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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione - Il Giornale Rassegna Stampa
03.07.2006 L' "equivicinanza" è antisraeliana, filo-terrorista e nemica della pace
lo spiegano Stefano Magni e Massimo Introvigne

Testata:L'Opinione - Il Giornale
Autore: Stefano Magni - Massimo Introvigne
Titolo: «L’ “equivicinanza” messa alla prova»
Stefano Magni sull'OPINIONE del 3 luglio 2006 analizza la condotta del governo italiano nella crisi di Gaza, un test che permette di capire molto bene quale sia il vero significato dell'"equivicinanza" tra israeliani e palestinesi propugnata dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema:

Prove generali di “equivicinanza” del nostro governo nella crisi in Medio Oriente: D’Alema si dice “preoccupato” per l’azione militare israeliana nella Striscia di Gaza (l’Operazione Pioggia d’Estate) e lo comunica via telefono al presidente Abu Mazen; Tana de Zulueta invita il governo ad essere ancora più deciso, condannando il “gravissimo arresto di parlamentari palestinesi insieme a membri del legittimo governo (e stiamo parlando del governo di Hamas, ndr) palestinese” che “rischiano di rendere irrecuperabile il dialogo tra le due parti”. Sempre nella maggioranza, il Partito dei Comunisti Italiani ha subito bollato l’operazione militare israeliana come un crimine e invita a far pressione sull’Unione Europea perché sospenda l’accordo commerciale con Israele “finché il suo governo non rispetterà i diritti umani del popolo palestinese”.

La maggioranza italiana non si era mossa con altrettanta prontezza nel dichiarare la sua “preoccupazione” per i continui lanci di razzi Qassam contro Sderot: la cittadina meridionale israeliana incassa sino a cento ordigni alla settimana, in continuazione. I lanci avvengono dalla Striscia di Gaza, anche dai resti delle colonie abbandonate a caro prezzo dagli Israeliani nell’estate del 2005. In teoria i Qassam sono stati lanciati sempre da associazioni terroristiche “private” (i Comitati per la Resistenza) che nulla hanno a che vedere con l’Autorità Palestinese. In pratica, i lanci sono effettuati sotto gli occhi dei servizi di sicurezza palestinesi, senza che questi cerchino di fermarli. E il governo di Hamas, dopo la strage sulla spiaggia di Gaza, li rivendica anche ufficialmente. Se un governo rivendica dei lanci di razzi contro le città di un’altra nazione, non è un atto di guerra? Eppure il centro-sinistra non ha sollevato la questione, così come invece sta facendo adesso, dopo la risposta israeliana.

L’assassinio del diciottenne Elyahu Asheri da parte dei terroristi e il rapimento del caporale Gilad Shalit, al culmine di un’incursione palestinese in territorio israeliano, sono stati gli ultimi episodi di una serie di operazioni offensive condotte contro Israele. Ciò spiega perché lo Stato Maggiore israeliano stava pianificando l’Operazione Pioggia d’Estate già da settimane. Fino al 28 giugno Israele non ha mai reagito alle continue aggressioni degli Islamisti palestinesi, proprio per non turbare un equilibrio diplomatico precario e l’opinione pubblica internazionale. Dopo il 28 giugno ha deciso di reagire, ma nel modo meno cruento possibile: colpendo lontano dai centri abitati, facendo arrestare i leader di Hamas per processarli con processi ordinari, evitando di far vittime tra i civili fino al punto di lanciare volantini su Gaza con le aree più pericolose da non attraversare durante le operazioni militari. Eppure è contro Israele che si sta sollevando sempre più il “polverone” delle polemiche. È questa la “equivicinanza” di cui parlava D’Alema?

Dal GIORNALE, sullo stesso tema,  l'editoriale di Massimo Introvigne, pubblicato in prima e penultima pagina, che spiega  perché l'equivicinanza non favorisce la pace, ma il terrorismo: 

Di fronte a D'Alema che si proclama «equivicino» a Israele e al governo palestinese, e che condanna «nello stesso modo» i rapimenti di israeliani e la reazione del governo Olmert, di fronte a Comunisti italiani e Rifondazione che brigano per invitare in Italia esponenti di organizzazioni terroristiche, è venuto il momento di parlare chiaro sulla Palestina. L'opposizione di centrodestra ha una splendida opportunità per denunciare le figuracce internazionali del governo Prodi e la presenza nella compagine che lo sostiene di autentici amici dei terroristi. Da anni Israele è sottoposto a uno stillicidio quotidiano di attacchi terroristici che hanno fatto migliaia di morti, donne e bambini compresi. È come se sulle principali città italiane piovessero razzi e si tentassero attentati tutti i giorni. Il terrorismo è organizzato - contro la vulgata corrente - da entrambe le principali correnti politiche palestinesi: i laici di Fatah e i fondamentalisti di Hamas. Nel sistema politico palestinese i laici esprimono il presidente, Abu Mazen, uscito da elezioni democratiche ma non rappresentative, boicottate da Hamas, che alle elezioni politiche cui invece ha partecipato ha dimostrato di essere il primo partito ed esprime il governo guidato dal primo ministro Haniye. Abu Mazen e Haniye sono meno estremisti dei leader che stanno in esilio a Damasco e prendono ordini dal governo siriano e da quello iraniano. Ma siccome il denaro per i palestinesi viene da Teheran, e le armi da Damasco, le possibilità che prevalgano i meno estremisti sono quasi inesistenti. La linea Sharon contava sulla stanchezza dei palestinesi dopo anni di guerre e sulla lenta prevalenza all'interno dei Territori di un fronte «trattativista» disposto a una tregua imperniata sulla nascita di uno Stato palestinese nei confini del 1967, che nessun palestinese considera ideali ma che i fondamentalisti maggioritari avrebbero accettato barattandoli con il carattere islamico dello Stato. Questa linea era in realtà ancora possibile dopo la vittoria elettorale di Hamas, a patto che Hamas si spaccasse in due e che la fazione realista nei Territori rompesse con quella oltranzista in esilio a Damasco. Non è possibile oggi, perché a Damasco il regime regge, e ad Assad si è aggiunto Ahmadinejad come sponsor danaroso e non troppo occulto di tutte le fazioni estremiste palestinesi. Non bisogna illudersi: a lungo termine una trattativa che si muova verso la pace è realistica solo se cambiano il regime di Assad in Siria e quello degli ayatollah in Iran. A breve, il dialogo è una chimera ma è possibile per Israele tenere i terroristi sotto controllo con la pressione militare e ritorsioni durissime contro ogni atto di aggressione, rapimenti compresi, dimostrando a qualunque governo palestinese che o controlla i terroristi o Israele gli impedisce di governare. Ogni «buonismo» in questo momento fa solo aumentare gli attentati, e lo stesso vale per la retorica pacifista e dell'«equivicinanza» fra vittime e assassini di Prodi, Chirac e D'Alema. Sostenere Israele nelle sue azioni di oggi, continuando nella discrezione un dialogo, è un dovere di tutto l'Occidente. Qui, più che sul numero di soldati in Afghanistan, passa la linea

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