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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - L'Opinione Rassegna Stampa
19.06.2006 La verità sull'Iran
dove vige un regime tirannico e antisemita

Testata:Corriere della Sera - L'Opinione
Autore: un giornalista - Stefano Magni
Titolo: «Il nipote di Khomeini «Gli Usa liberino l'Iran» - L’antisemitismo programmatico del regime di Teheran»
Gli Usa occupino l'Iran e le diano la libertà. E' l'appello di Hossein Khomeini,
nipote dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, lanciato in un'intervista ad al Arabiya.
Ecco il testo di un articolo pubblicato dal CORRIERE della SERA :

«La rivoluzione di mio nonno ha divorato i suoi figli. Oggi viviamo una fase di tremenda regressione. Bush venga e occupi il nostro Paese, la libertà deve arrivare all'Iran, non importa come». Hossein Khomeini, 47 anni, nipote dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, lancia il suo appello dalla città santa sciita di Qom. Senza curarsi delle conseguenze in patria. Le sue parole rimbalzano sulla tv Al Arabiya e fanno il giro del mondo. «La rivoluzione è nata per chiedere libertà e democrazia ma ora sta perseguitando i suoi leader. Non è con le armi nucleari che l'Iraq acquisirà vero potere». Per il religioso sciita i «portatori del turbante», come chiama il Consiglio dei guardiani, hanno abusato del loro potere.
A questo punto meglio l'intervento dell'odiata superpotenza, quella che suo nonno chiamava «Grande Satana», gli Stati Uniti. «Se tu fossi un prigioniero cosa faresti? — dice Hossein — Vorresti che qualcuno rompesse la prigione».
Non è la prima volta che Hossein critica la Repubblica Islamica. Già nel 2003, durante una visita all'American Enterprise Institute, auspicò l'intervento americano. E quando tornò in Iran si salvò soltanto grazie all'intervento della vedova del nonno, Batol Saqafi Khomeini. Ne erano seguiti tre anni di silenzio. Ieri la nuova bordata. Proprio nel momento in cui il presidente Ahmadinejad sta ingaggiando un pericoloso braccio di ferro con la comunità internazionale sul programma nucleare, respingendo con rabbia qualsiasi proposta di compromesso.
«Il mio primo atto se andassi al potere? — dice ad Al Arabiya
— Toglierei l'obbligo dello hijab (il velo) per le donne». Il mentore di Hossein è l'ex delfino del nonno, il grande ayatollah Hossein Ali Montazeri, tra i padri della prima Costituzione della Repubblica Islamica del 1979. Trent'anni fa era destinato a succedere a Khomeini. «Solo che alla vigilia della morte, mio padre fu bandito dal potere» ha raccontato il figlio Ahmad. Per le sue idee Montazeri è rimasto agli arresti domiciliari per sei anni. È stato rilasciato tre anni fa.
La città santa di Qom ospita molti religiosi dissidenti, critici verso il radicalismo e la mancanza di rispetto dei diritti umani della Repubblica Islamica. Tra questi il grande ayatollah Yusuf Saanei, tra i primi religiosi musulmani a fondare un sito internet per stare in contatto con i propri seguaci. Ma l'approccio di Hossein Khomeini è il più radicale di tutti, persino degli esiliati che chiedono all'America di favorire una rivolta interna.

Su L'OPINIONE, Stefano Magni documenta l'antisemitismo del regime iraniano:
 
La diplomazia europea, come rivelano anche gli stessi organi di informazione iraniani (tradotti puntualmente da Memri), ha promesso sottobanco garanzie all’Iran sul suo “diritto” a portare a termine il suo programma nucleare, in cambio di promesse (abbastanza vaghe) sul suo utilizzo esclusivo per scopi civili. Si invoca da più parti il “rispetto del diritto internazionale” e delle stesse regole dell’Aiea, per legittimare il programma iraniano. La nazionale dell’Iran sta giocando il suo mondiale, applaudita da milioni di tifosi. Nonostante una manifestazione pro-israeliana in Germania, nessun’autorità ha mai preso seriamente in considerazione l’idea di non far giocare la nazionale iraniana per boicottare (almeno simbolicamente) il regime di Teheran.
Eppure l’atteggiamento permissivo europeo stride, se si tiene conto di una realtà di fondo: quello di Ahmadinejad è un regime dichiaratamente guerrafondaio e antisemita. Lo conferma anche il discorso di Mohammad Ali Ramin, consigliere del presidente iraniano, tenuto di fronte agli studenti dell’Università Gilan il 9 giugno scorso: “Fra gli Ebrei vi sono sempre coloro che hanno ucciso i profeti di Dio e coloro che si sono opposti alla giustizia e alla rettitudine.

Nel corso della storia, questo gruppo religioso ha inflitto i danni peggiori alla razza umana, dato che alcuni, in questo gruppo, hanno complottato contro altre nazioni e gruppi etnici”. Di che complotti si parla? “Storicamente parlando, vi sono molte accuse contro gli Ebrei. Per esempio, si diceva che fossero la fonte di ogni epidemia, come la peste e il tifo”. È vero, ma Ali Ramin dà ragione a queste voci: “Questo perché gli Ebrei sono persone molto sporche (sic!)”. E allude anche a complotti contemporanei, allineandosi con le superstizioni medioevali: “Quando la Rivoluzione Islamica ebbe successo in Iran e attirò molti consensi in tutto il mondo, compresi i Cristiani, scoppiò l’epidemia dell’Aids e la paura si diffuse di nuovo in tutto il mondo. Dopo gli attentati dell’11 settembre, si diffuse l’antrace, che fu eliminato quando gli Stati Uniti invasero l’Afghanistan. Alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, scoppiò l’epidemia della Sars, ma scomparve subito dopo l’invasione”. Persino l’aviaria viene spiegata in termini cospirativi: come un mezzo per sviare l’attenzione dal presunto fallimento della politica statunitense e israeliana in Iraq e nel Medio Oriente. Ma c’è anche una giustificazione storica del nazismo, presentato come una vittima della politica anglo-americana: “Per impedire ai Tedeschi di aumentare il loro potere, gli Inglesi e gli Americani li presentarono come una nazione che bruciava esseri umani”.

E dopo la guerra: “Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, con la cooperazione della Francia, della Russia e della Germania, a causa della loro eredità cristiana e della loro animosità nei confronti degli Ebrei, crearono l’idea di un Olocausto per spaventare gli Ebrei e scacciarli dall’Europa e dall’America”. Non a caso, la conclusione politica di questo ragionamento è semplice: “Finché esiste Israele nella regione, non vi potrà essere pace o sicurezza nel Medio Oriente” e quindi “La risoluzione della questione generata dall’Olocausto si concluderà con la distruzione dello Stato di Israele”. Questa è la cultura ufficiale del regime iraniano: un’odio contro un popolo intero, la sua storia e il suo Stato. È giusto che un regime in cui si ragiona in questi termini e che ha questi obiettivi dichiarati, si possa dotare legittimamente di tecnologie adatte a costruire la bomba atomica?

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