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Il Giornale Rassegna Stampa
17.11.2023 Hamas attacca, obiettivo Gerusalemme
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 17 novembre 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Hamas attacca, obiettivo Gerusalemme»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 17/11/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Hamas attacca, obiettivo Gerusalemme".

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Fiamma Nirenstein

Doveva essere un altro attacco atroce, sullo stile del 7 di ottobre, questa era certo l’ispirazione; Hamas aveva programmato una grande giornata di terrore in tutta Gerusalemme. Sulla strada delle gallerie, che si innesta dal Gush Etzion in città tre terroristi armati di fucile hanno ucciso un soldato di vent’anni che ha difeso gli astanti col suo corpo, e ferito altre cinque persone. La strada proviene da Hebron, da Betlemme, si innesta su molte località palestinesi. Quando i soldati al check point hanno fermato la Skoda bianca mascherata con una targa gialla, vistisi smascherati sono saltati fuori e hanno sparato facendo 6 feriti. Una guardia di 20 anni Avraham Tutena è rimasta a terra; mentre ancora si dava la caccia ai tre terroristi, una ragazza di 25 anni, Talia Diker, paramedico dell’esercito, è uscita dalla sua auto avventurandosi per tentare la respirazione artificiale. Ma il gesto generoso è stato vano. Tutena è morto poco all’ospedale. Nel portabagagli dei terroristi si scoprivano mitra, asce, divise israeliane, caricatori sufficienti per una grande strage a Gerusalemme bloccata solo dalla determinazione dei soldati. Secondo il classico martirologio degli shahid, insieme alle armi c’era una riserva di datteri e latte. I terroristi venivano da Hebron, la capitale del terrorismo di Hamas nell’Autorità Palestinese, e uno dei tre, Abdel al-Qadr al-Qawasmi, era il figlio di un famoso capo della stessa organizzazione che aveva fatto centinaia di morti in Israele durante la seconda Intifada, Abdallah al-Qawasmi, eliminato nel 2003. Un’azione carica di simboli per dire alla gente d’Israele: stiamo arrivando anche da voi. La novità consiste non nella ovvia rivendicazione di Hamas, collaterale all’azione di Gaza, ma nel mucchio di armi che denuncia un’ambizione larga e di lunga durata, e nella provenienza geografica. Infatti Jenin è stata la casa madre degli attacchi che si sono succeduti uno dietro l’altro negli ultimi tre anni, non un’equa distribuzione fra Hamas, Jihad Islamica, Brigate di al-Aqsa, e la nuova “Lion Den”, la fossa dei leoni. Solo nell’ultimo mese ci sono stati quattro attentati letali, e prima, lungo il 2021, ‘22, ‘23, l’assedio nelle strade, nei caffe, alle fermate degli autobus ha fatto decine di morti…impossibile elencarli tutti, solo qualche esempio tre morti a Beersheba nel mall, (marzo ‘21), 4 per le strade di Bnei Berak (sempre marzo), tre a Tel Aviv al caffè (aprile ‘22) 7 a Neve Yakov (nel gennaio 23) 3 a Ramot, 2 a Hawara… molti spezzano il cuore come la mamma con due figlie il 7 aprile di quest’anno nella valle del Giordano, l’uccisione del nostro turista italiano nel giugno, l’assassinio di due fratellini di sei e otto anni nel febbraio alla fermata dell’autobus … Il terrorismo del West Bank, è pericoloso come quello di Hamas a Gaza, perché il regista è lo stesso: l’Iran e Khamenei. La sua strategia gli fa affermare che “la chiave della crescita della resistenza che metterà Israele in ginocchio è l’West Bank”. Hossein Salami, il capo delle Guardie rivoluzionarie ha lodato l’”esercito” palestinese dell’West bank, e certo lo seguita a rimpinzare di armi, come Hamas e la Jihad Islamica. Anche tre residenti di Est Gerusalemme arrestati ieri probabilmente fanno parte del disegno. Dal 2005, ultime votazioni, Abu Mazen non ha mai più voluto andare alle urne: gli sarebbe servito solo a misurare la sua debolezza di fronte al vincitore, Hamas. Così, ha cercato di batterlo nel modo più sbagliato, con la concorrenza: invece di rendere solida la sua alleanza militare con Israele l’ha indebolita con una cultura dell’odio che alleva giovani Shahid pronti a passare a Hamas, e ha continuato a conferire ai terroristi stipendi per 170milioni di dollari l’anno. Teheran si è data cura di riempire l’West Bank di armi di tutti i generi, fucili automatici, missili con cui ormai si spara anche dentro la linea verde, droni. Sono queste le armi ritrovate dentro l’auto che doveva dare il via a un altro eccidio. Quando il presidente Biden, in buona fede, parla di “due Stati per due popoli” dovrebbe spiegare chi è l’interlocutore.

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