprio per questo, non bastava disinnescarla lasciandola passare? Una nave peraltro che non fa parte della flottiglia, secondo la portavoce italiana Maria Elena Delia

Il Foglio- " Free Siria, perchè la Flotilla pacifista non fa rotta anche verso i porti siriani ?"

Tutto è pronto per andare a violare l’embargo navale di Gaza, come accadde un anno fa, solo che si parte dalla Grecia, e non più dalla Turchia. Israele si sta preparando, facendo accordi con l’Egitto e approntando una rete diplomatica su cui far rimbalzare la Flotilla 2, cercando di evitare quell’intervento militare che un anno fa provocò la messa sotto processo dell’élite militare e politica di Gerusalemme. Gli attivisti, che partono in memoria di Vittorio Arrigoni, strangolato a Gaza da estremisti salafiti, preparano la provocazione, lasciando come sempre a Israele il compito di difendersi, e vivono la “liberazione di Gaza” come la vittoria finale sul regime più dispotico del medio oriente. In questi mesi di primavera araba, in cui abbiamo visto giovani darsi fuoco, sindacalisti scendere in piazza assieme ai turbanti, militari sposare la causa dei civili, e dittatori sparare contro i loro popoli, parlando di complotti internazionali mentre facevano più banalmente fuori la dissidenza interna, in questi mesi, dicevamo, il volto dei regimi è apparso, in molti paesi, in tutta la sua ferocia. Eppure la flotilla della pace va dove è sempre andata, a Gaza, anche se in quest’anno è successo di tutto, anche se nel frattempo è stato riaperto il valico di Rafah con l’Egitto, quindi l’embargo è già bello che violato. Certo, Free Gaza è un simbolo di una battaglia ideologica che non cambia mai. Ma sarebbe bello che una flotilla tanto battagliera e determinata partisse in direzione della Siria, cercasse di arrivare a Latakia o magari a Tartus, il porto preferito dai russi fin dagli anni Sessanta, e gridasse con i megafoni “Free Siria”. Un bello slogan, un bel simbolo.

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