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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale-L'Opinione Rassegna Stampa
14.12.2010 Ordine dei giornalisti a fianco degli odiatori di Israele, ma i giornaloni tacciono
Articoli di Fiamma Niresntein,Fausto Biloslavo, Dimitri Buffa

Testata:Il Giornale-L'Opinione
Autore: Fiamma Nirenstein-Fausto Biloslavo-Dimitri Buffa
Titolo: «Se chi mette il bavaglio a Feltri va a braccetto con gli antisemiti-L'Ordine dei giornalisti si arruola contro Israele-Iacopino attacca la Nirenstein»

Riprendiamo oggi, 14/12/2010, la sponsorizzazione da parte dell'Ordine Nazionale dei giornalisti della prossima Flottilla che 'dovrebbe' partire il prossimo anno per Gaza. L'analisi di Fiamma Nirenstein sul GIORNALE, le cronache di Fausto Biloslavo sullo stesso giornale, quella di Dimitri Buffa sull'OPINIONE. Su LIBERO la cronaca di Andrea Morigi, su tutti gli altri giornali manco una riga, tutti così attenti agli scandali italiani, su questo silenzio assoluto. L'unica eccezione il MANIFESTO, ovviamente in festa,  e che scrive nell'occhiello " una ventina di navi partirà forse in marzo per portare a Gaza gli aiuti umanitari che Israele ha bloccato nel sangue". A noi è piaciuto quel 'forse', per il resto una balla enorme, Israele non ha mai impedito che a Gaza arrivassero degli aiuti umanitari, la flotilla ha come scopo l'attacco al blocco navale, per riaprire la via delle armi, nel più puro stile pacifista.

da non perdere la 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli di oggi, dedicata a Enzo Iacopino, dai Boia Chi Molla a Gaza.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=37677

Ecco gli articoli:

Il Giornale-Fiamma Nirenstein-  " Se chi mette il bavaglio a Feltri va a braccetto con gli antisemiti "


Fiamma Nirenstein

E così l’Ordine dei giorna­lis­ti ha coronato le bizzarre at­tività della sua più recente in­carnazione, quella in cui ha messo il bavaglio a Vittorio Feltri con atto così proditorio da risultare un’evidente effra­zione della libertà di opinio­ne, e adesso ha indetto in no­me della libertà di opinione una manifestazione davvero indecente. Ieri infatti proprio presso la sede del­l’Ordine e dietro la foglia di fico della presentazione di un libro si è svolto il lancio di una nuova flottiglia per Gaza, e una flotti­glia di nuovo gestita dalla stessa organizzazione, l’Ihh, che ha portato al disastro del convoglio infausto del maggio scorso, quando 9 persone hanno perso la vita nello scontro con l’eserci­to israeliano causato dalla provo­cazione jihadista davanti alle ac­que di Gaza, dopo che i militanti parapacifisti avevano rifiutato ogni controllo di eventuali armi o finanziamenti diretti a Hamas. Ha un bel dire, con attivismo im­proprio e insistito il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino, che la sua Ihh è diversa da quella sul­la lista nera della Germania e pre­sto anche su quella degli Usa. Questi Stati nostri alleati spiega­no questa decisione valutando gli Ihh un’organizzazione islami­sta dedita alla jihad e che defini­sce la sua attività più che nelle attività caritative nella distruzio­ne dello Stato d’Israele. Come si fa a dire che siano cose diverse? Che casualità... Si chiamano allo stesso modo e propagandano gli stessi fini, e così lasciano intrave­dere la vicinanza a Hamas, sen­za il quale a Gaza non si muove paglia, non si ricevono né si gesti­scono doni di chicchessia.
L’Ordine dei giornalisti sa be­nissimo che proprio sui giornali e alla tv sono apparsi, dopo una prima levata di scudi anti israe­liana, una quantità di analisi e di testimonianze che dimostrava­no che la prima versione della storia, quella su cui si erano get­tati i consueti pescecani, era una gran bugia: la storiella di pacifi­sti aggrediti dai perfidi soldati israeliani che volevano impedi­re ai poveri di Gaza di ricevere i doni della solidarietà internazio­nale si è infranta sulle testimo­nianze di giornalisti, da quelli israeliani a quelli turchi, che han­no raccontato l’operazione «free­dom flottilla» nella sua realtà. Una grande operazione di provo­cazione in cui sono purtroppo morte nove persone quando gli israeliani, impreparati senz’al­tro su quello che avrebbero tro­vato sulla nave, hanno tentato di fermare la Mavi Marmara, gesti­ta appunto da uomini dell’Ihh, quelli che intervistati si diceva­no orgogliosi, alla vigilia del viag­gio, di andare alla ricerca della shahada, il martirio, per Allah contro Israele.
Il presidente Iacopino però, benché presidente di qualcosa che ha a che fare con le notizie, l’equidistanza, una sorta di an­glosassone senso di sé legato al delicato compito di un’organiz­zazione a cui tutti i giornalisti per obbligo sono iscritti, e non per scelta, ha agito come se la ver­sione dei fatti fosse data per ac­quisita: non solo come se la visio­ne propagandista dei suoi ospiti fosse data per acquisita, ma co­me se addirittura fosse lecito lan­ciare dalle sue stanze una nuova pericolosa iniziativa condita di tutti i peggiori luoghi comuni an­ti israeliani, quelli più ripugnan­ti, dello stato di apartheid, del­l’innocente oppressione dei pa­lestinesi, del diritto a fregarsene della sicurezza degli israeliani, ovviamente messa in discussio­ne dalle navi - ben venti! - , an­nunciate ieri con tutto l’appara­to di parole malate del caso e tut­to il gruppone degli organizzato­ri: Ihh (era presente il suo vice­presidente Huseyn Oruc, uno dei principali impresari della pri­ma flottiglia), Free Gaza, Info­pal... Se qualcuno ha voglia di an­dare a vedere i loro siti vedrà qua­le giornalistico fair play caratte­rizza le loro posizioni, invitate a esprimersi presso l’Ordine dei giornalisti.
Enzo Iacopino ha un’origine nella profonda destra, oggi scri­ve la prefazione del libro dell’atti­vista di estrema sinistra Angela Lano, che dopo la conclusione della vicenda della Flottilla l’ha trovata così esaltante da raccon­tarla e adesso cercare di ripeter­la.
La signora, come ha scoperto il giornalista Dimitri Buffa, ha fir­mato una petizione in favore del­l’Iran promossa dal negazioni­sta Claudio Moffa in cui parla del «cosiddetto Olocausto». All’in­contro c’era anche Mohammad Hannun che con la sua associa­zione è sempre stato vicino a Ha­mas. Insomma l’Ordine dei gior­nalisti, dopo il suo happening sulla libertà di informazione per­petrato ai danni di Vittorio Fel­tri, adesso ne fa uno che dimo­stra che il suo declino è legato a una vertiginosa discesa ideologi­ca nel baratro dell’estremismo radicale, in cui si incontrano isla­misti jihadisti, comunisti antise­miti, vecchi fascisti non appaga­ti. Che vogliamo farne, dell’Ordi­ne, dopo questo exploit? Non ve­do molte alternative: si potrebbe mummificarlo, seppellirlo ma in­somma agire in modo deciso, di­rei radicale. Ho diritto di dirlo, dopo che nelle sue sale ieri in tut­ta quella manifestazione sono stata additata per avere protesta­to come nemico pubblico nume­ro uno in quanto «colona» israe­liana... È un’accusa demenziale che però dal 2001 mi ha causato, insieme ad altri assalti legati al fatto di essere una giornalista ebrea, una scorta di sicurezza che non mi lascia mai. Forse non era proprio l’Ordine, ovvero Ia­copino, che, nella sua sede, avrebbe dovuto fermare l’aggres­sione verbale a un’altra giornali­sta?

Il Giornale-Fausto Biloslavo: "" L'Ordine dei giornalisti si arruola contro Israele"

I pacifisti con la kefià ci ri­provano a rompere l’embargo israeliano attorno alla striscia di Gaza. E questa volta utilizza­no come palco l’Ordine nazio­nale dei giornalisti annuncian­do la partenza in primavera della seconda flottiglia, che sal­perà per violare il blocco con una nave pure dall’Italia.
Enzo Jacopino neo eletto pre­sidente ha presentato ieri nella sede dell’Ordine, a Roma, il li­bro Verso Gaza di Angela La­no, pacifista e giornalista vota­ta alla causa palestinese, che era imbarcata sulla prima flot­ta della scorsa primavera. Quella volta è andata a finire con nove morti fra i militanti turchi a bordo della prima na­ve presa d’assalto dai corpi spe­ciali israeliani. Da quell’espe­rienza è saltato fuori il libro, con la prefazione di Jacopino, che ammette: «È una cronaca di parte, ma non mi sembra co­sì scandaloso ».Per il consiglie­re nazionale dell’Ordine Gian­ni De Felice lo scandalo è che «dietro l’aspetto umanitario (della flottiglia) si delinea un messaggio propagandistico di natura dichiaratamente politi­ca e di posizionamento manife­stamente pro­ palestinese e an­ti- israeliano. Caratteristiche che non dovrebbero essere sponsorizzate da una istituzio­ne di diritto pubblico, con con­seguenti doveri di apoliticità, come l’Ordine dei giornalisti». Per De Felice la presentazione poteva tranquillamente avve­nire in una libreria, ma non con il cappello istituzionale dell’Ordine.
Jacopino ha replicato ieri: «Non siamo gli armatori della Freedom flottilla né favoreggia­tori dei terroristi palestinesi ». Il presidente ha presentato solo il libro, ma subito dopo è stata lanciata la nuova iniziativa dei pacifisti a senso unico. Venti navi faranno parte della secon­da flotta, compresa una che partirà dall’Italia. «La nostra è solo una missione umanitaria contro l’ingiusto assedio della striscia di Gaza» ha dichiarato Mohammed Hannoun, presi­dente di un’associazione di pa­lestinesi in Italia. Pochi mesi fa la procura di Genova ha archi­viat­o un’inchiesta nei suoi con­fronti per associazione con fi­nalità di terrorismo, che si è di­mostrata infondata. Hannoun raccoglieva fondi per le fami­glie palestinese in difficoltà, che sono finiti anche ai figli dei terroristi suicidi. «Noi non sia­mo per Hamas, non siamo per la violenza e nessuno, tra gli in­vitati, fa parte di organizzazio­ni messe al bando con l’accusa
di essere filo-terroriste» ha evi­denziato Jacopino. Hannoun non è un terrorista, ma ai tem­pi della prima flottiglia, Il Gior­nale ha pubblicato una fotogra­fia che lo ritrae al fianco di Kha­led Mashaal. Stiamo parlando del capo in esilio del movimen­to palestinese Hamas ricerca­to per terrorismo non solo da Israele.
La stessa Lano annunciava sul suo sito Infopal che alla pre­sentazione
della nuova flott­i­glia diretta a Gaza ci sarebbero stati esponenti dell’Ihh turco, che ha subito le nove vittime della volta scorsa. La costola scissionista tedesca è stato messa nella lista nera dei terro­risti e sulla casa madre turca, fi­lo Hamas, pesano forti sospet­ti. Non solo: nella campagna europea per fermare l’assedio di Gaza sono confluiti perso­naggi che in passato hanno aderito a formazioni messe al bando negli Stati Uniti.
«Una foto non può dimostra­re la contiguità con il terrori­smo e comunque non sono la badante di Hannoun» replica Jacopino con
Il Giornale giu­rando di aver ricevuto su oltre 400 messaggi di solidarietà so­lo 4 di protesta. Alla vigilia del contestato evento il consiglie­re De Felice si è detto convinto che l’ente dei giornalisti abbia «gettato la maschera di indi­pendenza ed equidistanza fin qui precariamente indossata esponendosi su posizioni noto­riamente occupate dalla sini­stra ». Il nuovo presidente del­l’Ordine, che non è proprio un marxista sotto mentite spo­glie, bolla le accuse come «im­becillità ». E ieri il consigliere ri­belle stigmatizzava: «In certi casi c’è chi perde la testa e chi se la copre con la kefià».

L'Opinione-Dimitri Buffa: " Iacopino attacca la Nirenstein "


Enzo Iacopino

"Non siamo gli armatori della Freedom Flotilla, nè i favoreggiatori di
terroristi palestinesi. Sono solo delle imbecillità messe in giro". Enzo
Iacopino, presidente dell¹ordine nazionale dei giornalisti, si difende
attaccando chi lo ha duramente criticato  per questa scelta di presentare la
seconda Flottilla italiana per Gaza che partirà a maggio 2011 nella sede
nazionale dell¹ente di diritto pubblico da lui presieduto.
In un¹atmosfera surreale, con gente che ostentava libri come "L¹invenzione
del popolo ebraico", presente il rappresentante delle Comunità palestinesi
in Italia, che ha definito Fiamma Nirenstein ³un deputato italiano che vive
in una colonia di Israele², la conferenza stampa è andata avanti per quasi
due ore.  I partecipanti italiani, tra cui la giornalista Angela Lano, hanno
a un certo punto ceduto i microfoni ai veri armatori della missione
Flottilla due, cioè i turchi di IHH. I quali, oltre a negare di essere mai
stati messi sotto inchiesta in Germania per favoreggiamento del terrorismo
hanno anche tirato fuori un bel modellino della nuova nave italiana,
intitolata al defunto  giornalista del manifesto Stefano Chiarini, che fu
a lungo un agit prop di tutte le manifestazioni anti israeliane a Roma. A
qualcuno la cosa ha ricordato i famosi plastici di Bruno Vespa. Prima della
conferenza stampa, in cui i partecipanti della Flottilla due dall¹Italia
dicono anche di avere reperito i primi 140 mila euro per armare la nave da
una specie di vendita di solidarietà promossa su tutto il territorio
italiano, Iacopino ha quindi replicato
ad alcuni media e alla vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
Fiamma Nirenstein (Pdl), che avevano definito
scandalosa l'iniziativa dell'Odg.  Iacopino ha vantato anche meriti filo
israeliani che poi sarebbero consistiti nell¹essere stato il primo
all¹inizio degli anni ¹80 ad avere dato sul Gazzettino di Venezia la
notizia che il giudice istruttore veneziano Carlo Mastelloni aveva emesso un
mandato di cattura per Yassir Arafat per traffico di armi con le Brigate
rosse. Iacopino se l¹è presa in particolare per una lettera dai toni
intimanti  a lui indirizzata dalla Nirenstein con cui lo si sfidava a
ospitare, sempre a via Parigi 11, un nuovo convegno per spiegare un punto
di vista opposto a quello dei promotori della scorsa flottiglia e
probabilmente anche della prossima, i cui preparativi verranno
incredibilmente annunciati domani presso l'Ordine dei giornalisti...

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