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Il Giornale Rassegna Stampa
13.04.2024 Ma il Paese è unito: la vittoria è necessaria per la sopravvivenza
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 13 aprile 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ma il Paese è unito: la vittoria è necessaria per la sopravvivenza»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 13/04/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Ma il Paese è unito: la vittoria è necessaria per la sopravvivenza".


Fiamma Nirenstein

Manifestazione contro Netanyahu. Ma il paese è unito contro un nemico esterno che ne minaccia l'esistenza. L'attacco continuo al premier israeliano, piuttosto, confonde e distoglie l’Occidente dai veri pericoli

L’allarme per un possibile attacco iraniano non è ufficiale ma nei rifugi si accumulano bottiglie d’acqua; la guerra con Hamas è in corso; a una settimana dalla Pasqua le famiglie preparano un triste tavolo per i rapiti; i ragazzi nell’esercito restano tutti consegnati. Israele non è solo in guerra: è una democrazia appassionata in guerra, e questa passione crea scontro. Ma la storia dello scontro per condannare Israele alla sconfitta a causa di Netanyahu crea confusione. E quindi: nonostante la ormai proverbiale rottura fra gli USA e Israele che avrebbe allontanato Biden dall’America, a fronte delle minacce iraniane gli USA, dice il presidente, sono alleati “corazzate”, di Israele. Ripete anche che concorda sull’eliminazione di Hamas, e che Bibi deve mantenere la promessa di aiuti umanitari per la gente, e non deve entrare a Rafah. Israele risponde: i camion si affollano a centinaia, si aprono i passaggi, dentro Gaza si combatte meno e si apre alla gente la strada per Khan Yunes. Come richiesto. E se Hamas si avventa sugli aiuti umanitari, è colpa sua, come del resto l’ennesimo “no” sugli ostaggi. Ma come si dice sempre che Bibi che non è disposto a dare abbastanza e le famiglie sono contro di lui.

Ma la verità è che le famiglie sono divise: le manifestazioni che chiedono di concedere tutto e subito, hanno come contrappeso quelle che protestano perché il numero dei soldati dentro la striscia è stato diminuito, chiedono di combattere duramente e di non fornire aiuti umanitari. Pensano che solo la pressione militare consentirà un accordo. Ma Sinwar vede che il mondo intero insiste sul suo scopo: un cessate il fuoco definitivo per ricostruire Hamas (Netanyahu ha proposto lunghi cessate il fuoco in cambio dei rapiti, tutti rifiutati) contando sull’ONU e l’UE, Sinwar aspetta che l’ingresso a Rafah sia cancellato: là ha ancora 4 battaglioni. Israele da settimane lavora con gli USA per entrare senza un disastro umanitario. Il PM non è il colpevole protagonista della scelta di Rafah: non c’è un solo membro del Gabinetto e della maggioranza alla Knesset che sia contro. Benny Gantz lo ha ribadito: “Distruggeremo Hamas, andremo a Rafah… se smetti gli antibiotici a metà, di sicuro ti ammali di nuovo”. Si può essere di destra o di sinistra e volere le elezioni per un nuovo PM: niente di male. Ma che la vittoria sia necessaria per la sopravvivenza, in Israele è senso comune. Senza eliminare Hamas, nessuno accetterà, neppure l’Autorità palestinese, di gestire il futuro di Gaza.

Quando Israele distrusse il nucleare iracheno gli USA li condannarono.  Nel ‘67 Lyndon Johnson minacciò: se andate soli, resterete soli. Gli USA hanno le elezioni, Biden fa il proprio gioco. E Bibi non è di sinistra, ha vinto troppe volte, e un conservatore liberal che gestisce le leggi più avanzate per le famiglie LGBT ma piace ai religiosi; ha reso Israele un’avanguardia .. e ha anche portato a casa il peggior disastro possibile, il 7 ottobre. Combatte una guerra lunga, ma avanza, i missili sono cessati, le perdite a Gaza sono contenute dato che 13mila terroristi sono stati eliminati, le tragedie tipo quella della World Central Kitchen capitano… Il Paese ha una gran voglia di recuperare, di vivere, di pace. Lo sforzo è eroico. L’attacco continuo a Netanyahu confonde e distoglie l’Occidente da tappe fatali.   

 

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