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L'Opinione-Liberal Rassegna Stampa
05.09.2009 Hezbollah si riarma in barba a Unifil
Le analisi di Stefano Magni, Michael Sfaradi

Testata:L'Opinione-Liberal
Autore: Stefano Magni-Michael Sfaradi
Titolo: «Hezbollah si riarma in barba a Unifil- E ora affronti il suo mandato»

Su l'OPINIONE di oggi, 05/09/2009, a pag.2, con il titolo " Hezbollah si riarma in barba a Unifil" l'analisi di Stefano Magni. Da LIBERAL, a pag. 17, il commento di Michael Sfaradi.

Ci ricordiamo di Unifil2? Nel Libano meridionale sono dispiegati 12.130 caschi blu come forza di interposizione fra Hezbollah e Israele. Ma, lungi dall’essere disarmato (come prevede la Risoluzione Onu 1701), il Partito di Dio sciita che dichiarò guerra a Israele è ora dotato di 40mila fra razzi e missili. E ora, secondo fonti attendibili, si sta anche dotando di armi chimiche, pronto a preparare “qualcosa di grosso”. Poche volte fa notizia la missione Onu, fortemente voluta dall’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema, per porre termine alla guerra scatenata da Hezbollah nel luglio del 2006. Dall’agosto di tre anni fa ad oggi, si parla di Unifil2 (rafforzamento dell’originaria missione Unifil, iniziata nel 1978) più per quello che non fa che non per quello che fa. A questa conclusione era già arrivato il New York Times alla fine di settembre del 2006, con un’inchiesta sul campo in cui si constatava che i caschi blu: “non possono allestire check-points, non possono arrestare sospetti, non possono perquisire case o automobili e, se vedessero transitare un camion pieno di missili, dicono che non potrebbero fermarlo”. Capita, invece, che siano i soldati delle forza di pace ad essere fermati, perquisiti e disarmati dalle milizie Hezbollah, come è avvenuto l’anno scorso, proprio ad una pattuglia italiana. Per evitare scontri, i caschi blu hanno l’ordine di ripiegare, anche se minacciati da forze irregolari molto più deboli, come è avvenuto nei disordini di Bir-e-Salasel il 18 luglio, che hanno provocato 14 feriti fra i nostri uomini e nessuno fra gli insorti. Oggi Hezbollah, secondo le stime dei servizi segreti israeliani, ha più razzi rispetto a quelle che possedeva nel 2006, nonostante il generale Claudio Graziano, comandante della missione Onu, affermasse, il 14 agosto 2008, che non vi fossero armi all’infuori di quelle possedute dall’esercito regolare libanese. Il sospetto che Hezbollah abbia anche ordigni non convenzionali è sorto il 14 luglio scorso, quando tracce di materiale chimico sono stati individuati dopo l’esplosione di un deposito di armi nel Sud del Libano (quelle armi che Hezbollah non dovrebbe nemmeno avere). Pare anche che 3 miliziani siano morti nello stesso incidente per intossicazione. La notizia, lanciata dalla radio militare israeliana e dal sito Debka, si basa su un rapporto di servizi segreti europei, che avrebbero individuato anche un nuovo traffico di armi di distruzione di massa dalla Siria al Libano. Un funzionario arabo, coperto dall’anonimato, ha anche dichiarato che il partito di Dio sta preparando “qualcosa di grosso” contro Israele nell’immediato futuro. E di sicuro il nuovo governo libanese, su cui Hezbollah e suoi alleati hanno potere di veto, non è in grado di fermare l’organizzazione estremista sciita. Di fronte alla marea che monta, Unifil2 non può reagire, imbrigliato dalle sue stesse regole. “Altro che missione di pace!” aveva tuonato in un’intervista al Corriere della Sera, il 17 maggio 2008, lo sceicco libanese Sayed Ali Alamim - “Ve lo dico io cosa sono i soldati Unifil nel sud del Libano: turisti, semplici, imbelli e ignari turisti”.

LIBERAL- Michael Sfaradai: " ORA L’UNIFIL AFFRONTI IL SUO MANDATO Di Michael Sfaradi Liberal 05 09 2009 Pag 17 Il 14 luglio scorso nei pressi di Hirbet Salim, nel sud del Libano non lontano dal confine con Israele, è esploso un deposito dove la milizia sciita filo iraniana Hetzbollah aveva ammassato armi non convenzionali. Si trattava di testate chimiche che erano arrivate via terra dall'Iran. A rivelare la notizia è stato il giornale Al-Siyasa di Kuwait city, che cita fonti di intelligence europee. Nell'esplosione rimasero uccisi undici terroristi, tre dei quali per intossicazione chimica. Dopo l'esplosione i miliziani di Hetzbollah impedirono l'accesso, armi alla mano, all'esercito libanese e alle forze italiane e francesi presenti in zona. Nonostante Hetzbollah ha sempre negato l'esistenza di depositi di armi, le indagini individuarono tracce di diverse sostanze chimiche letali. Sempre secondo le fonti di intelligence europee che fanno da supporto alle forze Unifil dislocate nel sud del Libano, dall'Iran sono arrivate ad Hetzbollah maschere antigas, equipaggiamenti N.B.C. (nucleare chimico e biologico) e il rimpiazzo del materiale andato perduto con l'esplosione del 14 luglio scorso. Si tratta di granate e missili a corto raggio con testate chimiche. Un'altra fornitura, questa volta di armi biologiche, è stata spedita dall'Iran in Siria per essere poi recapitata a Nasrallah e i suoi combattenti. Rapporti dettagliati sulla vicenda, completi di mappe e fotografie aeree, sono arrivati a varie cancellerie europee e al comando della Nato a Bruxelles. Le informazioni riportano anche la dislocazione dei depositi adatti allo stoccaggio delle armi chimiche e biologiche. Alcuni si trovano in una zona lungo il tragitto che va dalla capitale siriana a quella libanese ed altri non lontano da Tiro. Alcuni avvertimenti provenienti da fonti della difesa tedesca danno per scontato che la fornitura di equipaggiamenti protettivi da N.B.C. indica l'intenzione di far uso di queste armi contro lo Stato ebraico. La risoluzione Onu 1702 del 2006, che metteva fine al conflitto fra Israele ed Hetzbollah prevedeva il ritiro delle truppe dello Stato ebraico dal sud del Libano ed il completo disarmo della milizia sciita. Il compito di supervisione e la responsabilità del disarmo era stato preso su mandato dell'Onu, e sotto la bandiera dell'Unifil, dalla Francia e dall'Italia. Dalla fine della guerra ad oggi i rapporti fra Is raele e l'Unifil sono stati caratterizzati da attriti e polemiche, Israele si è spesso lamentata non solo del mancato disarmo della milizia sciita ma, cosa ben più grave, del traffico di autotreni carichi di materiale bellico, destinati ad Hetzbollah, che indisturbati hanno valicato il confine fra Siria e il Libano. Una testa matta come Nasrallah, il capo di Hetzbollah, armato con armi non convenzionali e che per giunta prende ordini da uno come Ahmedinejad, dovrebbe tenere le cancellerie europee in stato di massima allerta, mentre al contrario l'Europa, fino ad ora, è stata capace solo di tenere un basso profilo. Nonostante si tenda a non parlarne quello che sta accadendo il Libano è molto grave anche perché Israele non fa mistero di vedere il governo iraniano responsabile delle azioni della milizia sciita. Pertanto non si possono prevedere di quale portata potrebbero essere e contro chi le reazioni di Israele nel caso dal Libano venissero lanciati missili non convenzionali sulla popolazione civile israeliana. Forse a Teheran qualcuno si è fatto l'idea sbagliata che con Barak Obama alla Casa Bianca Israele sia diventata un agnello sacrificale, sappiamo che non è così, anzi, quando lo Stato ebraico ha agito senza i "legacci" americani ha ottenuto i suoi più importanti successi militari. Visto il riarmo in atto da parte di Hetzbollah la Francia e l'Italia dovrebbero agire, nel mandato che hanno assunto, più seriamente di quanto abbiano fatto fino ad ora, e la comunità internazionale sme ttere di stare a guardare e incominciare a prendere dei seri provvedimenti verso coloro che stanno soffiando sul fuoco di quella che sembra una guerra annunciata.  

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