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La Stampa - L'Opinione Rassegna Stampa
21.03.2008 Contro Israele e contro i cristiani
i proclami di Bin Laden

Testata:La Stampa - L'Opinione
Autore: Francesca Paci - Stefano Magni
Titolo: «Bin Laden raddoppia Prima di tutto liberare la Palestina - Perché Osama odia il dialogo con i cristiani»
Da La STAMPA del 21 marzo 2008:

«L’unico modo per riprendere la Palestina è con la forza». Parola di Osama bin Laden che ventiquattr’ore dopo aver minacciato l’Europa e papa Benedetto XVI per le vignette satiriche sul Profeta Muhammad torna a pontificare dagli schermi di Al Jazeera. Il nuovo audio-messaggio del fondatore di Al Qaeda mandato in onda ieri sera dalla televisione qatariota sembra un aggiustamento di tiro rispetto a quello precedente: nessuna pietà per gli infedeli che dileggiano il Corano, ma senza dimenticare mai il cuore profondo del jihad, il campo aperto dove si combatte la guerra santa dei musulmani di tutto il mondo, la Palestina.
«L’assedio di Gaza è il risultato della conferenza di Annapolis e del via libera dei paesi arabi alla battaglia di Israele e Stati Uniti contro i mujahideen»: l’anatema di Bin Laden rimbalza sui tg della sera israeliani scavalcando in scaletta la visita del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, inviato speciale per conto di Damasco. Poche ore prima infatti, Lavrov, di ritorno da una missione diplomatica nella capitale siriana e da un incontro riservato con il leader di Hamas in esilio Khaled Meshal, era giunto a Tel Aviv per discutere l’ipotesi di una conferenza di pace da tenersi a Mosca nei prossimi mesi. Sul tavolo, oltre alla Road Map, la normalizzazione dei rapporti tra Israele e il governo di Bashar al-Assad.
«L’offensiva mediatica di Al Qaeda è la risposta al riposizionamento strategico dei governi arabi sulla questione israelo-palestinese», spiega Eli Karmon, guru dell’International Institute for Counter Terrorism (Ict) di Herziliya, l’avanguardia dell’antiterrorismo israeliano. La guerra permanente alla lunga non paga, almeno non le forze dell’establishment: «L’Egitto si sta adoperando per una soluzione a Gaza. Hamas pare da tempo tentato dalla via politica. Brutti segnali per al Qaeda. Il luogotenente di Osama, al Zawahiri, aveva già condannato a suo tempo la scelta del partito islamico palestinese di partecipare alle elezioni. In questi giorni, a dispetto di morti, attentati, raid, s’intravede la possibilità di un cessate il fuoco. Perfino il giornale libanese pro-siriano al-Diyar ammette che l’assassinio del leader di Hezbollah Mughniyeh potrebbe agevolare il dialogo».
Ma c’è chi dice no. La potenza nichilista di bin Laden affonda nel caos e dal caos trae linfa. «I nostri nemici non hanno preso la Palestina con i negoziati ma con il ferro e il fuoco», dice ancora ad Al Jazeera lo sceicco saudita. Occhio per occhio, dente per dente. A Gaza come a Baghdad, incalza Osama, il secondo fronte del jihad: «C’è un legame diretto tra la Palestina e l’Iraq, i musulmani devono sostenere con la forza la lotta contro le forze di occupazione sioniste e americane». Gaza tace. Il portavoce di Hamas Sami abu Zuhri, solitamente loquacissimo, preferisce rispondere con un generico «no comment» all’endorsement di Al Qaeda alla liberazione armata della Striscia.
«Sono d’accordo con gli analisti della Cia, Osama è vivo ma si trova in difficoltà», continua Eli Karmon. «Diffondere due audio-cassette in poche ore è come mostrare i muscoli, una prova tattica d’efficienza che si spiega con l’anarchia tornata al confine tra Afghanistan e Pakistan dopo le elezioni pakistane». E la strategia? Secondo Yael Shahar, ricercatrice dell’Ict, Al Qaeda non è più l’internazionale del terrore dell’11 settembre 2001: «La rete si è dissolta in piccoli gruppi e cellule molto regionali». Come quelle da mesi infiltrate a Gaza.

Da L' OPINIONE, un'intervista a Massimo Introvigne:

Osama Bin Laden è tornato all’attacco, con un messaggio audio di cinque minuti in cui minaccia l’Europa, il Papa e la monarchia saudita. Il casus belli, ancora una volta, è la pubblicazione delle vignette danesi su Maometto. Il comunicato è giunto proprio quando gli ulema di Riyad hanno negato ancora una volta la possibilità di costruire una chiesa cristiana in territorio saudita, nell’ambito del difficile dialogo interreligioso tra musulmani e cattolici. I due episodi sono collegati? Ne abbiamo parlato con il professor Massimo Introvigne, sociologo della religione e direttore del Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) di Torino. “Bin Laden accusa da sempre l’establishment religioso di Riyad di aver complottato contro di lui quando gli fu tolta la cittadinanza del regno. Sono due mondi diversi: quello tradizionalista degli ulema di Stato sauditi e il mondo ultra-fondamentalista di Bin Laden. Il secondo ambiente non accetta qualunque tipo di apertura all’Occidente. Non accetta neppure gli ulema che (sulla base di un vecchio Hadith per cui il territorio arabo deve essere considerato come una grande moschea) non vogliono alcun luogo di culto in Arabia Saudita.

Bin Laden ha una visione sostanzialmente politica, per cui l’Occidente, in tutte le sue declinazioni, è un nemico”. L’opposizione all’apertura con il cristianesimo, da parte di Bin Laden, è politica: “Il Papa ha impostato il dialogo su alcuni punti fermi: il rispetto delle minoranze religiose, delle donne e il rifiuto della violenza. Soprattutto su quest’ultimo punto, Bin Laden si sente minacciato direttamente”. In un passaggio del suo ultimo proclama, il leader di Al Qaeda accusa il re saudita, il quale “Avrebbe potuto fermare la pubblicazione delle vignette offensive”. Il professor Introvigne ci ricorda che: “E’ una polemica che Bin Laden (o il ”collettivo“ che lo ha sostituito, non è detto che sia ancora vivo) conduce da un ventennio. Nei suoi primi scritti non si occupava mai di Palestina, né dell’Occidente, ma solo della dinastia regnante saudita. La battaglia contro l’Occidente inizia in un secondo momento quando Bin Laden incontra l’egiziano Ayman Al Zawahiri. Questi sosteneva che, per combattere Moubarak, occorresse combattere il suo sostegno principale, cioé gli Usa. Altrimenti, morto il tiranno, Washington ne avrebbe insediato un altro. La strategia era quella di colpire in America per indurla all’isolazionismo”. Ora potrebbe colpire in Europa, con il pretesto delle vignette? “Bin Laden (o chi per lui) cerca di sfruttare tutti i temi che sollevano indignazione nel mondo musulmano”. E questo potrebbe portare ad attentati in territorio europeo, anche se non dobbiamo attenderci un’azione coordinata, di tipo militare: “Al Qaeda è una federazione di cellule ampiamente autonome. Non è detto che sia possibile esercitare un controllo effettivo. Forse Bin Laden non sa neppure dove queste cellule possano colpire. Naturalmente questi proclami hanno un influsso notevole su tutte le cellule”.

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