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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio - L'Opinione - Agenzia Iran Democratico Rassegna Stampa
12.01.2010 L'attesa infinita: Frattini si consola con i verbi al condizionale
Interpretarlo non è facile. Stefano Magni intervista un blogger. Il comunicato di Davood Karimi

Testata:Il Foglio - L'Opinione - Agenzia Iran Democratico
Autore: Franco Frattini - Stefano Magni
Titolo: «Frattini ci spiega che la mano tesa con l’Iran non è fallita - Iran, il regime ha già perso»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/01/2010, in prima pagina, l'articolo di Franco Frattini dal titolo "Frattini ci spiega che la mano tesa con l’Iran non è fallita", preceduto dal nostro commento. Dall'OPINIONE l'intervista di Stefano Magni ad un blogger iraniano dal titolo "Iran, il regime ha già perso". Ecco gli articoli:

Il FOGLIO - Franco Frattini : " Frattini ci spiega che la mano tesa con l’Iran non è fallita "

Frattini riconosce che il nucleare iraniano rappresenta un rischio per Israele e per l'Occidente, ma poi sostiene che la politica della mano tesa sia la soluzione migliore. Anche se ormai nemmeno Obama (forse) ci crede più, tanto che Petraeus ha dichiarato di recente che gli Usa sono pronti a bombardare i siti nucleari iraniani, se necessario, e Obama stesso si è detto favorevole all'inasprimento delle sanzioni.
Secondo Frattini la mano tesa di Obama : "
. Ha innanzitutto allargato e cementato la solidarietà internazionale sulla questione iraniana (basta vedere la posizione della Russia oggi assai più convergente con quella occidentale rispetto a un anno fa) e ha aperto gli occhi alla società iraniana sulla realtà: la protesta nelle piazze a Teheran esprime oggi la crescente consapevolezza della società iraniana che il “problema non è a Washington ma a Teheran” ". Le manifestazioni contro il regime non hanno nulla a che vedere con Obama. Sono scoppiate in seguito all'esito truccato delle elezioni.
Sostenere che la Russia sia a favore delle sanzioni, dipende da chi lo dichiara. E nemmeno la Cina ha dato segnali positivi in proposito.
Ecco l'articolo: 


Franco Frattini

Caro Direttore,
il Suo giornale mi ha chiamato direttamente in causa in merito alla politica dell’Italia verso l’Iran. Vorrei su questo argomento sviluppare alcune considerazioni. L’Italia ritiene che un Iran dotato dell’arma nucleare rappresenterebbe una minaccia vitale per la sicurezza regionale in medio oriente, in particolare per quanto riguarda la sicurezza di Israele di cui siamo il migliore alleato in Europa, ma anche per i paesi arabi moderati sui quali puntiamo per costruire una pace stabile nella regione. Un Iran nucleare costituirebbe una minaccia vitale anche per la sicurezza globale. Scatenerebbe una corsa al nucleare da parte di altri paesi e aumenterebbe i rischi per la sicurezza di tutti. Il principio della deterrenza nucleare funzionava e costituiva anzi un fattore di stabilità nel contesto bipolare della Guerra fredda. Nel mondo post bipolare, senza chiari centri di gravità e popolato da minacce asimmetriche, un eccessivo “multipolarismo nucleare” rappresenterebbe un evidente elemento di instabilità. Per questo motivo l’Italia sostiene con convinzione la visione del presidente Obama per un mondo senza armi nucleari e gli sforzi sul disarmo e la non proliferazione che vanno in questa direzione. L’Iran è come noto parte del Tnp (Trattato per la non proliferazione) e la questione iraniana rappresenta quindi un test cruciale per la credibilità dell’attuale regime multilaterale sulla non proliferazione. Per queste ragioni: la sicurezza di Israele, la stabilità regionale, la sicurezza globale – un Iran nucleare è per noi un’ipotesi inaccettabile. Come evitarla? Noi crediamo che la politica della “mano tesa” voluta dal presidente Obama sia stata una decisione giusta. Anche se l’Iran non ha purtroppo finora risposto a tale apertura come avremmo auspicato, non bisogna da ciò concludere – come fanno erroneamente alcuni analisti – che la mano tesa non abbia prodotto risultati. Di risultati ne ha prodotti almeno due. Ha innanzitutto allargato e cementato la solidarietà internazionale sulla questione iraniana (basta vedere la posizione della Russia oggi assai più convergente con quella occidentale rispetto a un anno fa) e ha aperto gli occhi alla società iraniana sulla realtà: la protesta nelle piazze a Teheran esprime oggi la crescente consapevolezza della società iraniana che il “problema non è a Washington ma a Teheran”. Non chiudersi pregiudizialmente al confronto anche con i governi problematici, insomma, è tutt’altro che inutile. Nel caso dell’Iran la politica della mano tesa riflette anche la consapevolezza che condividiamo con i nostri alleati, che un Iran cooperativo o almeno non ostile rappresenterebbe un fattore importante per la stabilizzazione regionale, dall’Afghanistan all’Iraq. I pericoli dell’azione militare Ciò detto credo, anche qui in piena sintonia con i nostri alleati americani e sulla base di una condivisione di partenza della minaccia nucleare iraniana, che il tempo per attendere una risposta positiva non può essere indefinito. Avevamo posto come scadenza all’Iran la fine del 2009 e siamo perfettamente consapevoli che questa finestra si sta per chiudere. Gli ultimi segnali da Teheran non ci rendono ottimisti. Tra questi, oltre alla controproposta iraniana sul nucleare, per noi inaccettabile, anche le repressioni violente contro l’opposizione per le quali l’Italia ha reagito fermamente, sollecitando anche una comune reazione europea: non abbiamo intenzione di interferire nelle questioni politiche interne iraniane, ma crediamo fermamente nell’obbligo, per qualsiasi governo, di rispettare alcuni diritti umani fondamentali tra cui la protezione della vita dei propri cittadini. Ricordo che su mia istruzione, dopo le violenze successive alle elezioni del 12 giugno, l’Italia è stato l’unico paese europeo a concedere oltre settanta visti nazionali a cittadini iraniani. Stiamo perciò discutendo con i nostri alleati e partner europei sulle misure da prendere di fronte alla chiusura del governo iraniano. Abbiamo sempre detto – e lo ripeto – che tutte le opzioni sono possibili e restano sul tavolo, a partire dalle sanzioni economiche. Circa l’opzione militare non si tratta di escluderla a priori – non ho mai detto questo – ma di riconoscerne razionalmente gli ovvi pericoli e le controindicazioni. Le sanzioni come forma di pressione sul governo iraniano saranno inoltre tanto più efficaci se saranno “mirate” a coloro che nel governo iraniano rifiutano la collaborazione e approvate da un ampio numero di paesi. L’Iran non è un problema soltanto dell’occidente ma di tutti, la sicurezza è un “bene pubblico globale” e le potenze emergenti, incluse la Cina e l’India, dovranno assumersi le proprie responsabilità. Siamo allo stesso tempo consapevoli che nel caso di impossibilità a raggiungere un accordo in Consiglio di sicurezza dell’Onu, dovremo esser pronti a considerare l’ipotesi di sanzioni adottate da un gruppo più ristretto di paesi, i cosiddetti “like-minded”, di cui l’Italia è parte. In entrambi questi scenari, contribuiremo, come abbiamo sempre fatto, costruttivamente al dibattito e applicheremo coerentemente le decisioni che verranno adottate, in pieno raccordo con i nostri alleati e partner. L’Italia è tra i principali partner economici: crediamo tuttavia che la sicurezza fisica e la responsabilità di fronte ai nostri alleati e al mondo intero vengano prima di ogni altra considerazione. Le nostre imprese con interessi in Iran hanno del resto dimostrato finora un alto senso di responsabilità. Stiamo quindi monitorando assai attentamente le reazioni di Teheran e agiremo in piena sintonia con i nostri alleati americani ed europei. Crediamo che l’Iran debba calcolare razionalmente i propri interessi. Potrà affermare il ruolo regionale a cui legittimamente aspira soltanto guadagnandosi il rispetto dei propri vicini, della comunità internazionale e dei propri cittadini.

L'OPINIONE - Stefano Magni : " Iran, il regime ha già perso "

“Anch’io sono Mohareb, impiccatemi”, è il messaggio che si legge su tutti i blog iraniani. Mohareb vuol dire “infedele”. E’ l’aggettivo con cui il regime bolla i dissidenti e tutti coloro che manifestano in queste settimane contro l’establishment di Ahmadinejad e Khamenei. In un Paese in cui Internet è censurata, la posta è controllata, strumenti della nostra vita quotidiana come un computer, un modem, un telefono cellulare sono già dei simboli della sovversione. Aggiornare un blog è un atto di estremo coraggio.
Siamo riusciti a parlare con uno dei blogger più puntuali nel descrivere giorno per giorno gli eventi dell’Onda Verde, una ribellione che è nata da una contestazione contro elezioni truccate, ma che in queste settimane si sta trasformando in qualcosa di molto più vasto. Parliamo con il blogger con la promessa di non rivelarne l’identità, perché la repressione in Iran è capillare. Chiediamo al nostro interlocutore se l’Onda Verde è una rivoluzione di massa o è ancora un fenomeno limitato? “Le manifestazioni sono avvenute nelle grandi città dove gli studenti sono stati i principali protagonisti” - ci risponde - “mentre a Teheran abbiamo assistito alla partecipazione di tutti i ceti sociali, indistintamente: vecchi, giovani, ragazzini, donne e uomini ovviamente, disabili e veterani reduci dell’ottennio più assurdo della storia delle guerre, il conflitto contro l’Iraq. Dato che il macabro fine giustifica i mezzi, in queste ultime ore, il regime ha intrapreso un violento tentativo di rappacificazione. Ha preso di mira il più feroce dei magistrati: Mortazavi, come diretto responsabile di tutte le violenze sessuali e psicologiche avvenute nel centro dell’orrore: Kahrizak. Un altro personaggio odiato e feroce, Hosseini, si è dimesso, o per paura o perché gli è stato chiesto. Il regime dimostra una certa bravura ad arrampicarsi sugli specchi. In questi giorni stanno trasmettendo un nuovo talk show live: ‘La strada per il domani’. Il messaggio principale è: ‘vi perdoniamo, ora basta’. Sono chiamati all’ordine, intellettualoidi, parlamentari e tecnocrati che discutono tra loro. Il termine più usato in questo talk show è ‘patologia politica e sociale’. ‘Voi eravate in buona fede’ - ci dicono - ‘ma siccome in mezzo a voi c’è una minoranza di mercenari americani, inglesi e israeliani che hanno commesso atti di vandalismo, noi ci siamo sbagliati e abbiamo colpito voi angioletti, figli della nostra patria. E per questo, dall’alto, vi chiediamo scusa’. In una delle ultime puntate hanno chiamato un economista, ad esempio, per spiegare che ‘gli interessi nazionali verrebbero a mancare se ci mandate via’. Questo, ricorda l’ultimo discorso dello Scià, quando disse: ‘ho sentito la voce della vostra rivoluzione datemi un’altra opportunità”.
C’è chi pensa, però, che la rivoluzione dell’Onda Verde, al di là della buona fede di chi manifesta in prima linea, sia essa stessa una lotta di potere interna al regime iraniano, fra i “riformatori” Khatami, Karroubi e Moussavi e i conservatori Ahmadinejad e Khamenei. Ma... “Mousavi, Karroubi, Khatami e tutti gli altri ‘leader’ (perché non c’è un solo leader), non hanno ancora avuto la presunzione di auto proclamarsi come tali” - ci spiega - “Questi personaggi camminano dietro la gente. Questa è una cosa singolare in Iran. Lo slogan è, ‘ogni cittadino è un leader’. I comunicati di Moussavi, ad esempio, arrivano sempre dopo le mosse dei manifestanti. Nessuno chiama la gente a manifestare. Noi sappiamo già dove e quando farlo. I luoghi sono sempre quelli del centro di Teheran, le date sono semplicemente le stesse che il regime usa per fare le manifestazioni, contro Israele o contro l’America. Abbiamo scelto queste date per due motivi, primo perché non danno i permessi per manifestare, e dato che in queste giornate il regime stesso manifesta, usiamo i loro permessi. Secondo perché abbiamo provato gusto a rendere un incubo le ricorrenze del regime”.
L’ultima grande rivolta è scoppiata durante la festa religiosa dell’Ashura. Ma i membri dell’Onda Verde vogliono uno Stato laico o si limiterebbero riformare questo sistema rimanendo entro i limiti di una repubblica islamica? “Questo è un altro fronte caldissimo, stavolta all’interno dell’Onda Verde. Tutti i blogger, i grandi pensatori come: Sorosh, Kadivar, giornalisti, come Akbar Ganji, i rapper più famosi, come Shahin Najafi, ecc… sono coinvolti in una retorica che un po’ spaventa. Il dibattito è caldo e nei vari siti news, non si parla di altro. Se cacciamo questi? Poi? Laicità (alla francese), Secolarizzazione (all’americana), una Repubblica Iraniana fedele allo sciismo, quello ”dei buoni“, e infine un’apparente riforma all’interno del Sistema, una Repubblica Islamica 2.0? E’ quest’ultima la peggiore delle ipotesi. Perché a quel punto ci dovrà essere un accordo, tra i vari ‘leader’ che inevitabilmente darà luogo ad un silenzioso bagno di sangue”. Parlandoci di queste cose, anche il nostro interlocutore rischia forte. Il regime non scherza. Che cosa può accadere a chi si oppone all’establishment di Teheran? “Bene che vada, frustate e galera, fino ad arrivare a condividere la sorte di Taraneh Moussavi, violentata e poi bruciata. Oppure, nella peggiore delle ipotesi: uno sparisce. E poi lascio immaginare il resto”.

AGENZIA IRAN DEMOCRATICO - Davood Karimi : " Dove va il senatore Marcenaro nel momento in cui il popolo iraniano grida morte al dittatore ? "

CONDANNIAMO FERMAMENTE IL VIAGGIO DI VERGOGNA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO IN IRAN
E' UN ERRORE STRATEGICO STRINGERE OGGI LE MANI DI COLORO CHE SONO RESPONSABILI DEL MASSACRO DEL POPOLO IRANIANO E DELLA MORTE DEI SOLDATI ITALIANI IN AFGHANSITAN
QUALE E' STATA L'ESIGENZA DI QUESTO VIAGGIO NEL MOMENTO IN CUI LE STRADE DI TEHERAN SONO DIVENTATE ROSSE DEL SANGUE DI NEDA E DI MIGLIAIA ALTRE NEDA?
CHIEDIAMO UNA UNANIME CONDANNA DEL MONDO POLITICO ITALIANO E LA DIMISSIONE DI MARCENARO DALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSSIONE DEI DIRITTI UMANI DEL SENATO
Con alcuni giorni di ritardo sono venuto a sapere della vergognosa e inaspettata visita privata del presidente della commissione per i diritti umani del Senato della repubblica, Pietro Marcenaro in Iran.
La notizia di per se non mi ha stupito conoscendeo le simpatie del senatore per la banda di khamanei-Ahmadinejad. La cosa che mi ha colpito di più è la natura della visita privata e il momento in cui è stata effettuata in fretta e furia. Quale è stata la necessita di una visita del genere nel momento in cui all'inizio di gennaio 3 deputati italiani del PDL del parlamento europeo, in un comunicato congiunto avevano dichiarato di "non voler recare in Iran perchè il loro viaggio avrebbe offerto leggittimità e copertura a tanta violenza e repressione del regime dei mullah contro il popolo iraniano". Quale è stata la necessità di questo privato viaggio nel momento in cui gli asfalti di Teheran sono diventati rossi del sangue di Neda e di tante altre ragazze e ragazzi? Non riesco a capire come mai Marcenaro abbia visitato e incontrato due dei peggiori uomini dei servizi segreti iraniani di nome Brujerdi e Ahani, responsabili dei più feroci attentati terroristici in Europa oggi diventati due alti responsabili in campo di sicurezza del regime clericale dei mullah?. Non capisco cosa abbia detto loro e cosa abbia chiesto a loro? Il popolo iraniano è rimasto altamente grato al parlamento europeo quando ha saputo che è stato sospeso il viaggio di una sua delegazione in Iran. Non capisco perchè il senatore Marcenaro abbia scelto questo momento particolare in cui il regime ha fortemente bisogno della legittimità internazionale? Oggi, qualsiasi viaggio, privato o non viene sfruttato dagli aguzzini del popolo iraniano come un mezzo di sostentamento e di supporto internazionale e va combattuto e smascherato con tutta la forza a prescindere da chi e con quale obiettivo lo fa. Vorrei sapere anche dove era il senatore e con chi stava trattando e su che cosa e per conto di chi quando le madri dei caduti sono stati aggredite ferocemente a Teheran e malmenate e arrestate e portate in carcere di Evin dove tuttora molte di loro sono detenute nonostante le età avvanzate? Non capisco a quale titolo, il senatore della repubblica e per giunta capo di una commissione di estrema importanza, si reca in questo delicato momento in Iran incontrando le più alte autorità in campo di sicurezza e di intelligence? Quale è stato il suo messaggio? Vorrei tanto sapere se il senatore abbia mai chiesta o almeno abbia avuto un minimo coraggio di chiedere ai suoi interlocutori, responsabili anche del terrorismo iraniano, per quale reato sono stati uccisi i sei soldati italiani in Afghansitan? E quali sono state le risposte che ha avuto e per quali finalità? Non è che per caso il senatore è caduto spontaneamente nella famosa formula "80 e 20"? Per chi non consoce questa formula inventato dal gruppo di Brujerdi-Ahani & compagny( il primo è il capo della commissione sicurezza del parlamento e il secondo responsabile per l'Euorpa del ministero degli esteri), devo spiegare che il regime dei mullah per dare credibilità ai suoi referenti internazionali ha inventato questa fromula secondo cui , gli "amici" stranieri, per 80 per cento, devono criticare il regime dei mullah e per 20 per cento devono insultare e screditare la resistenza iraniana. In modo tale da fingere di essere oppositori del regime e per poter colpire l'opposizione e in particolar modo la resistenza iraniana. Una politica che il senatore Marcenaro, coscientemente o in coscientemente, mi auguro che sia valido il secondo, ha portato avanti fino ad oggi portando e dirottando acqua nel mulino del regime fondamentalista e terrorista di Ahmadinejad che all'interno del paese ha fatto diventare rosso le strade di Teheran, col sangue delle ragazze e dei ragazzi che gridano "Morte al dittatore, morte a Khamenei","viva la libertà e la democrazia", e al di fuori dell'Iran non fa altro che lanciare ingiurie e insulti e minacce per l'eliminazione dell'Israele.
A nome di Neda, simbolo della resistenza del popolo iraniano contro uno dei peggiori regimi della storia dell'umanità e a nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia esprimo il nostro sdegno e rammarico a questo inopportuno e vergognoso viaggio di soccorso ad un regime che sta barcollando, con una testa spaccata in due, sotto i colpi della protesta di milioni di donne e uomini che hanno già deciso di mandare in pattumiera della storia dell'umanità, l'intero regime dei mullah insieme a tutto "l'indotto"! Riteniamo questo viaggio un oltraggio al sangue di migliaia di persone che hanno sacrificatao la loro vita per la libertà e la democrazia in Iran e per la sicurezza mondiale di cui il regime iraniano è il pricipale fautore dell'instabilità e dell'insicurezza.
Ribadisco e chiudo la mia nota di protesta aggiungendo che non abbiamo bisogno delle interferenze del senatore Marcenaro e nemmeno del suo intervento"umanitario" che contribuiscono, senza alcun minimo dubbio, al prolungamento della maligna soppravvivenza del regime dei mullah: Il popolo iraniano sa cosa fare con questo regime , e nelle starde e nelle piazze, i suoi migliori figli, orgogliosamente stanno dimostrando che sono capaci di affrontare la situazione per ripristinare la libertà e la demcorazia. Basta che gli altri non interferiscano a favore del regime dei mullah. Il popolo iraniano non ha bisogno nè dell'intervento umanitario e nè politico dei personaggi come Marcenaro!
Alla notizia del viaggio del senatore in Iran sicuramente i caduti della resistenza italiana si saranno rivoltati, allora a nome di loro chiedo al senatore di dimettersi da questo incarico.
Chiedo a tutti i partiti e organizzazioni politiche e umanitarie di condannare fermamente il viaggio del presidente della "Commissione Diritti Umani" del Senato della repubblica scrivendo un email all'indirizzo del presidente , il senatore Schifani , e mandando anche una copia a irandemocratico@yahoo.it
grazie

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