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Libero - Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica - Il Manifesto Rassegna Stampa
19.08.2009 Il burkini è meglio del bikini. Lo sostengono i giornali italiani.
Rassegna di quotidiani islamicamente corretti

Testata:Libero - Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica - Il Manifesto
Autore: Luigi Santambrogio - Maria Laura Rodotà - Antonio Castaldo - Anna Sandri - Davide Carlucci - Francesco Merlo - Paola Bonatelli
Titolo: «»

Molti quotidiani italiani questa mattina hanno dedicato un articolo alla donna musulmana alla quale non è stato permesso di nuotare con il burkini nella piscina di Verona. Tutti i quotidiani che hanno trattato la notizia hanno preso le difese del burkini. Non riportiamo gli articoli integralmente, ma solo le frasi più significative precedute dal nostro commento. Ecco fin dove possono spingersi l'islamicamente corretto e il maschilismo di alcuni giornalisti italiani:

LIBERO - Luigi Santambrogio non vede il burkini come un simbolo di segregazione, discriminazione e umiliazione della donna. A suo avviso è un capo di vestiario sexy, un rimedio estetico contro le donne grasse in spiaggia. Dato che Santambrogio è così attento all'estetica del corpo umano e che per lui il burkini serve a nascondere il grasso, diamo per scontato che il suo fisico sia perfetto e che, in caso contrario, nasconda sotto a un burkini maschile le "trippe che strabordano ovunque" (per usare le sue stesse parole) : "ti chiedi se davvero questo burkini , incrocio islamico di burqa e bikini, non sia dawero la cosa più sexy e trasgressiva dell'estate 2009.I colori brillano di vivacità, potrebbe averli scelti un maestro del mélange arcobaleno come Missoni (...) L'effetto carica l'immaginazione e fa volare la fantasia. Al diavolo, dunque, i bikini agostani a contenere le trippe che strabordano ovunque, o topless di attempate sciorotte dell'upper class romagnola, per non parlare poi di quei tanga che paiono usciti da qualche sexy shop ed esibiti su glutei da macelleria equina.(...) un'estate sabbatica sperimentale con il burkini non farebbe affatto male. Nulla, infatti, ha il potere di rinnovare il senso per il proibito e rieccitare le fantasie erotiche maschili più di una bella donna vestita, che non lascia vedere dove noi invece vorremmo vedere, che allude senza deludere."

CORRIERE della SERA - Maria Laura Rodotà sostiene che assomiglia al costume che usano i nuotatori nelle gare e che, comunque, a portarlo sono poche. La frase finale del suo articolo lascia intendere che anche lei, come Santambrogio, ritiene più imbarazzanti i bikini del burkini : " È integrale come i costumi dei nuotatori agonistici; copre la testa, ma la coprono anche le cuffie che in quasi tutte le piscine sono obbligatorie, e guai a scordarle. (...) D’altra parte ancora: gli islamici sono solo il 3 per cento della popolazione europea; di burkini non se ne dovrebbero vedere poi troppi. Non sarà il caso — anche a Verona — di rasserenare i bambini raccontando che la signora imburkinata è nel cast degli Incredibili? Le donne islamiche hanno problemi più seri, sul serio. E non sono loro a portare i costumi più imbarazzanti, proprio no. "

CORRIERE della SERA - Antonio Castaldo riporta le dichiarazioni di alcuni politici italiani. Proibire a chiunque di tuffarsi in piscina col burkini è discriminazione...e le norme igieniche? In piscina è vietato nuotare vestiti. E' necessario indossare un costume, perchè si dovrebbe fare eccezione per il burkini? " «Per me si tratta di discri­minazione bella e buona — af­ferma la senatrice Mariapia Garavaglia, del Pd — o quan­to meno di un eccesso di zelo da parte della società che ge­stisce l’impianto di Borgo Trento. Del resto si tratta di or­gani periferici di un’ammini­strazione che persegue da sempre una politica di rottura con il mondo islamico». Per l’ex sindaco Paolo Zanotto, og­gi consigliere comunale del Pd, «l’assimilazione culturale non può essere imposta. Se gli abiti musulmani consento­no l’identificazione, è davvero stupido proibirli. È una nega­zione della libertà». (...) Alberto Castagnetti: «I costu­mi dei nostri atleti sono mol­to più castigati di un qualsiasi burkini islamico»."

La STAMPA - Anna Sandri punta sul lato patetico della situazione: " ha indossato il «suo» costume: pantaloni lunghi non aderenti, una casacca a metà coscia, un cappuccio-foulard appoggiato sulle spalle per coprire testa, collo e spalle. Tutto molto morbido, forse di cotone. Nessuno tra i tanti presenti si è chiesto quanto caldo dovesse soffrire così abbigliata e quanta fatica avrebbe fatto a tenersi a galla quando il tessuto si fosse inzuppato. "

La REPUBBLICA - Davide Carlucci riporta le dichiarazioni della nuotatrice Monica Ferrari, la quale accosta il burkini alla muta che deve indossare un ragazzo con problemi alla pelle, dimenticando che il burkini non è un costume, ma un simbolo di discriminazione. La donna non lo mette per libera scelta nè proteggersi da eventuali allergie alla pelle, ma perchè costretta: " Monica Ferrari, campionessa italiana di Triathlon per la categoria M1, si allena spesso nella piscina veronese. «Io l´ho vista in acqua, la donna in burqini. Era una bella ragazza e indossava un costume di colore chiaro, giallo canarino, con dei pantaloni lunghi e il foulard in testa. Mi ha fatto un certo effetto vederla nuotare vestita così. Ma non mi sembra che i bambini si siano spaventati. Del resto, c´è anche un altro ragazzo che nuota con la muta completa e i guanti per problemi di pelle e non stiamo lì a guardare...».(...) anche Moamed Guerfi, l´imam di Verona, vede «un po´ di esagerazione e strumentalizzazione in questa vicenda: il burkini è così colorato, non fa paura»"

La REPUBBLICA - Francesco Merlo sostiene che il burkini non è una pratica antifemminista aggressiva perchè lascia il viso scoperto (!!!) e che, in ogni caso, esalta la sensualità della donna: " Tra le tante cose incivili dell´estremismo antifemminista islamico la pratica del burkini non è aggressiva e non cela l´identità perché lascia scoperto il viso. Nessun «piscinaro» può dunque permettersi di buttare fuori una signora in burkini,(...)Il burkini è un marchio registrato per far soldi e le modelle che lo indossano – guardate le immagini pubblicate da Repubblica.it – sono micidialmente sexy, miele per le api. Insomma una roba ipocrita per i seguaci del Profeta, una mise con fortissimo appeal pensata per conquistare il mercato femminile e il desiderio maschile."

Il MANIFESTO - Paola Bonatelli cita il caso di una piscina inglese dove, in determinati orari, qualunque donna voglia nuotare in piscina deve mettere il burkini, anche se non è islamica. Eurabia rules! " Forse il pragmatico equilibrio anglosassone potrebbe rivelarsi il male minore. Al centro sportivo di Croydon ci sono speciali sessioni natatorie per musulmani. In giorni e ore stabilite uomini e donne nuotano separati, i maschi in costume al ginocchio, le donne con il burkini. Obbligatorio per tutte, anche per le inglesi. ".

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