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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - L'Opinione Rassegna Stampa
26.02.2008 Hamas fallisce la mobilitazione popolare a Gaza
mentre i kassam feriscono due bambini e una donna

Testata:Il Giornale - L'Opinione
Autore: Gian Micalessin - Stefano Magni
Titolo: «Il Cielo ferma la marea umana di Hamas - Hamas cerca la strage»
Da Il GIORNALE del 26 febbraio 2008, una cronaca di Gian Micalessin:

Si erano dati appuntamento in cinquecentomila. Si sono ritrovati in quattro gatti. Si sono sciolti come lacrime nella pioggia. Negli auspici dei fantasiosi leader di Hamas doveva essere la replica della beffa di Rafah. Doveva incominciare con un’oceanica catena umana capace di far risuonare lungo i 40 chilometri della frontiera con Israele la rabbia del popolo di Gaza. Poteva, o doveva, trasformarsi in una marea di cuori in subbuglio pronta, ad un solo grido, a calpestare e travolgere il confine israeliano. Tutto si è risolto con l’umida e sfilacciata passeggiata di qualche migliaio di scolaretti spinti da mamme pasionarie e papà integralisti a sgambettare nel fango tra bandiere appassite, slogan scordati, striscioni inzuppati. Gli anelli della catena in carne ed ossa convocata da Hamas non hanno, insomma, oltrepassato la periferia di Beit Hanoun, la cittadella ad uno sputo dal valico settentrionale di Eretz. È stato un vero buco nell’acqua, ma è stato, sicuramente, assai meglio per tutti. Meglio per gli israeliani, ben poco entusiasti di fermare l’ipotetica masnada ordinando “fuoco a volontà” a cecchini, artiglieria e reparti in armi schierati alla frontiera. Meglio ancora per i preoccupati civili palestinesi poco elettrizzati dall’idea d’offrire petto e figli per travolgere la cortina di ferro israeliana. Così quel gelido sciacquone, quella spruzzata di vento e pioggia si è rivelata un regalo del Signore, una manna provvidenziale capaci di surgelare anche la rabbia più esagitata e di giustificare la più pavida voglia di casa, coperte e tepore.
Del resto la richiesta di Hamas sembrava stavolta più un’ordalia che una manifestazione, una temeraria sfida al buon senso capace di trasformare la rivolta contro il blocco della Striscia in un suicidio di massa. Alla frontiera con l’Egitto non era certo andata così. Lì gli incursori di Hamas non si eran certo fatti annunciare, erano sgusciati nella notte e avevano trasformato in un colabrodo la frontiera d’acciaio. Lì la folla palestinese aveva dato il via alla sfrenata transumanza solo dopo aver sondato la determinazione degli sparuti e male armati fantaccini egiziani.
Stavolta la faccenda era molto più seria, molto più perigliosa. La grande manifestazione convocata dai vertici di Hamas per emozionare il mondo e richiamare l’attenzione sul blocco di Gaza era preannunciata da giorni e agitata da quelle voci sulla possibile marcia verso il confine. Israele non era rimasta a guardare. Domenica notte aveva spostato lungo il perimetro della Striscia una batteria d’artiglieria addestrata a creare una barriera di esplosioni deterrenti davanti alla marea umana in marcia. Poi, spiegava un canale della televisione israeliana, sarebbe stato il turno dei cecchini pronti a sparare alle gambe dei capipopolo.
L’esercito era, insomma, «pronto a fare tutto quanto si doveva fare» come spiegava, senza giri di parole, il vice ministro della difesa Matan Vilnai. «Spero proprio che alla fine capiscano perchè noi siamo già dispiegati e non permetteremo certo - aveva aggiunto - il ripetersi di quanto successo fa al confine con l’Egitto».
Il plumbeo impasto di minacce e pioggia decide sin dall’inizio la sorte della partita. Alle dieci di mattina, soltanto qualche migliaio di mamme e bambini raggiungono i punti di raccolta fissati dai capi di Hamas, urlacchiano qualche slogan, si lasciano tranquillamente sconfiggere da pioggia e gelo. A fermare il restante migliaio di “cuor di leone” pronti a scagliarsi contro le muraglie in cemento armato del valico di Eretz ci pensa la stessa polizia di Hamas. Qualche decina di ragazzotti così abili da aggirare il blocco finisce inevitabilmente nelle braccia dei soldati nemici e conclude la giornata in un carcere israeliano. Il popolo di Gaza salvato stavolta dalla pioggia rischia però di non sfuggire alla rabbia d’Israele. Ieri un missile lanciato dai gruppi palestinesi ha colpito nuovamente Sderot staccando un braccio ad un ragazzino israeliano. La grande “bonifica” di Gaza pianificata dai generali, autorizzata dai politici e reclamata dall’opinione pubblica, è forse solo questione di giorni.

Da L'OPINIONE, un articolo di Stefano Magni:

Secondo le agenzie italiane erano decine di migliaia. Secondo i due più famosi quotidiani israeliani, Haaretz e Jerusalem Post, erano invece poche migliaia. Sono ancora incerte le stime su quanti abbiano partecipato alla manifestazione indetta ieri da Hamas al valico di Erez (al confine tra la Striscia e Israele) per protestare contro il blocco di Gaza. Intanto, per precauzione, l’esercito di Gerusalemme ha rafforzato le sue postazioni di confine con 6500 uomini, per evitare che i palestinesi facciano al confine israeliano quel che fecero con l’Egitto: sfondare le barriere per riversarsi oltre la frontiera. Nonostante l’allarme, non è successo nulla di simile. Anche perché a Gaza, mentre donne e bambini (provenienti dalle scuole chiuse per l’occasione) manifestavano pacificamente e alla luce del sole, dietro le linee gli uomini avevano altro da fare. Nella mattinata di ieri, poco prima dell’inizio della manifestazione, i terroristi hanno lanciato cinque razzi Qassam contro la cittadina di Sderot, costantemente bersagliata (sono quasi 10.000 i razzi che l’hanno colpita) sin dal 2001.

Il primo ordigno ha gravemente ferito a una spalla un bambino di dieci anni che si stava divertendo con i suoi amici in un campo giochi e che, poco prima dell’impatto, aveva cercato inutilmente di correre in un rifugio. Una donna e la sua bambina di un anno sono stati feriti lievemente. I Qassam sono notoriamente un’arma terroristica: dopo l’allarme (che coincide con l’avvistamento di un lancio), i cittadini di Sderot hanno dai dieci ai venti secondi per cercare riparo. Gli altri quattro ordigni lanciati contro la cittadina israeliana meridionale non hanno fatto vittime, ma almeno uno di essi avrebbe potuto fare una strage di bambini: è esploso nei pressi di una scuola. La risposta israeliana non si è fatta attendere e l’aviazione ha colpito e ucciso tre miliziani, ferendone altri quattro.

Hamas non nega di voler continuare il lancio di razzi oltre il confine, nonostante il suo proclama di ieri suoni ad alcuni come una mano tesa: “Hamas è pronta ad allentare la presa e a far cessare il lancio di razzi su Sderot se Israele ferma la sua aggressione contro il popolo palestinese” ha dichiarato, dal Libano, Nazzam, uno dei leader del movimento islamista. Per “aggressione” e “occupazione”, Hamas (che non riconosce Israele) ha sempre inteso l’esistenza stessa dello Stato ebraico. Dunque il lancio di ordigni non cesserà. Ma forse noi saremo distratti dalle migliaia di donne e bambini che la stessa Hamas espone alla frontiera, per presentarsi come un movimento non violento.

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