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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione - Ideazione Rassegna Stampa
26.05.2005 Combattere l'antisemitismo accademico
prosegue la campagna del quotidiano

Testata:L'Opinione - Ideazione
Autore: Stefano Magni - Dimitri Buffa - Marta Brachini
Titolo: «Antisemitismo a Torino - "Antisemitismo accademico? Al bando in Italia e in Europa - L’opinione si mobilita contro l’antisemitismo nelle università»
L'OPINIONE di giovedì 26 maggio 2005 pubblica a pagina 4 un'intervista di Stefano Magni ad Augusta Montaruli, presidente del Fuan a Torino, sul clima di intimidazione e prevaricazione instaurato nell'Università di Torino dal Collettivo universitario autonomo.

Ecco il testo:

Aquanto pare, tira ancora una brutta aria all’Università di Torino.
E’ passato un mese dalla contestazione violenta organizzata contro la professoressa Daniela Santus e il suo ospite Eleazar Cohen, viceambasciatore
di Israele in Italia. Non è stato il primo caso, dato che eventi analoghi si
erano verificati, nei mesi precedenti, anche a Pisa e a Firenze. Tuttavia, quello di Torino è diventato un episodio emblematico, soprattutto per
gli strascichi di polemiche e minacce, più o meno esplicite, rivolte alla professoressa Santus, bollata inoltre come "sionista" (evidentemente
un insulto per molti) nelle bacheche universitarie. Autori della contestazione e
delle minacce, a detta della stampa locale e nazionale, sono i ragazzi del Collettivo Universitario Autonomo, i quali tuttora occupano alcuni spazi all’interno dell’ateneo.
"Si tratta di un collettivo di estrema sinistra, non registrato tra le associazioni degli studenti, ma che vuole ugualmente spazi all’interno
dell’università" - ci spiega Augusta Montaruli, presidente torinese del Fuan, la
Destra Universitaria.

Occupano tuttora degli spazi universitari?
Li ‘occupano’ nel vero senso della parola. Gli spazi dovrebbero essere concessi alle associazioni degli studenti e alle liste dei rappresentanti. I regolamenti cambiano a seconda delle Facoltà, ma c’è da dire che quelli del Collettivo
non sono rappresentanti degli studenti: hanno sempre rifiutato, per principio,
di presentarsi nelle liste. Quindi non hanno diritto a questi spazi come rappresentanti. E poi non sono registrati nell’albo delle associazioni
studentesche, non hanno un loro statuto… sono un gruppo di studenti che un bel
giorno ha deciso di occupare due aule e continuano a tenersele.

Usano anche del materiale dell’università?
Usano anche i computer all’interno di Palazzo Nuovo. C’è una postazione che hanno utilizzato per fare i loro volantini. E’ assurdo che dei computer che sono lì per un uso didattico e per lo studio, siano utilizzati da un gruppo per i suoi fini politici. Di queste situazioni ce ne sono state tante. Solo per fare
qualche esempio: un mese fa avevano allestito una cucina, con tanto di bombole a gas, nell’atrio di Palazzo Nuovo. Nello stesso periodo avevano anche invitato un gruppo di Rom E nell’università C'erano gli zingari che giravano per le aule a chiedere soldi agli studenti! Queste cose, non sono proprio all’ordine del giorno, ma quasi. In questi giorni hanno costruito un muro all’interno di Palazzo Nuovo…

Hanno costruito un muro? Ho capito bene?
Sì, un muro di cartone e in parte di mattoni, proprio all’interno dell’ateneo. Per entrare a Palazzo Nuovo ci si deve passare per forza. E tra l’altro non so quante e quali norme di sicurezza siano state seguite per costruirlo. A me non sembra una cosa normale….... Comunque lo hanno costruito come atto polemico,
perché attualmente stanno raccogliendo delle firme per impedire che esponenti
dello Stato di Israele possano parlare all’interno dell’università, proprio in relazione agli eventi di un mese fa.

Ma i professori e le autorità competenti lasciano far tutto?
Non vedo tanti professori che si sono schierati in difesa della professoressa Santus. Sinceramente, ritengo che all’interno dell’Università si sia creato un clima di generale omertà. Perché è forte la paura di ritorsioni. Non è un caso che chiunque si scagli, anche solo a parole, contro gli abusi di
questo collettivo, dà adito inevitabilmente a polemiche. Più volte hanno minacciato o aggredito degli studenti.

Ma questi autonomi hanno molto seguito fra gli studenti?
Non bisogna fare di tutte le erbe un fascio. Il Collettivo Universitario Autonomo è diventato molto visibile, non perché abbia molto seguito, ma perché ha conquistato visibilità. Cosa in cui altre associazioni universitarie
non sono riuscite. Altre associazioni, regolarmente iscritte, con tanto di
statuto e rappresentanti, non ottengono nemmeno le strutture in cui svolgere la propria attività. Questi ragazzi, invece, vuoi perché, forse, hanno raccolto simpatia tra i professori, vuoi perché fanno paura, hanno a loro disposizione
non una, ma ben due aule. Questo mi sembra veramente eccessivo, oltre che ingiusto. Ci vogliono regole quando si assegnano spazi e strumentazione
universitaria.
A pagina 5 l'intervista al senatore Luigi Compagna dell'Udc sulla proposta del quotidiano di togliere i fondi agli atenei che non garantiscono la tolleranza e la libertà di espressione.

Ecco il testo:

"La meritevole proposta de "L’opinione" di togliere i fondi agli atenei che tolleravano episodi di anti semitismo e di discriminazione contro diplomatici israeliani, senza nulla togliere alla vostra iniziativa, fu per la prima volta
presentata nella finanziaria di ormai due anni fa dal sottoscritto, senatore Luigi Compagna, dopo che già si erano verificati episodi analoghi nelle università di Pisa e di Firenze, in particolare io proposi che i soldi che a Pisa dovevano andare alla facoltà di scienze politiche dove si era verificato
uno dei primi fattacci, fossero assegnati a un centro studi giudaico universitario .. erano anche pronti due begli emendamenti alla finanziaria.. poi
però il governo pose la fiducia su un maxi emendamento e non fu possibile nemmeno discutere la mia proposta.. per questo dico che sono d’accordo con voi ma so che tecnicamente una proposta del genere sarà molto difficile da fare
approvare.." A parlare in questi termini con "L’opinione" della proposta del direttore Arturo Diaconale di togliere i fondi alle "università dell’antisemtismo" è proprio il senatore dell’ Udc Luigi Compagna, un repubblicano storico e un liberale che nonostante il partito in cui milita non ha perso lo spirito di un tempo. Compagna è anche il presidente dell’intergruppo
parlamentare Italia - Israele nonché autore della mozione di condanna dell’anti
semitismo accademico che il Senato a discusso ieri e in cui si raccomanda di "sollecitare da parte dei massimi organi della nostra autonomia universitaria (Consiglio Universitario Nazionale e Conferenza dei Rettori) una considerazione meno superficiale delle vicende riconducibili ad antisemitismo e a ogni tipo di discriminazione o interdizione; far rispettare in qualsiasi
sede e occasione universitaria quei valori di libertà irrinunciabili nella vita universitaria, contro intimidazioni o soltanto ipocrisie del tipo di quelle
che hanno visto calpestata, per i diplomatici israeliani, la libertà di esprimersi nei nostri atenei; documentare sul piano internazionale, a cominciare
dalla Conferenza O.S.C.E. di Cordova sui temi dell'antisemitismo, dell'8 e 9 giugno, come si stia operando nel nostro paese per sradicare un antisemitismo accademico, certo non specificamente italiano, ma che in Italia evoca le
peggiori tradizioni della nostra storia civile."

Senatore Compagna, anche lei d’accordo nel colpire al portafoglio università, rettori e docenti che sottovalutino o incoraggino episodi del genere?
D’accordissimo e proprio l’ultimo episodio avvenuto alcuni giorni orsono a Torino è la prova lampante che questa è l’unica maniera per farsi sentire: infatti la risposta del preside e del corpo docente in quel caso apparve molto
ambigua. Dall’inizio della legislatura sono presidente di questo intergruppo parlamentare di amicizia italoisraeliana che è nato come contraltare di chi come
Andreotti invitò Arafat in Italia e lo fece entrare armato in Parlamento, mentre
all’epoca le mie simpatie andavano per chi come Spadolini non volle essere presente nel nostro paese quando questo scempio accadde. Devo dire che mentre fino a una decina di giorni fa la ministra Moratti non mi aveva mai dato segni di vita o di semplice interesse su queste vicende di intolleranza anti israeliana nelle università, che oltretutto hanno una sponda in Europa con
questa sgradevole iniziativa di boicottaggio promossa da
un sindacato di insegnanti britannici, adesso il suo ministero si è finalmente svegliato e anche la decisione di venire oggi in Senato a discutere questa mozione io la interpreto così. Non solo devo dire che la Moratti ha avuto anche molto coraggio nell’intervenire sui due organismi nazionali che portano al responsabilità di risolvere conflitti del genere all’interno degli atenei: cioè il consiglio nazionale e la conferenza dei rettori. E di questo le abbiamo dato
atto. Per questo abbiamo trasformato un atto di controllo parlamentare in una
mozione di indirizzo che vincoli il Parlamento sull’anti semitismo accademico.
Non solo, vogliamo che questo indirizzo venga anche trasferito in sede europea nella conferenza di Cordova dell’Osce (organizzazione sicurezza e cooperazione
in Europa) sull’antisemitismo e ci batteremo per questo fra due settimane.

Pezzana però dice che generiche iniziative politically correct come quelle promosse da Amos Luzzatto presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane che ha fatto firmare un appello contro l’antisemitismo a qualche
centinaio di professori non affronta il vero problema: cioè l’atteggiamento
pregiudizialmente antiisraeliano di studenti, presidi e professori in tanti atenei italiani. Lei che ne pensa?

Penso che da una parte ha ragione, ma dall’altra non ci si debba isolare su posizioni da grilli parlanti. Ciò detto noi a Cordova porremo il problema
dell’anti semitismo accademico e dell’odio contro Israele che ha portato tanti professori europei a firmare documenti di boicottaggio delle università di Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. Tenga presente che il senato italiano ha già approvato una mozione di Del Turco e mio in cui si auspicava che l’Italia a nome di tutta la Ue desse mandato a una università israeliana di Gerusalemme il compito di approvare una sorta di lessico, di codice dell’anti semitismo, cioè delle espressioni che non si possono usare.

Molti giocano sull’equivoco e dicono di essere contro la politica di Israele e giurano che contro gli ebrei non hanno nulla. Come smascherarli?
A parte tutto quelli che manifestano vestiti da kamikaze terroristi
o che teorizzano il non diritto di Israele ad esistere o che scambiano il sionismo, che è l’aspirazione del popolo ebraico ad avere uno stato, con il razzismo già si collocano a pieno titolo tra gli anti semiti. Mascherati, politically correct? Può darsi, ma sempre ostili a chi è di religione ebraica.

Ma colpirli sul portafoglio gli accademici che fanno i cattivi maestri
non è meglio che fare appelli o convegni buonisti?
Non c’è dubbio, la gente quando è minacciata economicamente smette di seguire le
mode deleterie, di scendere in piazza per "Palestina libera, Palestina rossa" e forse, come nel caso di questi professori idioti, italiani ed europei, si accorge che anche le università palestinesi stanno riprendendo il dialogo con quelle israeliane e cercano di mettere al bando i sermoni anti semiti dei loro
imam. Da noi invece l’orologio è rimasto fermo ai periodi più deteriori del terzo mondismo anni ’70.

Chissà forse certi prof fanno così per nostalgia di quando buttavano le molotov ed erano giovani incoscienti sessantottini.
Evidentemente anche il ruolo di cattivi maestri sta loro stretto rispetto alle frustrate ambizioni di cambiare il mondo e abbattere il sistema. Forse possiamo aiutarli decurtando il loro reddito. Magari ritorneranno a essere ragionevoli.
IDEAZIONE pubblica un articolo di Marta Brachini sulla campagna dell'OPINIONE:
A lezione di inciviltà nelle aule universitarie italiane. Sono un preoccupante segnale d’allarme gli episodi di intolleranza antisemita e antisraeliana verificatisi negli atenei di Pisa, Firenze, Torino e Cagliari nell’ultimo anno. Episodi la cui causa diretta non può essere attribuita solamente agli studenti estremisti o "squadristi dell’ultrasinistra" che impediscono l’esercizio della libertà d’espressione, episodi che, nelle parole di Arturo Diaconale, direttore de L’opinione, "sono il risultato preciso e scontato del clima che si vive nelle università e che è determinato, favorito ed alimentato da una classe accademica che ha trasformato il pregiudizio ideologico nello strumento di difesa dei propri privilegi". Per questo motivo c’è chiaramente bisogno di un’azione più forte ed efficace dei pur importanti appelli generici contro l’antisemitismo, indirizzata alle istituzioni che si fanno garanti del diritto di diffondere conoscenza culturale in regime di democrazia nelle strutture universitarie pubbliche. La strada da seguire la indica l’importante iniziativa del quotidiano e "non può essere che quella che tocca i soggetti in questione nei loro interessi più concreti". La proposta è di tagliare i fondi a quelle università che non assicurano "l’agibilità democratica degli atenei ed il pluralismo dell’insegnamento".

Una vera e propria proposta di legge firmata dal giornale delle libertà, impegnato in una seria "campagna di stampa" sul progetto. E così prende forma l’idea di assegnare il 10 per cento dei fondi, elargiti dallo Stato alle Università ormai didatticamente autonome, non più secondo criteri basati sulla quantità iscrizioni, sulla qualità della ricerca o sull’offerta d’occupazione post-laurea, ma seguendo invece un criterio relativo al "grado di democrazia" interna degli atenei. Concretamente – nelle parole di Dimitri Buffa – basterebbe vincolare il Ministero della Ricerca nello stanziamento di risorse facendo entrare nella ripartizione solo le università che garantiscono "pluralismo effettivo per le minoranze religiose, politiche ed etniche" e lottano contro le "discriminazioni di ogni genere". Una legge quadro che inviti anche tutti i rettori, il corpo docente e la rete associazionistica degli studenti a responsabilizzarsi sulle conseguenze politiche, sociali e civili delle scelte, o non scelte, compiute nel corso degli anni accademici. Una legge infine che escluda dal beneficio del finanziamento le università dove si verificano gravi episodi d’intolleranza, spesso passati sotto silenzio o senza che venga preso alcun provvedimento disciplinare o posta in essere denuncia formale di avvenuta discriminazione di fatto. L’appello è rivolto a tutti i parlamentari italiani ed è "trasversale, chiarissimo e senza concessioni al politically correct".

L’opinione prende dunque il comando di una missione alla quale ci si augura si uniscano sempre più giornalisti, professori, esponenti del mondo culturale politico, scientifico, storico, artistico e così via per stimolare una vera e propria mobilitazione in favore della democrazia. Prima di tutto serve un’informazione, completa, obiettiva e oggettiva su quanto avvenuto, che intanto l’Opinione offre in uno speciale sull’antisemitismo dove all’attenzione redazionale si sommano i contributi dei rappresentanti della Comunità ebraica romana, il rabbino capo Riccardo Di Segni e il presidente Leone Paserman, del presidente dell’Ugei (Unione giovani ebrei d’Italia) Tobia Zevi e di uno dei membri più conosciuti delle associazioni di amicizia Italia-Israele, Angelo Pezzana. Insomma se siamo tutti d’accordo con Paserman sul fatto che l’odio antiebraico "coinvolge la coscienza civile di tutti",allora combatterlo è un dovere di tutti.
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