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L'Opinione - Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
19.03.2010 Un razzo dalla Striscia contro Israele
Tutti credono che Hamas sia entranea all'accaduto. Analisi di Stefano Magni, Guido Olimpio. Cronaca di Aldo Baquis

Testata:L'Opinione - Corriere della Sera - La Stampa
Autore: Stefano Magni - Guido Olimpio - Aldo Baquis
Titolo: «Catherine Ashton equivicina a Gaza - La guerra santa e la strategia dei seguaci di Osama - Raid israeliani dopo un razzo sparato da Gaza»

I quotidiani italiani di oggi 19/03/2010, hanno dedicato numerose pagine al razzo qassam lanciato dalla Striscia di Gaza contro Israele.
Tutti hanno creduto alla storia del gruppo di al qaeda indipendente da Hamas che, dalla Striscia, avrebbe lanciato il razzo uccidendo un contadino israeliano. Ora, ci è cascato persino Guido Olimpio sul Corriere. Hamas controlla ogni singolo movimento sulla Striscia. Com'è possibile che  sia sfuggita la presenza di un gruppo armato suo antagonista e che questo abbia lanciato un razzo contro Israele senza l'approvazione di chi è al potere a Gaza?
Un altro fatto grave riguarda le dichiarazioni di Catherine Ashton, la quale ha condannato la violenza dalla Striscia perchè "mina i processi di pace", ma ha detto altrettanto della costruzione di nuovi appartamenti a Gerusalemme. Nessuno, a parte Stefano Magni sull'Opinione, ha criticato le sue dichiarazioni, perciò ne deduciamo che sono condivise. La quasi totalità dei quotidiani italiani, perciò, ritiene che la decisione legittima di uno Stato di costruire nuove case nella propria capitale equivalga a lanciare razzi contro la popolazione inerme di un altro Stato. Un parallelo inaccettabile.
Anche  IL FATTO QUOTIDIANO, nell' articolo di Giampiero Gramaglia, critica Catherine Ashton, ma perchè non è abbastanza dura con Israele.
Il FATTO, dove magna pars è Furio Colombo, ci ricorda molto L'UNITA' quando era diretta da lui. Sempre avanti così, Furio Colombo!

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 19/03/2010, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Catherine Ashton equivicina a Gaza ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 16, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " La guerra santa e la strategia dei seguaci di Osama ". Dalla STAMPA, a pag. 12, la cronaca di Aldo Baquis dal titolo " Raid israeliani dopo un razzo sparato da Gaza ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

L'OPINIONE - Sefano Magni : " Catherine Ashton equivicina a Gaza "


Stefano Magni

Catherine Ashton, alto rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza (Pesc) dell’Ue si è recata a Gaza per colloqui sugli aiuti europei alla Palestina. Ma, contemporaneamente alla visita ufficiale, razzi Qassam sono stati lanciati, da Gaza, in territorio israeliano. Non è il primo attacco di questo tipo dopo la fine dell’Operazione Piombo Fuso, la guerra combattuta da Israele contro Hamas a Gaza dal dicembre 2008 al gennaio 2009. Tuttavia è il primo che ha provocato un morto: un lavoratore agricolo thailandese, trentenne, impiegato in una serra nei pressi di Netiv Ha’asara. Questo piccolo moshav (un villaggio privato di proprietà di una cooperativa agricola), a ridosso della barriera difensiva, dopo l’Operazione Piombo Fuso è considerata una zona relativamente tranquilla, anche se i segni delle esplosioni si vedono ancora su alcune sue case. I suoi numerosi rifugi in cemento armato sono sempre pronti ad accogliere civili in fuga dopo l’allarme. Molto probabilmente la vittima thailandese non ha fatto a tempo a raggiungere un riparo: Netiv Ha’asara è talmente vicino a Gaza che il preavviso per un razzo in arrivo può essere anche inferiore ai dieci secondi.
Questo attacco mortale, dunque, è stato sferrato in presenza dell’alto rappresentante europeo, cioè della prima visitatrice internazionale di alto rango che si sia recata a Gaza dai tempi di Piombo Fuso. Hamas, comprensibilmente nega ogni responsabilità. A rivendicare l’attentato è una sigla (Ansar al Sunna) legata ad Al Qaeda. Poi è giunta anche la paternità delle Brigate Martiri di Al Aqsa, gruppo fuoriuscito dal partito di governo Al Fatah. Comunque è il partito islamico Hamas che controlla tutte le attività militari all’interno della striscia di Gaza. Il governo israeliano lo ritiene oggettivamente responsabile e ha immediatamente annunciato una risposta militare.
L’illustre spettatrice di questi eventi, Catherine Ashton, ha espresso una formula vaga per condannare quanto accaduto sotto i suoi occhi. “Io condanno ogni tipo di violenza” - ha detto in conferenza stampa - “Dobbiamo trovare una soluzione pacifica alle questioni e ai problemi”. Ma poi ha ripreso un consueto copione diplomatico, in cui ha ribadito le richieste e le condanne europee rivolte a Israele. Ha esortato il governo Netanyahu ad aiutare Gaza: “Stiamo dicendo da tempo agli israeliani che abbiamo bisogno di consentire l’accesso di aiuti a questa regione, così da sostenere la sua economia”. E poi ha condannato ancora il governo di Gerusalemme per la costruzione delle nuove unità abitative a Ramat Shlomo: “La recente decisione israeliana di costruire nuove case a Gerusalemme Est ha messo in pericolo il tentativo di accordo per iniziare colloqui indiretti (fra Palestina e Israele, ndr). La posizione dell’Ue sugli insediamenti è chiara. Gli insediamenti sono illegali. Costituiscono un ostacolo alla pace e minacciano di rendere impossibile la soluzione dei due popoli in due Stati”. Peccato, però, che Ramat Shlomo non sia un “insediamento illegale”, ma un quartiere di Gerusalemme, che è ancora, a tutti gli effetti (fino a un prossimo, eventuale, negoziato) parte integrante del territorio nazionale israeliano.
La Ashton, a nome dell’Ue, ha dato insomma una prova di “equivicinanza” da far invidia all’ex ministro degli Esteri (e aspirante alto rappresentante della Pesc) Massimo D’Alema. Se Hamas, con questo lancio di razzi, voleva saggiare la reazione europea a un’eventuale escalation militare, ha ottenuto una risposta chiara: l’Ue è pronta a condannare Israele, anche mentre il suo territorio viene colpito.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " La guerra santa e la strategia dei seguaci di Osama "


Guido Olimpio

WASHINGTON — Si nascondono dietro molte sigle. Per i servizi di sicurezza palestinesi sono circa un migliaio di combattenti. Ma non hanno certo la forza e il seguito per impensierire Hamas e Israele. Tuttavia rappresentano un segnale di fermento. I gruppuscoli qaedisti — o sarebbe meglio dire salafiti — sono entrati da tempo nel teatro di Gaza. Ne fanno parte scissionisti dei movimenti storici, seguaci di Osama e, stando ad alcune indiscrezioni, volontari stranieri. A gennaio si è parlato della presenza di qualche yemenita e di militanti venuti dall’Europa, in particolare dalla Francia.

Con il lancio di razzi e minacce sul Web si accodano agli appelli lanciati in serie dallo stesso Bin Laden e da Al Zawahiri per «ricentrare» la lotta jihadista contro Israele. Non solo. I salafiti devono sfidare anche Hamas, considerata troppo molle e di fatto complice dei «sionisti». Per loro— come ha ripetuto Osama— l’unica strada è quella della guerra santa. Quindi si inseriscono nel clima di forte tensione creata dai recenti scontri a Gerusalemme. Tirando la katiuscia vogliono dimostrare di essere capaci di colpire il nemico mentre gli altri blaterano.

Non vanno sopravalutati ma neppure sottostimati. Perché i qaedisti sono abilissimi nello sfruttare le situazioni di crisi. Iniziano con piccole azioni, provano ad attirare il sostegno degli scontenti e poi tentano l’operazione eclatante. Hamas li ha più volte castigati senza andare troppo per il sottile, ma se riappaiono vuol dire che hanno messo radici. E nell’inferno di Gaza non è arduo farlo.

La STAMPA - Aldo Baquis : " Raid israeliani dopo un razzo sparato da Gaza "

La notizia centrale dell'articolo è il razzo sparato dalla Striscia di Gaza. Non ci sono stati raid israeliani in risposta, perciò non è ben chiaro a che cosa si riferisca il titolo. In ogni caso, se anche ci fosse stata una risposta israeliana, come al solito, la tecnica per riportare la notizia sarebbe sbilanciata contro Israele. Riportare prima gli effetti delle loro cause scatenanti non è corretto. Che i titolatori della Stampa abbiano preso lezioni dall'Ansa?
Ecco l'articolo:


Catherine Ashton e Massimo D'Alema. Interscambiabili

Mentre ululavano sirene d’allarme, venti secondi di tempo non sono bastati ieri a un manovale thailandese per tuffarsi verso un riparo nelle serre di Netiv Hassaara, un villaggio ebraico a ridosso della Striscia di Gaza. In quel minimo lasso di tempo il razzo sparato da Atatra, a Nord di Gaza, si è schiantato a terra e un frammento ha colpito l’uomo alla schiena, uccidendolo. La prima vittima in Israele dalla fine della Operazione Piombo Fuso.
«Continueremo ad impegnarci per la difesa degli abitanti di questa zona», ha promesso il viceministro israeliano degli Esteri Dany Ayalon - malgrado il Rapporto Goldstone, con cui l’Onu ha duramente biasimato Israele per l’operazione condotta un anno fa nel tentativo di mettere fine a continui lanci di razzi da Gaza. E ieri notte l’aviazione israeliana ha lanciato quattro raid sulla Striscia: due attacchi sono stati portati contro uno spazio aperto nei pressi della cittadina di Khan Younis, in un altro è stato preso di mira un tunnel usato per il contrabbando al confine tra Gaza e Egitto, il quarto ha colpito un’officina metallurgica.
Da settimane la «febbre» torna a salire nella regione. Lo ha appena constatato il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden la cui visita a Gerusalemme è stata seguita da giornate di tumulti. E lo ha toccato ieri con mano anche Catherine Ashton, l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, che era appena arrivata a Gaza quando miliziani di un gruppo sunnita filo-Al Qaeda hanno sferrato l’attacco mortale.
Con la Ashton i rappresentanti di associazioni umanitarie locali hanno insistito sulla necessità di mettere fine, dopo oltre mille giorni, al blocco della Striscia. Dopo aver ringraziato per il suo interessamento personale nelle condizioni di vita a Gaza, gli esponenti locali hanno sostenuto che l’Ue può dare un contributo concreto esercitando pressioni su Israele «affinché rispetti i diritti umani e i principi democratici». L’Ue, hanno suggerito, dovrebbe mostrare il proprio risentimento sospendendo l’accordo di associazione di Israele all’Unione. Le sofferenze della popolazione di Gaza, ha replicato la Ashton, saranno discusse oggi in una riunione del Quartetto a Mosca. Sull’incidente di confine, ha espresso «una ferma condanna per ogni atto di violenza».
A Gaza la Ashton ha così intravisto un altro preoccupante elemento di instabilità regionale, legato all’estendersi delle attività dei gruppi salafiti islamici che si richiamano alla ideologia di Al Qaeda e sono determinati a vendicare i loro compagni massacrati lo scorso agosto dal braccio armato di Hamas. In quella battaglia ha trovato la morte lo sceicco Abdel Latif Mussa, leader del gruppo «Jund Ansar Allah», che lottava per il Califfato in Palestina e denunciava aspramente la prassi politica di Hamas.
Da allora nella Striscia non c’è pace. Nelle ultime settimane non passa notte che non si verifichi un’esplosione, o che si sentano raffiche, o che persone vengano rapite e seviziate. «Siamo tornati in uno stato di anarchia armata», denuncia allarmata l’organizzazione umanitaria Pchr-Gaza. Sotto la definizione generica di «Jaljalat» (un’ondata religiosa che scuoterà l’Occidente) prolificano a Gaza gruppi diversi che si riconducono all’ideologia di Al Qaeda. Numericamente sono centinaia di combattenti al massimo, che non possono avere il sopravvento sugli oltre 25 mila miliziani addestrati da Hamas. Eppure le loro azioni riescono a provocare un clima di intimidazione.
Nel campo profughi di Shati, a breve distanza dalla abitazione di Ismail Haniyeh (capo dell’esecutivo di Hamas) si sono avute tre esplosioni. Un responsabile della polizia di Hamas è stato oggetto di un attentato. Il ministro degli Interni Fathi Hamad è stato accusato di incapacità. Hamas accusa a sua volta Fatah e Israele di essere impegnati in uno sforzo costante per destabilizzare la Striscia. Un giornalista britannico è stato detenuto a lungo (e poi espulso) perché sospettato di agire «in collusione di collaborazionisti di Israele».

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